Onore a Te, Emanuele Basile, la tua morte non è stata vana!
Il Capitano Emanuele Basile morì il 4 maggio 1980 a Monreale (Pa), ucciso da Cosa Nostra mentre ritornava a casa con la moglie Silvana e con la figlia Barbara di appena due anni, tenuta tra le sue braccia, dopo aver assistito alla festa del Santissimo Crocifisso.
Tra l’altro, aveva proseguito le indagini che stava svolgendo il Capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano, quando venne assassinato; la sua morte fu evento che tanto sconvolse Paolo Borsellino per rapporti professionali, di stima e di amicizia oltremodo intensi. In sua memoria, ricorderemo il 23 maggio prossimo la strage di Capaci e la morte di Giovanni Falcone nel ventunesimo anniversario di quella tragedia, cui si aggiunge l’uccisione del Giudice Borsellino, a 57 giorni di distanza; poi, avvicinandosi a fine estate anche il 31° anniversario della morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, si riaccende la ricordanza di tanti e tanti altri Servitori dello Stato immolatisi per il più alto ideale di Giustizia e Civiltà sul Fronte del Dovere. Nel gennaio 1979 la mafia uccise il Commissario Boris Giuliano; a settembre fu la volta del Procuratore della Repubblica Cesare Terranova; il 1980 si aprì con l’omicidio del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, cui seguì a maggio quello di Emanuele Basile e, ad agosto, l’assassinio del Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, Gaetano Costa. A seguire, lo sconcerto per l’assoluzione, il 13 marzo 1983, degli assassini di Emanuele Basile, cui fece seguito, il 13 giugno, la morte oltremodo emblematica, attesa la tempistica da rituale tanto cara alla mafia, del Suo immediato successore nel comando della Compagnia di Monreale, il coraggioso e valoroso Capitano Mario D’Aleo, neanche trentenne ed in procinto di sposarsi, che aveva continuato nelle stesse difficili indagini del collega. Nel 1988, il 25 settembre, fu la volta del Presidente di Corte di Appello Antonino Saetta, trucidato con il figlio Stefano, responsabile, secondo le logiche di cupola, di aver esemplarmente condannato i mafiosi che in primo grado erano stati scandalosamente assolti per la morte di Basile. E ciò avvenne appena nove giorni dopo il deposito della citata sentenza di condanna! Continuando questa cronaca di morte, il 4 aprile 1992 cadde in un agguato l’indimenticato Maresciallo dei Carabinieri Giuliano Guazzelli, ottimo conoscitore delle organizzazioni criminali dell’agrigentino e validissimo collaboratore del Procuratore Borsellino. Taranto, la Città di Emanuele Basile, dove il Suo ricordo è ancora molto vivo come anche nella Provincia, soprattutto per la presenza della venerata Mamma, della moglie, della figlia Barbara, dei fratelli e degli amici di gioventù. Su Viale Virgilio, poi, nei giardini pubblici adiacenti al Comando Provinciale dell’Arma, si trova un busto in bronzo posto anni addietro, in Suo onore, da parte della Civica Amministrazione, per cui, passandovi davanti, è possibile rivolgergli idealmente un pensiero ammirato. Quello stesso busto, nel 2000, fu oggetto di vile profanazione da parte della criminalità mafiosa salentina che, a scopo simbolico, per reazione all’attività pressante svolta nei sui confronti dall’Arma, vi collocò un potente ordigno fortunatamente non esploso. La figlia di Emanuele, Barbara, nel tempo, aveva maturato una sorta di ritrosia, per motivi umanamente comprensibili, a presenziare a cerimonie commemorative organizzate dall’Arma e va detto che, con l’aiuto della Mamma, riuscì a superare tale atteggiamento, anche in considerazione che da lassù, Chi le voleva veramente bene, avrebbe apprezzato un diverso atteggiamento. E ciò avvenne in occasione dell’ inaugurazione della neo istituita Compagnia di Massafra, nel 1999, allorché Barbara accettò di partecipare, quale “Madrina”, alla cerimonia che prevedeva anche l’intitolazione della Caserma al suo eroico Padre. Quanta commozione quando, alla presenza di Autorità, Associazioni Combattentistiche e d’Arma ma, soprattutto, di scolaresche e tantissima gente convenuta da Taranto e provincia, Barbara, con a fianco la cara Nonna e l’adorata Mamma, sciolse il drappo tricolore, che volle baciare, posto a provvisoria copertura della lapide marmorea con il nome, la foto e la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile concessa nel 1982 al suo grande Papà. Tutto questo mentre tra la commozione generale la Banda dell’Arma iniziava ad intonare le note della “Fedelissima”. Onore a Te, Emanuele, valoroso Combattente tra i più valorosi figli della nostra migliore amata Italia! Sappi che Tu non sei morto invano mentre, per la società civile, quanti Ti hanno vigliaccamente ucciso, è come se non avessero mai vissuto, perché indegni della Vita, che è dono di Dio!