Padre “Bepi” Berton, l’Apostolo missionario dei bambini soldato
“”Grazie Bepi per tutto quello che mi hai insegnato e trasmesso, in particolare il “mal d’Africa!”
Mi ricordo che mi dicesti, quando venni a farti visita nella tua lontana missione: “preferisco morire da vivo che vivere da morto… continuo il mio lavoro fra la mia gente…” e così è stato. Con sincero affetto e riconoscenza….”” Con queste belle parole un mio Amico friulano, residente a Padova, Mario Benedetto Tabacchi, mi ha partecipato i suoi sentimenti per Padre Giuseppe “Bepi” Berton, missionario saveriano, morto 81enne, il 25 giugno scorso, a Parma. Da quel che ho ricevuto in posta elettronica, apprendiamo che Padre “Bepi”, apostolo dei bambini soldato in Sierra Leon, era un infaticabile missionario che sosteneva che “..l’importante è donarsi e avere fiducia nella Provvidenza, in Dio..”, paradigma di una vita intessuta di episodi che hanno dell’incredibile, tanto che si potrebbe scrivere che è morto un Santo, come anche un Combattente della Fede, come ancora un Eroe positivo dei nostri drammatici tempi. Il ricordo di Padre “Bepi”, nelle parole di Stefano Berton, suo fratello, anch’egli missionario saveriano e già Cappellano Militare a Vicenza: “”Gli ultimi vent’anni li ha dedicati al recupero dei ragazzi-soldato, in Sierra Leone. Ha fondato anche una associazione, “Family Homes Movement”, dove accoglieva i ragazzi che recuperava dalla guerriglia. Lo stesso Esercito e la Polizia sapevano che mio fratello dirigeva a Lakka, alla periferia di Freetown, questo centro di recupero e quando catturavano questi ragazzi glieli portavano, e lui se li teneva e dopo li sistemava presso famiglie per aiutarli a ricostruirsi una famiglia e un avvenire. I bambini per lui erano tutto! La sua era una propensione naturale, una missione di vita. Aveva un carattere allegro, sapeva scherzare, giocare… Lui amava stare con i ragazzi e dare speranza. Lui, grazie ad aiuti, aveva anche trasformato un Centro per il turismo in un centro di recupero per i ragazzi. Lui aveva sempre detto di voler morire e rimanere là, e invece i superiori lo hanno richiamato perché sarebbe stato impossibile curarlo. Però, qualche giorno fa, con alcuni amici africani, abbiamo rivissuto quei momenti ed ho detto di portare pazienza: noi, come Saveriani, dobbiamo essere seppelliti dove “cadiamo”. Quindi, sarà sepolto in Italia; ma non abbiate paura, abbiate pazienza: vedrete, ritornerà in Africa””. Grazie, Mario Tabacchi, che ci hai fatto conoscere Padre “Bepi”, davvero un Uomo di Dio al servizio degli Ultimi, certamente un Apostolo della carità cristiana vissuta, praticata e sofferta;proprio una persona libera nel suo immenso cuore!