Racconti di sport. Il terzo posto
Storia di una squadra che non ha vinto nulla ma che è entrata nel cuore dei tifosi della Roma.
Roma, 10 novembre 2017 – Conti, Peccenini, Rocca, Cordova, Santarini, Batistoni, Negrisolo, Morini, Prati, De Sisti, Spadoni. Allenatore Nils Liedholm, presidente Gaetano Anzalone. E in panchina tre portieri (lo storico Ginulfi, il piccoletto Quintini, il portiere più basso della Serie A e Meola, che era anche odontotecnico), i difensori Liguori, Salvatori e Sandreani (che oggi fa l’opinionista in Tv), gli ancora giovani centrocampisti Di Bartolomei, B.Conti Orazi e Bacci e gli attaccanti Penzo, Curcio, Stefano Pellegrini e Casaroli.
In poche parole: la Roma dello storico terzo posto del campionato 1974-75. Quella dalla maglia più bella di tutte, color rosso vinaccia con girocollo e polsini arancioni, pantaloncini bianchi e calzettoni rossi e dal cuore grande così, perché fatta di uomini veri e attaccati ai propri colori. Uomini che in campo davano anche di più di quello che avevano e che con le loro imprese tornarono a far sognare una tifoseria appassita dagli anni della “Rometta”. Quella Roma la cancellò definitivamente, entrando nel cuore dei suoi tifosi anche perché, in quella stagione, sconfisse la Lazio Campione d’Italia in carica tre volte su tre e sempre per 1-0. In campionato, all’andata, con un gol di De Sisti (che per premio ricevette dai tifosi giallorossi un elmo da antico romano) e quel successo che aprì la serie positiva della squadra (7 vittorie e 1 pareggio) dopo le 7 giornate iniziali da incubo, nelle quali aveva rimediato 4 sconfitte, 2 deludenti pareggi e la sola vittoria casalinga contro l’Ascoli. Con un gol di Pierino “la peste” Prati nel derby di ritorno, con successiva corsa da impazzire di gioia sotto la Sud. Una rete che segnò il tramonto dell’era laziale e la rinascita della Roma. Anche perché Pierino era l’uomo dei sogni per i tifosi giallorossi dell’epoca, tanto è vero che aveva segnato anche nel derby di Coppa Italia giocato a settembre. E con quella rete nella stracittadina di ritorno del campionato ribadì la superiorità della Roma di quella stagione nei confronti dei rivali di sempre. Una Roma che in quei due anni avrebbe meritato di più, soprattutto di avere più fortuna, visto che perse per strada ben tre dei suoi campioni per infortuni anche molto gravi: Peccenini e Rocca (i terzini che potevano essere direttamente traslati in nazionale) alle ginocchia, l’attaccante Spadoni, il 25 gennaio 1976, per uno scontro di gioco con il libero dell’Inter Graziano Bini.
Di quella squadra (e di quella dell’anno successivo, che vediamo nella caricatura unita a questo articolo), è rimasto comunque un ricordo indelebile tra la gente romanista, che proprio in quella stagione ebbe anche il regalo di quell’inno meraviglioso che risuona ancora oggi dagli altoparlanti dell’Olimpico ogni volta che la squadra giallorossa scende in campo: “Roma (non si discute, si ama)”, meglio noto come “Roma Roma”. Un inno nato nel 1974 e pubblicato per la prima volta nel 1975 in un 45 giri sul retro del quale c’era un pezzo intitolato “Derby”, inciso con i suoni e i rumori della Curva Sud durante una stracittadina.
Sì, quella fu davvero una stagione magica per la Roma e per i suoi tifosi.