Politica

Egitto, assalto alle sedi del governo. Licenza di sparare su manifestanti

Manifestazioni in EgittoIl Cairo – Sempre altissima la tensione in Egitto all’indomani della violenta repressione della polizia contro i manifestanti pro-Morsi.

Secondo l’ultimo bilancio fornito dalle autorità, negli sgomberi delle piazze al Cairo e negli scontri scoppiati in tutto il Paese, hanno perso la vita, ieri, 638 persone. Il cuore simbolico è piazza Rabaa, sgomberata dalla polizia, e definita da Gehad El-Haddad, portavoce dei Fratelli Musulmani “la nostra Tian an Men”. Barricate sono comparse a Ebeid Street, davanti alla moschea di al-Iman. Il governo ha annunciato di aver dato alle forze di sicurezza “licenza di sparare su chi attacca luoghi pubblici”. Ma a notte fonda, dopo un’altra giornata di violenze, la Fratellanza ha annunciato un “venerdì della collera”: dopo la preghiera, da tutte le moschee del Cairo partiranno cortei che si dirigeranno verso piazza Ramsete. Il Cairo è una città assediata, con i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi che, ispirati da una sorta di strategia di guerriglia urbana, hanno attaccato a sorpresa punti diversi della capitale: a Giza, alle porte del Cairo, i manifestanti hanno appiccato le fiamme alla sede del governatorato. Poi gli scontri con i “residenti”, come vengono definiti dai media di Stato gli attivisti anti-Morsi che da ieri presidiano le strade armati di bastoni e machete. Ad Alessandria il bilancio più grave, con almeno quattro morti, dopo il corteo organizzato dai Fratelli musulmani. Nel Nord Sinai attacchi contro checkpoint e circoli dei militari da parte di uomini armati hanno lasciato sul campo sette vittime tra le forze dell’ordine. Resta alta la preoccupazione tra i cristiani copti, con 22 attacchi in 24 ore contro i luoghi di culto: il premier Hasem el Beblawi ha assicurato che il suo governo “proteggerà le chiese”. Su richiesta di Francia, Gran Bretagna e Australia, in nottata si è riunito a porte chiuse il Consiglio di sicurezza dell’Onu che ha sollecitato le parti a porre fine alle violenze e a esercitare “la massima moderazione”, auspicando progressi verso la “riconciliazione nazionale”. Le violenze delle ultime 48 ore sono state severamente condannate dal presidente statunitense Barack Obama che ha annunciato l’interruzione delle esercitazioni militari congiunte, seguito poi dal suo ministro della Difesa Chuck Hagel secondo cui “la violenza mette a rischio le relazioni militari” tra i due Paesi. Il dipartimento di Stato ha diffuso una nota di allerta per i viaggi dei cittadini americani, invitandoli a lasciare il Paese e a non recarvisi. Prese di posizione cui il governo del Cairo ha replicato sostenendo che “non sono fondate sui fatti” e che incoraggiano i gruppi violenti nel momento in cui l’Egitto fronteggia “atti terroristici”. Il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha stigmatizzato una repressione “brutale, inaccettabile, non scusabile”, e espressioni di preoccupazione sono arrivate dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania. E sul governo provvisorio è caduta ufficialmente la tegola Mohamed El Baradei: il vicepresidente ad interim, premio Nobel per la Pace, ha messo le proprie dimissioni sul tavolo del presidente Adly Mansour che è stato costretto ad accettarle.

fonte repubblica.it

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