Spettacolo
Eternamente TOTO’!
Roma, 14 aprile 2017 – Il 15 aprile del ’67 ci lasciava il grande Totò, Antonio de Curtis, il Principe della risata.
Cinquant’anni senza il grande attore napoletano solo però dal punto di vista fisico, perché cinematograficamente parlando, Totò è sempre stato presente per il pubblico ed anche, a morte avvenuta, per la critica.
Ho volutamente scritto “attore” e non semplicemente comico perché questo era Totò, un vero attore, sia di cinema che di teatro.
Una volta, preso dallo sconforto, dichiarò ad un giornalista che su più di cento films solo quattro o cinque li considerava buoni, il resto erano schifezze, che però avevano fruttato una montagna di soldi.
Mal sopportava che quasi tutta la critica lo ignorasse all’uscita delle sue pellicole, tanto che i vari giornali accreditati mandavano dei “vice” a firmare le recensioni e quando gli si presentò un ‘occasione, nell’incontro con un regista e poeta intellettuale qual’era Pier Paolo Pasolini, la prese in esame con molta curiosità.
L’approccio di Totò col poeta-regista fù stuzzicante e si concretizzò nel film “Uccellacci e Uccellini” dove la sensibilità di Pasolini fù tale da concedere all’attore delle improvvisazioni, delle variazioni sul copione che però non incisero sulla narrazione del racconto.
Da questa pellicola il “Principe” riceverà una menzione speciale dal Festival di Cannes nel ’66, per la sua interpretazione, e l’anno successivo il Nastro d’argento come miglior attore protagonista.
Nella pubblicazione dei primi “Racconti di Sport” descrissi come Totò si era avvicinato al mondo delle competizioni agonistiche col film “Totò al Giro d’Italia” del 1948, circondato dai veri protagonisti del ciclismo come Coppi, Bartali, Magni ed altri, tutti stregati dalla verve e dalla spontaneità dell’attore.
La morte lo colse quasi sul set in quanto, fino a due giorni prima, stava girando un film con Nino Manfredi, “Il padre di famiglia”. Il giorno dopo, 14 aprile, non riuscì ad andare sul set perché si sentiva fiacco e si mise a letto avvertendo un formicolio al braccio sinistro; di lì a poco ebbe una crisi coronarica e ben tre infarti gli distrussero il cuore.
Strano destino quello del “Principe” ignorato dalla critica in vita ed osannato poi post-mortem, col pubblico però sempre dalla sua parte come fù dimostrato nel famoso show “Studio Uno” del ’66 al Teatro delle Vittorie di Roma, dove interpretò la scenetta di Pasquale insieme ad un superlativo Mario Castellani, con alla fine più di cinque minuti di applausi. In Televisione un’enormità!
Totò conobbe la miseria che a suo dire era il vero copione della comicità, sostenendo che non si può far ridere se non si conoscono il dolore, la fame e senza aver fatto la guerra con la vita.
Caro Principe, sei stato, oltre che mito popolare, anche un fenomeno culturale, immortale; ancora oggi il ringraziamento alla tua maschera, alla tua comicità ed anche alla tua malinconia, veri e propri stili di vita. Ostrega!