Politica
L’Alitalia messa in crisi dai politici e dai sindacati
Dopo il referendum svoltosi alcuni giorni fa, la nostra compagnia di bandiera sembra proprio destinata al commissariamento che attiverà le relative procedure per un clamoroso fallimento.
Si tratta di un danno molto rilevante non solo per motivi d’immagine (a chi non fa piacere ammirare i colori della nostra bandiera solcare i cieli dell’Italia e del mondo), ma soprattutto perché sono coinvolti oltre 12.000 dipendenti senza contare quelli dell’indotto.
Nella circostanza, è vero, sono stati adottati tutti i canoni della democrazia, ossia, è stato indetto un referendum tra gli “addetti ai lavori” per approvare o rigettare il piano di risanamento concordato tra gli azionisti ed i sindacati confederali col beneplacito del governo, ma chissà quanti cambierebbero idea se potessero tornare indietro.
Com’è noto è prevalso il “no” e questa decisione non è stata accolta con favore dalla maggioranza dei cittadini per tutta una serie di motivi validi e, sostanzialmente, condivisibili.
Infatti, nell’intero mondo del lavoro è diffuso il convincimento secondo il quale questa categoria di lavoratori è tra quelle più privilegiate e meglio retribuite, nonostante l’Azienda per la quale lavorano perde mediamente un milione di euro al giorno ed ha già accumulato oltre sette miliardi di debiti.
Non è facile trovare i singoli responsabili del disastro economico e sociale anche perché sono stati diversi gli amministratori delegati succedutisi sulla poltrona più alta di quell’importante ponte di comando con governi diversi, per cui si può solo dedurne che chi avrebbe dovuto e potuto controllare non l’ha fatto, col placet di tutti.
A questo punto, però, va sottolineato il fatto che nessuno può “chiamarsi fuori”, perché i vertici dell’Azienda sono sempre stati nominati e mai selezionati attraverso pubblici concorsi per premiare la meritocrazia e le attitudini manageriali.
Ne consegue che sia i politici che i sindacati non potranno mai dire di non essere stati a conoscenza delle gravi difficoltà dell’Azienda, al pari dei personaggi più rappresentativi della categoria.
Di certo c’è soltanto che l’autonomia finanziaria si è ridotta agli sgoccioli e mancano ormai i fondi anche per l’acquisto del carburante per far volare gli aerei.
Nonostante accada sempre più spesso, è veramente assai triste assistere all’agonia di una realtà tra le “eccellenze” del nostro Belpaese.