Racconti di sport
Racconti di sport. Mondiali Argentina e le fasce apparentemente invisibili
La strana storia della protesta occulta contro la dittatura durante il Mondiale del ’78 in Argentina.
Roma, 10 luglio – Argentina ’78. È Mundial. Ma questo si svolge in un Paese martoriato dalla dittatura militare (che ha fortemente voluto organizzare l’evento per esaltare se stessa) e dal dramma dei “desaparecidos”, che non cessa neppure durante la manifestazione calcistica. Il mondo non vive ancora i tempi di internet e delle sparizioni dei dissidenti politici in Argentina e, dei conseguenti “voli della morte”, sono in pochi a sapere.
La FIFA, presieduta dal brasiliano Havelange, chiude gli occhi. L’Olanda sa e non vuole andare, ma viene costretta a farlo (e perde la coppa in finale proprio contro i padroni di casa).
Tutti gli altri, noi compresi, sentono solo strane voci su ciò che di terribile accade laggiù e poco più.
Gli argentini dissidenti, per far conoscere al mondo il dramma che stanno vivendo, si inventano così uno stratagemma, oggi svelato dal professore David Forrest dell’Università di Sheffield.
Durante le partite giocate dall’Argentina allo Stadio Monumental di Buenos Aires, alla base dei pali delle porte vennero poste delle fasce nere (ben visibili nella foto dell’esultanza di Kempes posta a corredo dell’articolo).
E a quasi 40 anni da allora, la spiegazione del loro significato è stata data al professore inglese da Ezequel Valentini, un cameriere del “Don Julio”, ristorante del centro di Buenos Aires, che all’epoca dei Mondiali del ’78 era uno degli addetti al campo da gioco.
“Quelle fasce erano un segno di protesta verso la dittatura. Sapevamo che nessun giocatore avrebbe mai indossato la fascia nera al braccio per ricordare i morti e i desaparecidos causati da questa, dunque pensammo a un gesto simbolico che potesse passare apparentemente inavvertito. Dato che non avremmo potuto mettere striscioni o cose del genere, dovevamo fare qualcosa di ben visibile alle telecamere e così ci inventammo le fasce nere alla base dei pali in segno di lutto. Ai militari che ci chiesero il motivo di quei pezzi di stoffa nera legati alla base dei pali, spiegammo che era solo un gesto scaramantico e non fecero una piega”.