Tematiche etico-sociali

Onore agli Eroi della Patria Enea Codotto e Luigi Maronese!

Un lettore colto e arguto dell’ “ATTUALITA.it'”, che si firma Dag, ha voluto scrivere questo pensiero a commento di un recente articolo della nostra “Galleria di Eroi” che ……. da qualche tempo sto curando d’intesa con il Direttore Veltri: “”Grazie per quella che in definitiva, é una notizia. Questi argomenti sono ormai negletti. La tendenza (o trend, come si dice oggi) é quella di favorire le visioni pragmatiche o lassiste della realtà nel timore di suscitare critiche e derisione da parte del “nuovo che avanza” verso il nulla. A cosa serve ricordare un Caduto? Questa é la domanda che si pongono i rinnovatori della retorica e quanti anche su questi temi assumono posizioni di prudente, carrieristico disimpegno. Chi é morto é morto; quasi un comodo: chi ha dato ha dato! Di fronte ai Caduti per la Patria e per le legittime istituzioni ogni giudizio di valore dovrebbe essere sospeso per rispettoso omaggio alla loro memoria. Onoriamo allora i nostri caduti e fingiamo che il ritardato riconoscimento sia, come usava un tempo, da attribuire… alle poste“”.

…. “”Grazie per quella che in definitiva, é una notizia. Questi argomenti sono ormai negletti. La tendenza (o trend, come si dice oggi) é quella di favorire le visioni pragmatiche o lassiste della realtà nel timore di suscitare critiche e derisione da parte del “nuovo che avanza” verso il nulla. A cosa serve ricordare un Caduto? Questa é la domanda che si pongono i rinnovatori della retorica e quanti anche su questi temi assumono posizioni di prudente, carrieristico disimpegno. Chi é morto é morto; quasi un comodo: chi ha dato ha dato! Di fronte ai Caduti per la Patria e per le legittime istituzioni ogni giudizio di valore dovrebbe essere sospeso per rispettoso omaggio alla loro memoria. Onoriamo allora i nostri caduti e fingiamo che il ritardato riconoscimento sia, come usava un tempo, da attribuire… alle poste””. Alcuni lettori, sull’argomento, affermano che è “Beato quel popolo che non ha bisogno di Eroi…”, dalla frase del grande Bertoldt Brecht; altri, ancora, sostengono che certe commemorazioni appartengono più alla retorica che alla volontà di trarre insegnamenti da quegli anni…, e questo perché, quelle commemorazioni, possono assumere l’atmosfera dell’ennesimo funerale di Stato, con l’odore dei fiori disfatti che li accomuna alla morte; quindi, come in un funerale, finita la cerimonia, spente le luci, terminati i discorsi, la gente torna al suo “tragico quotidiano” e tutto è dimenticato fino alla prossima commemorazione, quasi a voler dire che l’ Italia  piange i suoi morti in difesa dello Stato con… lacrime di coccodrillo! Sarà forse così, però con i più diciamo che quel sovramondo ideale, riferito agli Eroi della Patria, rappresenta, soprattutto oggi grazie alla miseria miseranda della politica e alla minore presenza di quei valori tradizionali sintetizzati nel meraviglioso trinomio che ha per vertice Dio e per pilastri incrollabili la Patria e la Famiglia, la nostra migliore comune memoria storica. E ancora  Loro, gli Eroi della Patria, che hanno pagato con la vita la difesa dello Stato con la forza non di idee (spesso furbe) ma di ideali, cui va aggiunto leonino coraggio ed indiscussa schiena dritta scevra da fognanti compromessi, ma soprattutto senso del dovere e lealtà al Giuramento, costituiscono ancor più eredità nobile e bene etico prezioso per un’intera Nazione, come anche viatico di coraggio, adamantino esempio e lezione di civiltà  per i più giovani. La loro morte, proprio per questo, non dev’essere considerata vana e, quindi, è doveroso scriverne! Tornando ai nostro racconto, questa volta percorriamo insieme, idealmente, nella bella Città di Padova, “Lungargine Codotto e Maronese”. Da molto tempo il Comune vi ha creato una bella pista ciclabile e da jogging, con impianto di illuminazione pubblica a luce gialla, percorsa ogni giorno, nelle belle giornate anche invernali, da tanti padovani, giovani e meno giovani; si incontrano, poi, quei due alti pioppi, proprio dove si è verificata la tragedia, con un monumento in pietra semplicissimo, con le fotografie di due militari in uniforme, con i loro  nomi, Enea Codotto e Luigi Maronese, ed una data, 5 febbraio 1981. Proprio in quel sito si tiene l’ annuale, semplice cerimonia di commemorazione, alla presenza dei Parenti dei Caduti, di Autorità e colleghi. Ancora oggi, quanti percorrono quel luogo, rallentano e guardano quelle due foto abbassando il tono della voce, certamente la più bella forma di rispetto per due grandi Soldati della Legge che continuano a vivere nella memoria dei Padovani, dei Veneti, come di tutte le genti di Nord-Est ma, soprattutto, nel commosso ricordo dei Carabinieri, sia di vecchia, sia di nuova generazione, che ci piace denominare, come in uso tra i Fratelli Alpini della nobile Terra Veneta, in rapporti di antica, affettuosa colleganza con l’Arma, “i Veci e i Bocia!”