Spettacolo
Teatro Quirino – ‘Filumena Marturano’ con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses.
La pantera e il monello inesausto.
Un’emozione che si rinnova; ecco quanto offre “Filumena Marturano”, il capolavoro di Eduardo tornato a grande richiesta di scena al teatro Quirino nell’interpretazione registica di Liliana Cavani con due affiatatissimi attori protagonisti, Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses.
Questa edizione di un’opera che frequenta i palcoscenici da tanti decenni, che tradotta in un indimenticabile film aveva visto cimentarsi nella vicenda Sophia Loren e Marcello Mastroianni, è stata presentata qualche stagione fa al Festival di Spoleto, ricevendo grandi accoglienze dal pubblico, affascinato sempre dalla vicenda di Filumena, che vive in primissimo piano all’interno del palco, trasformato dalle scene sintetiche di Raimonda Gaetani, che ha curato anche i costumi molto belli e perfettamente in linea con i personaggi.
L’opera si snoda a partire dalla sobria camera da letto dove Domenico Soriano ha appena scoperto che la donna che credeva di aver sposato in articulo mortis, è in realtà ben viva e pronta a far valere i suoi diritti.
Ritroviamo poi i due nel salotto buono dove è memento la tela di due cavalli che corrono, simbolo della vita di Domenico, signorino benestante che se la spassava fra Londra e Parigi e gli ippodromi meglio frequentati, simbolo di una giovinezza ormai perduta ora che di anni se ne sono accumulati ben cinquantadue.
Filumena, costretta dalla fame a vendersi in un bordello appena diciassettenne, assurge a simbolo di una realtà sociale dolente, sconvolta nei suoi valori dalla guerra, in cui il dramma si consuma soprattutto in quella sua maternità nascosta per difendere tre bambini innocenti, uno dei quali è certamente figlio di Domenico Soriano. Un atto di eroismo come eroico è il suo tentativo di rubare quella serenità e quella vita familiare che sembra le sia preclusa dalla malasorte. Le infinite sfumature emotive del personaggio, nelle scelte espressive di Liliana Cavani diventano rabbia, lotta, determinazione belluine, ma anche tutta la dolcezza di una madre che può finalmente svelare ai figli ormai adulti il proprio ruolo.
Perfettamente nel personaggio, Mariangela D’Abbraccio gioca con le corde vocali come un funambolo per raccontare Filumena, la voce arrochita e rabbiosa, scura, che diventa appassionata e progressivamente tenera quando si rivolge ai figli. E la sua interpretazione è sempre intensa e fortemente caratterizzata.
Del pari, Geppy Gleijeses traccia l’antagonista della pantera/Filumena, aiutato da una gestualità misurata, ma estremamente espressiva, da atteggiamenti del capo e del corpo che delineano una personalità spavalda, si appropria della libertà di sentirsi uomo ancor giovane, pronto a farsi trascinare da una bella ragazza capricciosa in una nuova storia sentimentale, e a rivendicare il diritto maschilista di trattare con sprezzo l’amante che gli ha fatto da governante, da nurse, si direbbe, tanto lascia intuire di un suo spirito monello dedito a passatempi spensierati, ma pronto anche ad appropriarsi di una dignità commossa quando i tre figli di Filumena gli si rivolgono chiamandolo “papà”.
Pur potendosi configurare nel novero degli allestimenti tradizionali, la regia della Cavani scava nella ridda di emozioni che costituiscono il tessuto psicologico che motiva e anima personaggi così scultorei, non trascurando le pennellate più leggere, gli acquarelli che delineano la figura di Mimmo Mignemi, compagno di bagordi dall’accento siciliano, della divertente Nunzia Schiano, la cameriera confidente di casa Soriano manco a dirlo schierata tutta dalla parte di Filumena,
Perfettamente calibrato il resto della compagnia Fabio Pappacena, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Gregorio Maria De Paola e Adriano Falivene.
Di buon gusto le sottolineature musicali di Teho Teardo.