La spiritualità del papa Benedetto XVI
Il cardinale Joseph Ratzinger è stato per 25 anni il più stretto collaboratore di papa Giovanni Paolo II nella guida del Dicastero della Dottrina della Fede. Papa Benedetto XVI è stato eletto durante il secondo giorno del conclave del 2005, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005, precisamente alle 18:07, orario in cui le campane della basilica di San Pietro annunciarono al mondo l’elezione del nuovo Papa. Nel suo primo discorso, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, Papa Benedetto XVI iniziò il suo ministero petrino ricordando il suo amico e predecessore Giovanni Paolo II e si presentò al mondo come un “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”.
Il 27 aprile spiegò, in occasione della sua prima udienza generale in piazza San Pietro, le ragioni della scelta del suo nome: in primo luogo per ricordare la figura di Benedetto XV, il papa che guidò la Chiesa durante il primo conflitto mondiale che seppe affrontare con coraggio e come fautore e profeta di pace; in secondo luogo, il nome fa riferimento a San Benedetto da Norcia, Patriarca del monachesimo occidentale, patrono d’Europa e santo molto venerato in Germania ed, in particolare, in Baviera, sua terra natale. Riferendosi a Benedetto da Norcia, Patrono d’Europa, il papa volle ricordare le radici cristiane del vecchio continente, un tema che l’allora cardinale Joseph Ratzinger trattò poco prima della sua elezione alla cattedra di Pietro. Infatti il primo aprile 2005 ricevette a Subiaco, il premio San Benedetto per la promozione della vita e della famiglia in Europa. Egli in quell’occasione svolse un’approfondita riflessione sulle culture odierne che si contrappongono e sui limiti della filosofia razionalista, la sua relazione si concludeva con queste parole: “Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini, abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia”.
Non era la prima volta che il futuro Benedetto XVI si richiamava al patrono d’Europa: nel 1991 durante un raduno di studenti universitari; nel giugno del 2004 in un discorso pronunciato nel cimitero tedesco di la Cambe nel quale affermò che è incontestabile il ruolo storico della fede cristiana nell’aver dato vita all’Europa, e che anche dopo la seconda guerra mondiale la rinascita dell’Europa ha come radice il cristianesimo e dunque la responsabilità davanti a Dio, tanto più nell’epoca moderna la responsabilità davanti a Dio e il radicamento dei grandi valori e verità della fede cristiana sono le forze irrinunciabili per edificare un’Europa unita, che sia molto più di un blocco economico, ma una comunità roccaforte di diritti, non solo per se stessa ma per tutta l’umanità.
Papa Benedetto, uomo di Dio che sa parlare all’uomo, il più grande teologo del nostro tempo, tutta la sua opera teologica-filosofica la rivolge non solo alla ristretta cerchia degli specialisti, ma a tutti i suoi contemporanei che siano essi credenti o non credenti, anche a uomini privi di una preparazione teologica. I suoi testi sono, quindi, scritti con un linguaggio limpido e chiaro, comprensibile anche ai “non addetti ai lavori”, perché essi scoprano risposte e domande sulla Verità.
Nel momento storico in cui viviamo, pieno di incertezze, di fratture, di “crisi di senso” un papa come Benedetto XVI era necessario, egli infatti ha compreso che non sarebbe bastato che la Chiesa cattolica mantenesse il ruolo di custode fedele della tradizione, era necessario trovare il modo di spiegare al mondo contemporaneo il patrimonio della tradizione, di renderlo accessibile a tutti, solo un intellettuale della sua statura e con la sua profonda comprensione del mondo avrebbe potuto farlo. Le opere di Ratzinger, professore e teologo, sono innanzi tutto la ricerca di una risposta cristiana adeguata alla modernità e alla secolarizzazione, sono anche la prova che nel momento di crisi religiosa che stiamo vivendo, è stato necessario che colui che è stato eletto alla guida visibile della Chiesa , riunisca in sé le qualità di Pastore di anime con quelle di teologo, di intellettuale e di sapiente.
Attraverso la lettura delle sue opere possiamo quindi capire il suo pensiero, ci diventano più chiare le sue scelte e le sue azioni come Pontefice, ma possiamo capire meglio anche noi stessi, come esseri umani sempre più travolti dal modernismo e dal razionalismo, che viviamo in un’atmosfera culturale che ignora la Verità e anche la sua ricerca. La peculiarità degli scritti di Benedetto XVI è che essi non sono mai relegati ad una visione metafisica della realtà, ma poggiano invece su solide basi storiche, risultando più comprensibili a tutti gli uomini, questa attenzione deriva certamente dalla sua formazione teologica, in particolare dallo stretto legame con S. Agostino. e S. Bonaventura, letti sempre con il desiderio di approfondire presso un maestro del passato una problematica del presente, ed anche con la dinamica della Rivelazione della Scrittura. Nei suoi recenti libri da papa: “Gesù di Nazareth” e “L’infanzia di Gesù”, Ratzinger scrive che il metodo storico è una dimensione irrinunciabile, sottolineando lo stretto rapporto tra storia e teologia.
Un famoso giornale chiese a Ratzinger: “Si può davvero amare Dio? L’amore di Dio può essere imposto? L’amore è un sentimento che abbiamo o non abbiamo?”. Papa Benedetto rispose che Dio non si è limitato ad offrirci l’amore, lo ha vissuto lui per primo, un amore che non è solo un sentimento ma che è composto anche da volontà e intelligenza, ad esse si rivolge la parola di Dio perché noi possiamo imparare ad amarlo con tutto il cuore e con tutta l’anima, è un amore che cresce lentamente per poter abbracciare tutte le nostre forze e aprirci la strada per una vita retta. La seconda domanda era “Si può veramente amare il prossimo che ci è estraneo o addirittura antipatico?” Sì, lo possiamo se siamo amici di Dio”, è stata la risposta del papa “Sulla scia dell’amore ci rendiamo sempre più conto che non solo la bellezza ma l’amore salverà il mondo, perché per un atto d’amore Dio perdona tante cose..”
Un papa che rinuncia ha scosso i nostri cuori e le nostre menti, un papa così generoso, semplice, umano, dedito sempre a profondi studi, amante della musica, del bel canto, ci lascia perplessi e credo che lasci un segno indelebile nella storia e anche una profonda ferita nei nostri cuori che lo abbiamo ammirato ed amato come lo amiamo e lo ammiriamo ancora.
In conclusione, un papa che ha assunto la guida della chiesa in un momento molto difficile, sia per le vicende ecclesiali e mondiali degli ultimi anni, sia anche per aver raccolto un’eredità molto pesante, contro cui è stato sempre messo a confronto. …
Siamo sicuri che il mondo lo vorrà ricordare (in quanto Papa) per aver comunque saputo gestire equilibratamente il periodo del suo pontificato, e a chi gli muove la critica di non aver fatto tutto quanto avrebbe potuto, possiamo rispondere che sicuramente il gesto conclusivo del suo pontificato è al contempo grave (come lui stesso l’ha definito) ma importante e rivoluzionario, per cui Egli verrà ricordato non solo per aver guidato la fede cattolica negli ultimi trenta anni, e per le tante opere sagge ed importanti che ha fatto, ma con tale gesto sconvolgente ed al contempo responsabile verrà ricordato positivamente anche e soprattutto per ciò che non ha fatto ….
Preghiamo per la salute del Santo Padre e rimaniamo sempre uniti in preghiera!