Serie A. Totti-Day
Il commovente addio di Totti alla Roma finisce con il secondo posto. Il Napoli è terzo nonostante il 4-1 in casa della Samp firmato da Mertens, Insigne, Hamsik e Callejon. Ma la prima pagina è tutta per Totti, il più grande di tutti.
Roma, 28 maggio – Un pomeriggio così è di quelli da ricordare e raccontare ai figli e ai nipoti.
Un pomeriggio di passione giallorossa forte, intensa, vissuta e sofferta e che finisce con Totti, il più grande, che su un pallone scrive il suo addio e lo calcia in Sud. La Roma che saluta Totti nel giorno del suo addio riempie l’Olimpico come nel giorno dello scudetto del 2001 che vinse con lui capitano e soffre come allora. Stavolta vale solo per conquistare il secondo posto e l’accesso diretto alla Champions, più una cinquantina di milioni utili come il pane. Ma bello come quello, perché il Genoa gioca bene, fa il suo dovere, segna due gol regalati dalla difesa giallorossa (Pellegri al 3’ e Lazovic al 78’) che inchiodano la Roma sul 2-2 (per lei reti di Dzeko al 10’ e De Rossi al 74’) fino al 90’, quando l’ex Perotti firma il 3-2 per i romani. Il gol che li porta in Champions direttamente. E poi, come è giusto che sia, esulta.
A quel punto la festa è meravigliosamente esagerata. Emotivamente coinvolgente anche per chi è neutrale e si piange, si ride, ci si abbraccia, si esulta, si canta per Totti, per la Roma e per tutto quello che di giallorosso c’è di più bello al mondo. Per i papà che non ci sono più, per i figli che crescono in questo mito, per Roma e per tutto quello che rappresenta per te che, come Totti, sei cresciuto con questi colori addosso.
L’Olimpico, oggi, è meraviglioso e scusate se per una volta ci siamo fatti prendere la mano. Professionalmente non dovremmo, ma oggi è stato un giorno davvero speciale.
La Roma che verrà non avrà Totti e non avrà Spalletti, si riunirà intorno a Di Francesco e a De Rossi, che dovrebbe rinnovare il contratto per altri due anni ereditando una fascia che merita e che non sarà più quella del mito. Ma di un giocatore pieno di cuore, attaccamento e romanità quanto Totti, che a partita finita fa il giro di campo con musiche meravigliose mentre tutti lo salutano con i cartoncini gialli e rossi con su scritto il suo eternamente numero 10. Lo stesso che c’è sull’enorme maglia stesa al centro del campo. I compagni lo premiano, Pallotta lo abbraccia, lui abbraccia i figli, Ilary e si commuove. E con lui anche noi, che per 25 anni lo abbiamo raccontato. Perché abbiamo iniziato a fare questo mestiere proprio quando lui esordiva in A e insieme a lui abbiamo vissuto i migliori anni della nostra vita. Grazie capitano, di tutte le emozioni che ci hai regalato.
Come oggi, un giorno che hai chiuso parlando a braccio: “Ci siamo, è arrivato il momento. Purtroppo è arrivato e speravo che non arrivasse mai. Questi giorni ho letto tante cose su di me. Belle, bellissime. Ho pianto sempre, tutti i giorni, da solo, come un matto. Venticinque anni non si dimenticano così, con voi che mi avete spinto sempre, soprattutto nei momenti difficili. Per questo voglio ringraziarvi qui, anche se non è facile. Sapete che non sono di tante parole, ma le penso e questi giorni con mia moglie ci siamo messi a tavolino e le ho raccontato un po’ di anni vissuti con questa unica maglia. Insieme abbiamo scritto una lettera per voi. Provo a leggerla. Io starei qui altri venticinque anni. Grazie Roma, grazie a mamma e papà, a mio fratello, ai miei parenti e amici, a mia moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dai saluti perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe. È impossibile raccontare questi venticinque anni in poche frasi, nei quali ho cercato di esprimere tutto attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice. Il mio giocattolo preferito è il pallone, ancora, ma ad un certo punto della vita si diventa grandi. É il tempo che passa, maledetto tempo. È lo stesso che quel 17 giugno del 2001 volevamo passasse in fretta. È lo stesso che oggi mi ha detto di diventare uomo, togliermi i pantaloncini e non correre più sul campo. Mi sono chiesto perché devo svegliarmi da questo sogno. Ma stavolta la realtà dice che è ora di svegliarmi. Voglio dedicare questa lettera a tutti voi. A chi ha tifato per me da bambino e che oggi è padre e ai bambini che oggi cantano Totti-gol. Mi piace pensare che la mia carriera sia per voi una favola da raccontare. Ora è finita davvero, mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste, ma spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura, non è la stessa cosa di tirare in porta. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina e a buttarmi in una nuova avventura e ringrazio tutti, i tifosi, la Curva Sud, un riferimento per i romani e i romanisti. E nascere romani e romanisti è un privilegio e fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarvi con i piedi, ma il mio cuore sarà sempre con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoi che mi ha accolto quando ero un bambino e che lascio adesso che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di avervi dato 28 anni di amore. Vi amo”.