Racconti di sport
Racconti di sport- L’angolo di Nacka – GALLERIA FOTOGRAFICA
(foto di Alessio Argentieri)
Breve ricordo di Karl Lennart Skoglund, trait d’union tra il calcio italiano e quello svedese degli anni Cinquanta.
Giovedì 9 Novembre 2017 – Per i bambini dei decenni passati le occasioni di avere un contatto visivo coi propri idoli sportivi erano rare e preziose.
Le andate allo stadio a vedere una partita di calcio della squadra del cuore erano eventi memorabili, a cui resta legata indissolubilmente la memoria di momenti felici regalati da un nonno, un papà, uno zio o magari da una mamma o una zia (in questa rubrica non è la prima volta che celebriamo donne d’altri tempi, orgogliosamente tifose sfegatate quando ciò era ancora una rarità). E bugiardo chi nega l’emozione travolgente della prima volta e del colpo d’occhio sul prato verdissimo, intravisto salendo l’ultimo gradino della scala d’accesso alla curva o alla tribuna. O chi non si intenerisce rievocando le sensazioni tattili, visive e olfattive del primo album di figurine Panini (e qui sono esentati dal commuoversi i bambinoni che a età avanzata ancora fanno la raccolta dei calciatori).
In attesa dello spareggio tra Svezia e Italia per l’accesso alla Coppa del Mondo di calcio del 2018 in Russia, prendiamo spunto dalla memoria di collezionisti di figurine per una breve narrazione che lega a doppio filo il football dei due Paesi.
Nella stagione 1977-78 vigeva ancora la chiusura delle frontiere decisa, dopo la disfatta contro la Corea al mondiale inglese del 1966, per ridare vigore al calcio italiano ritenuto impoverito dall’eccesso di stranieri (fa un po’ ridere pensando alla composizione delle squadre di serie A di oggi, spesso senza neanche un giocatore nostrano; ma andiamo oltre, senza deviare dal percorso narrativo). Di lì a poco, nel 1980, sarebbe stato consentito ad ogni squadra di assoldare un solo giocatore straniero: arrivarono così nel nostro campionato alcuni grandi campioni e degli altrettanto grandi bidoni, la cui rievocazione è la gioia per molti appassionati di pallone (attenzione, la tentazione di un’altra deviazione è fortissima, ma resistiamo, sarà per un’altra volta).
Questa articolata premessa è servita per raccontare la sorpresa, in noi bambini degli anni ’70, di trovare una figurina particolare.
Nelle fila del Lecce, in serie B nella stagione 1977/78, militava un giovanotto dalla chioma e dai baffi biondi, tale Evert Skoglund, la cui presenza risultava esotica e anomala. Molti anni addietro avremmo scoperto che l’onesto giocatore, nato a Milano nel 1953, era uno dei due figli – l’altro è Giorgio, anche lui calciatore a livello giovanile – di Karl Lennart Skoglund (1929-1975), campione svedese protagonista in Italia negli anni Cinquanta e nei primi Sessanta del secolo passato. Nacka (questo era il suo soprannome, dal rione di Stoccolma in cui era nato) guidò l’attacco dell’Inter per un decennio (1950-59, due scudetti vinti), per poi passare alla Sampdoria e infine una stagione al Palermo, prima di ritornare in patria nelle fila dell’Hammarby, squadra con cui aveva debuttato. Nella sua permanenza in Italia Skoglund conobbe e sposò nel 1952 Nuccia Zirilli, poi madre dei suoi due figli, bella ragazza calabrese vincitrice del titolo di Miss della sua regione.
Con la maglia gialloblu della Nazionale svedese Nacka ottenne due risultati di grande onore, il terzo posto al Mondiale in Uruguay del 1950 e la medaglia d’argento a quello in casa del 1958, dove la Svezia cedette in finale al Brasile del giovane Pelè.
Triste è l’epilogo della favola di Skoglund. Dopo il ritorno in Svezia abbandonò definitivamente la famiglia, e ritiratosi dall’attività agonistica fu progressivamente risucchiato nel vortice dell’alcolismo, che ne causò la prematura e solitaria morte per infarto in casa, a soli 46 anni.
Niente è più bello di ciò che arriva inatteso.
Durante una passeggiata estiva a Stoccolma per le vie di Södermalm, l’isola di più meridionale di quelle su cui è sviluppato il centro della capitale svedese, chi scrive giunge in una piazzetta dalla forma irregolare, al centro della quale campeggia un’originale monumento metallico. Ecco il Nackas Hörna (“l’angolo di Nacka”), davanti alla casa di Skoglund, dove è rievocata la sua prodezza, un goal realizzato direttamente su calcio d’angolo, durante la seconda militanza nell’Hammarby. Ma sull’opera d’arte, la statua che fronteggia una porta con palla che si infila sotto al “sette”, ci sono delle scritte anche in italiano, a ricordare il suo forte legame con il nostro Paese.
A breve distanza dall’angolo di Nacka, la Greta Garbos Torg, piazza dedicata alla algida star del cinema, anche lei nata nel modesto quartiere.
Per voi, gentili lettrici e lettori di “www.attualita.it”, la galleria fotografica di questo inaspettato viaggio nella memoria.