Cultura

Finalmente qualcuno si è svegliato!…

grammatica italiana apostrofoRoma, 7 febbraio  –  Finalmente qualcuno si è svegliato e ha fatto presente il problema. La notizia era stata già diffusa nei giorni recentemente passati dai principali GR e nella giornata di domenica 5 dai principali TG del Gruppo Mediaset e della Rai ma non ci aspettavamo il risalto che adesso le è stato dato. Che dire sull’argomento, che sarebbe meglio dire “sul problema”? Finalmente ha la rilevanza che gli spetta.
In Italia stiamo combinati…male…non solo nella politica ma anche nella cultura. La cosa ha la sua spiegazione perché, se fosse curata la cultura, la situazione politica, di conseguenza, sarebbe diversa. Una cosa stigmatizza proprio l’articolo de “Il Giornale”, rispetto agli altri servizi, che “questo fenomeno è ascrivibile proprio alla crisi dell’intero sistema formativo, che è il prodotto non solo di scelte politiche, teorie pedagogiche e psicologiche e convinzioni ideologiche di origine sessantottina tendenti a un generale livellamento delle competenze, sempre più tecnicistiche e sempre meno umanistiche, a dispetto della valorizzazione del talento e del merito, ma anche dell’indisturbata «selezione» di un corpo insegnanti che, proveniente da quella selezione, si è dimostrato inadeguato al compito affidatogli.
Oggi è difficile trovare un TG in cui non si passi il tempo ad enumerare gli strafalcioni di natura sintattica, grammaticale e lessicale dei giornalisti e non si può fare a meno di chiedersi se costoro, incaricati di comunicarci le notizie di cronaca e gli approfondimenti vari, che sono la “storiografia del presente”, abbiano frequentato le scuole abilitanti a queste funzioni; scuola media inferiore, innanzi tutto, ginnasio e liceo classico o, tutt’al più, il liceo scientifico. Gli strumenti di lavoro del giornalista non sono la spatola, la cazzuola e la còfana, perché se fossero quelli, non sarebbe venuto fuori un problema di questo genere e qualsiasi strafalcione fatto dai “mezzibusti” dei vari TG, sarebbe stato normale e non degno di nota e di biasimo. Quegli strumenti sono le regole grammaticali, che sono lo strumento della comunicazione e che vengono ignorate totalmente, specialmente quella della formazione dei sostantivi e degli aggettivi dalla desinenza –ismo, da cui abbiamo i sostantivi –ista, e gli aggettivi –istico/a, (è rimasta emblematica la “cultura umanista” del nostro ex presidente del consiglio), le regole sintattiche e soprattutto la tanto famigerata “consecutio temporum” che consente, ancor oggi, a duemila e passa anni di distanza, di definire i tempi di successione degli avvenimenti nella realtà storica.
I cedimenti culturali non si fermano a questi. Alcuni anni or sono, un giornalista scrisse su un “Sorrisi e Canzoni-TV”, “Lo spettacolo-show di Adriano Celentano”. La cosa mi fece ridere benevolmente e mi riportò la mente alla canzone di Carosone, “Tu vuo’ fa’ l’americano”. Che colui che scriveva volesse “fare l’americano”, nessuna obiezione, ma doveva saperlo fare, però.
Questi ed altri fenomeni, stanno a significare quello che nei tempi attuali è stato finalmente denunciato.          
Noi italiani abbiamo il problema e il privilegio insieme di avere la più bella lingua del mondo. Anche altre lingue, per carità!, per noi, straniere, hanno il loro quoziente di bellezza, ma nessuna arriva alle caratteristiche di musicalità del suono e di specificità di significati di quella italiana, senza parlare del leggere come si scrive!
Ora, il fenomeno che è in atto da alcuni decenni, (abbiamo menzionato, a titolo orientativo il ’68, ma il fenomeno presenta avvisaglie anche precedenti), sta distruggendo questi pregi e sta trasformando la lingua… in peggio, ovviamente. Protagonista di tale fenomeno qual’è? Senza alcun dubbio, la mancanza di cultura umanistica.
 La Grammatica Italiana è scomparsa dalle scuole e questo spiega la nascita di quell’obbrobrio lessicale di “in Rai”, al posto di “alla Rai” o “nella Rai”; ma, purtroppo, l’Italia è anche soggetta ad un determinato fenomeno e nessuno ha interesse a correggerla.
La forma classica dello Stato in Luogo in una società è retto dalla preposizione articolata, ma basta che Bruno Vespa dica con sussiego, alla televisione, quel suo obbrobrio di “in Rai”, (che non si capisce da quale grammatica italiana abbia preso), che tutta l’Italia, il giorno successivo, ripeta pedissequamente, “in Rai”; e bastò che la buon’anima di Mike Bongiorno trasformasse il verbo “salutare”, nel senso di “andare a fare una visita di omaggio ad una persona conosciuta”, in “fare un saluto”, che tutta l’Italia, il giorno dopo, ha ripetuto pedissequamente, “vado a fare un saluto…” o, “…ti sono venuto a fare un saluto…”.
Il fenomeno ha due diverse spiegazioni; prioritariamente l’ignoranza o la non conoscenza di una regola non appresa, per cui la distorsione sconosciuta assume aspetto di forma più scelta ma diventa, però segno di poca cultura; secondariamente, la distorsione, ripetuta per sarcasmo “ad libitum”, allo scopo denigratorio o derisorio di chi l’ha pronunciata, assume presto aspetto di consuetudine e “guadagna” la “cittadinanza” lessicale.
Tutta questa nutrita fenomenologia ha distrutto, finalmente se ne sono accorti!, la Lingua Italiana per far nascere quella forma di comunicazione ibrida che va sotto la definizione di “lingua contemporanea” e che è la mescolanza di distorsioni linguistiche, elusioni o deformazioni delle regole grammaticali, eliminazione dell’articolo determinativo, che “personifica” qualsiasi cosa, distorsioni di significati ed espressioni esterofilie, per l’uso indiscriminato della parola inglese o americana, quando la lingua italiana è provvista delle stesse e migliori espressioni,.
Oggi, stando alle notizie della carta stampata e dei TG, potrebbe essere “scoppiata la bomba”. Essa investe tutto l’apparato scolastico formativo delle attuali e nuove generazioni, ma, ATTENZIONE !!!!; non è un problema che si risolve con una dimostrazione di protesta avanti al Parlamento, per ottenere un aumento di stipendio, perché l’aumento di stipendio può aumentare il denaro nella tasca dell’insegnante, ma non la sua cultura e la sua abilitazione professionale.
Questo è un problema che si risolve ripristinando l’istituto scolastico a quello che era sessanta-ottanta anni fa e che usciva dalla riforma di Giovanni Gentile.
Se non facciamo così, esso non si risolverà mai, nonostante le denunce.

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