Cronaca

Flash – Messina – Operazione “BETA”: 30 arresti mafiosi di “cosa nostra” – VIDEO

cc ros messina elicottero

Messina, 6 luglio 2017 – Mentre è in corso a Catania l’operazione dei Carabinieri “”Carthago 2” con 26 arresti e 100 perquisizioni, in contemporanea i Carabinieri del  Ros e del Comando Provinciale di Messina con il supporto dei Comandi Provinciali  territorialmente competenti, dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Sicilia e del Nucleo Cinofili, nelle provincie di Messina, Catania, Siracusa, Milano e Torino con l’operazione “Beta”, stanno dando esecuzione ad un provvedimento cautelare, emesso dalla locale Procura Distrettuale, nei confronti di 30 indagati a vario titolo per “associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio e reati in materia di armi”.
I Carabinieri del Ros, diretti dalla Procura Peloritana, hanno accertato,  per la prima volta, la presenza e operatività di  una cellula di “Cosa Nostra” catanese, facente parte della famiglia mafiosa dei Santapaola.
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I Militari dell’Arma hanno documentato  le collusioni con funzionari dell’amministrazione comunale messinese mirate al settore immobiliare e degli appalti pubblici, per l’acquisizione di immobili da adibire successivamente ad alloggi popolari ma anche illeciti interessi nel settore delle scommesse calcistiche, dei giochi on line e delle corse clandestine dei cavalli.
Emerge poi, l’apparente distanza dalle bande armate e collocata all’interno dell’economia reale e delle relazioni socioeconomiche, con agganci in ogni settore della società che conta. Si tratta di una entità capace di teorizzare – come emerge nelle intercettazioni – l’abbandono delle forme criminali violente e del rituale mafioso per gestire società di servizi, controllare in modo diretto appalti su scala nazionale (emergono interessi sulla autostrada SA-RC ed Expo), gestire il gioco illegale e le scommesse della massima serie calcistica, operare attraverso la corruzione e il clientelismo il controllo sull’attività di enti pubblici, attivare informatori e complici presso uffici pubblici (anche presso organi di polizia e uffici della procura). Una struttura criminale che ha sostituito i manager ai padrini e che opera per il profitto col “concorso esterno” delle squadre che sparano: così rovesciando il tradizionale rapporto dei ruoli tra società bene e società violenta rispetto al conseguimento degli scopi associativi mafiosi.
Essa dunque, come emerge dalle investigazioni, risulta essere sovraordinata alle bande armate presenti a Messina, i cui esponenti, ogni qualvolta si imbattono negli interessi della predetta associazione si arrestano, obbedendo. Risulta inoltre singolare la sostituzione del pizzo con altre forme di intervento economico, grazie anche a società che forniscono servizi alle imprese (come le cooperative nel settore dalle forniture alimentari) ovvero gestiscono in subappalto la fornitura di prodotti parasanitari per conto delle ASL.

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