IUC – “Façade” di William Walton con Ian Bostridge diretto da Fabio Maestri
Nonsenso in salsa inglese
Fermento alla IUC con “”Façade”, deliziosa composizione giovanile di William Walton, musicista che ha svettato per tutto il secolo passato nell’agone europeo. Un compositore inglese, ma anche un po’ italiano, visto che appena sposato volle trasferirsi ad Ischia e vi rimase a lungo, lasciando alla sua morte alla moglie Susana l’incarico di curare un giardino magico, La Mortella, che si può ancor oggi visitare a Forio.
Nata nei ruggenti anni ’20, “Façade” , definita dal suo autore “An entertainment“, si basa su alcuni poemetti della poetessa Edith Sitwell, che nel 1918 aveva dato alle stampe l’omonima silloge di squisita e aerea fattura, resa animata da fremiti di dissonanze e di nonsense.
Alla originalità della scrittura poetica, il ventunenne William Walton seppe fare aderire perfettamente la sua ispirazione musicale firmando pagine che raccoglievano in sintesi, tutto lo spirito dei folli Anni Venti, con i diversi orientamenti delle più moderne espressioni compositive, alle quali non era estraneo il gusto per il jazz che in quel periodo sembrava aleggiare come una benefica nuvola sui cieli della composizione europea e soprattutto francese.
Walton scrisse una serie di brevi pezzi per due voci – maschile e femminile – e per un piccolo gruppo di strumenti e li presentò a Londra nel 1923. In sala erano presenti non soltanto i più influenti critici musicali londinesi ma anche celebri scrittori come Virginia Woolf, Evelyn Waugh e Noël Coward. Le reazioni furono estreme: Coward ,ad es., lasciò la sala indignato prima della fine e l’indomani molti giornali definirono “Façade” un’assurdità e una provocazione. Più benevolo fu il Sunday Times, che lo definì “uno scherzo musicale della più bell’acqua”, mentre solo l’autorevolissimo Edward Dent fu totalmente favorevole: secondo lui non si trattava affatto di uno scherzo assurdo, perché “c’è qualcosa di sorprendentemente serio nella poesia di Miss Sitwell e nella musica di Mr Walton”. In definitiva fu un “succès de scandale”, che rese immediatamente celebre l’appena ventunenne Walton. Da allora, il lavoro ha fatto il suo cammino, divenendo anche una sorta di cavallo di battaglia per tenori del Novecento, fra i quali spicca l’inglese Peter Pears.
Oggi, a proporlo alla IUC, (l’Istituzione Universitaria dei Concerti), è stato Ian Bostridge, grande tenore inglese, che per la sensibilità, la raffinatezza e la sottigliezza delle sue interpretazioni, viene considerato l’erede naturale di Pears. Ian Bostridge si è conquistato nel tempo un ruolo di rilievo fra gli interpreti della musica vocale da concerto ed ha alle spalle un curriculum di tutto rispetto avendo cantato alla Royal Opera House Covent Garden di Londra, alla Scala di Milano, all’Opera di Stato di Vienna e in altri grandi teatri, ma in generale egli preferisce la sala da concerto ai teatri d’opera e si esibisce con orchestre quali Berliner Philharmoniker, Wiener Philharmoniker, Chicago Symphony, London Philharmonic, Royal Concertgebouw e New York Philharmonic, sotto la direzione dei più illustri direttori, tra cui Simon Rattle, Riccardo Muti, Mstislav Rostropovich, Daniel Barenboim e Antonio Pappano.
Nell’esecuzione di “Façade”, Ian Bostridge è stato affiancato dal soprano inglese Sophie Daneman, conosciuta soprattutto come interprete della musica barocca che propone regolarmente con alcuni dei direttori più apprezzati in questo repertorio, come Gardiner, Herreweghe e Christie. La Daneman si è dedicata in particolare alle opere di Haendel e di Mozart, da lei interpretate in molti grandi teatri d’Europa e nei principali festival internazionali di musica barocca. I due cantanti si sono esibiti sotto la bacchetta di Fabio Maestri, esperto direttore con una luminosa carriera, che ha dato spazio alla difficile parte strumentale di “Façade” e che, a completamento del programma, ha dato vita con i solisti dell’Ensemble Roma Sinfonietta ad una performance della Sinfonia op. 53 del 1932 di Alfredo Casella, raramente eseguita a causa del suo insolito organico, che prevede quattro strumenti solisti, non facili da mettere insieme. In questo caso il titolo di Sinfonia va inteso nel senso che gli si attribuiva nel ‘600, di composizione cioè per più strumenti.
Alfredo Casella, oggi davvero troppo poco eseguito, il più modernista tra i compositori della cosiddetta generazione dell’Ottanta, propugnava un ritorno alla musica italiana del rinascimento e del barocco, ricreata però con la massima libertà e con spirito moderno.
Due i bis concessi: A room with a view di Noël Coward e la replica di “ Something lies beyond the scene”n. 15 da “Façade” di William Walton.