. É la sera del 5 febbraio 1981, una classica serata invernale patavina, fredda e limpida, quando due militari del Nucleo Radiomobile di Padova iniziano il loro servizio a bordo dell’autoradio “Eden 8”. Sono giorni difficili, con una cappa pesante sulla Città per fatti di terrorismo, giorni che ancora oggi vengono ricordati. L’equipaggio è costituito dall’Appuntato Enea Codotto e dal Carabiniere Luigi Maronese. Il Capo equipaggio è un graduato di spiccate qualità professionali; qualche tempo prima, nei pressi di Bibione, in provincia di Venezia, ha sventato da solo una rapina in una gioielleria, ferendo un bandito che all’intimazione di fermarsi gli ha sparato contro, fortunatamente senza colpirlo, per cui è stato promosso Appuntato per “Benemerenze d’Istituto”; Luigi Maronese, l’autista, più giovane di età, è considerato un brillante Carabiniere, peraltro prossimo al matrimonio. Verso le 21,30, la “Eden 8″ percorre il lungargine Ziani, un lungo camminamento parallelo al canale Scaricatore, nei pressi del quartiere della Guizza, quando il Capo equipaggio nota sull’altra sponda un movimento sospetto, per cui ordina al collega di raggiungere ponte Quattro Martiri per effettuare il controllo, avvisando la Centrale Operativa che allerta altra autoradio per supporto. L’Alfetta imbocca così lo sterrato, lentamente, illuminando con il faro brandeggiabile la riva del canale. Questa la scena: due uomini nell’ acqua tentano di occultarsi tra il canneto; Codotto intima loro di fermarsi ma, per tutta risposta, viene esplosa una raffica di arma automatica che centra l’autoradio e ferisce entrambi i militari che balzano a terra e replicano al fuoco, Maronese con la pistola 92″S” e Codotto con una raffica di M12. Una terza persona, con muta da sub indossata, risale intanto – non vista – l’argine impugnando una pistola di grosso calibro e, raggiunti i due feriti, spara ancora sui loro corpi, fuggendo subito dopo, sebbene a sua volta colpito ad una gamba dall’arma di Codotto. Quando l’altro equipaggio giunge sul posto, purtroppo tardi, non può che constatare il decesso dei Colleghi ai quali sono state tolte le armi d’ordinanza. Quindi l’allarme, che si propaga per la Città, rimbalzando, come avveniva allora, nei maledetti anni di piombo, rapidissimo, amaro, disperato e furioso ovunque, nella Provincia, nel Veneto, nel Nord Est come in tutta Italia. Sul posto sono rinvenuti due borsoni pieni di armi, munizioni ed esplosivo. La pista dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), gruppo terroristico di estrema destra, è subito seguita. Sempre a Padova, poco dopo le 23, al centralino della Croce Rossa giunge la chiamata di un barista del centro storico, che avverte che poco prima sono entrati nel suo locale due soggetti molto strani, con vestiti bagnati, uno dei quali probabilmente ferito, che si sono improvvisamente allontanati dopo aver detto di voler consumare qualcosa. Il responsabile della Croce Rossa, già al corrente del cruento conflitto a fuoco, informa le Centrali Operative di Carabinieri e Questura che inviano  pattuglie sul posto. Seguendo le tracce di sangue che dal bar attraversano i portici ci si accorge che conducono ad un androne della vicina via Cesare Battisti. Fatta irruzione in un appartamento, vengono sorprese due persone, una di loro è Valerio “Giusva” Fioravanti, elemento di spicco dei NAR, ferito ad una gamba, che si arrende subito unitamente al complice. Gli altri terroristi, tra i quali la tristemente nota “Pasionaria” Francesca Mambro, si sono però dileguati. Lungargine Scaricatore, oggi, si chiama “Lungargine Codotto e Maronese”. Il 5 febbraio 2004, a Padova, si è svolta in via Rismondo la cerimonia d’intitolazione della nuova Caserma, sede del Comando Provinciale, ed oggi anche del Comando di Legione, ai due Eroi della Patria insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla Memoria”, con la presenza della cara mamma di Enea Codotto e del fratello di Luigi Maronese, unitamente ad Autorità civili, militari e religiose, scolaresche e popolazione.

Back to top button
SKIN:
STICKY