Il Marchese del Grillo….insegna….
La situazione è di quelle più delicate e, contemporaneamente, più intricate.
La decadenza di Berlusconi da Senatore, significa crisi di Governo; per il mantenimento di Berlusconi nella funzione di Senatore, tutto il PD si oppone, ma Berlusconi non ha intenzione di darsi per vinto. “La legge è uguale per tutti”, sta scritto nei Tribunali sopra il seggio dei Presidenti, ma non è così. E la Giustizia, obiettivamente, nemmeno lo è, e i casi che lo dimostrano sono tanti e si apprendono tutti i giorni. Siamo nel campo dell’umano e non dell’assoluto e, ce lo insegna la storia, niente è mai stato perfetto e niente è mai stato assoluto, ed è sempre prevalsa la massima, “ogni regola ha la sua eccezione” o “l’eccezione che conferma la regola”. Lo stesso Churchill soleva dichiarare che “la democrazia non è perfetta, ma nessuno è riuscito ad inventare niente di meglio”.Quindi, non legalizzare l’illegalità come sistema di amministrazione o di professione, ma certamente bisogna rendersi conto che è impossibile, utopistico addirittura, pretendere l’applicazione di un legalismo o di un rigorismo assoluti, quando, da qualsiasi parte lo prendiamo, dobbiamo ammettere che tutto questo sistema è fradicio e marcio per cui, per quanto si predichi, nessuno è nella posizione di poter “scagliare la prima pietra” sull’altro. Berlusconi non è il primo caso del genere e non sarà certamente l’ultimo perché la selezione dei candidati, in questo sistema, è tale che se questo non vede la corruttibilità nel candidato, non lo lascia andare avanti. Casi potrebbero esserne citati a bizzeffe e non è questa la sede più adatta per denunciare un fenomeno molto antico ma è la sede, comunque, per “leggere” il fenomeno attraverso la “chiave di lettura” indicataci dal Maestro Monicelli, che ce lo ha ridotto nella commedia di costume “Il Marchese del Grillo” in cui “fotografa” profeticamente la situazione oggi esistente e fornisce la risposta agli interrogativi che essa pone. L’episodio più significativo cui ci riferiamo, è quello del torto fatto da Onofrio, Marchese del Grillo, noto per i suoi scherzi, al povero ebanista giudeo Aronne Piperno. L’ebanista ha fatto un lavoro a casa del nobile romano e questi, dopo averlo gratificato del suo apprezzamento, straccia il conto e si rifiuta di pagarlo perché, ancora “incazzato” in quanto i suoi avi hanno messo sulla croce Gesù Cristo, lo congeda in malo modo. Quindi, dà disposizione ai suoi avvocati di corrompere tutti i Giudici per poter fronteggiare la situazione. L’azione legale ha luogo e il Presidente del Tribunale, sotto lo sguardo sorridente, cinico e tronfio del Marchese, pronuncia, nel nome di Dio, la sentenza di colpevolezza del povero Aronne, interdetto ed esterrefatto, che non sa più che cosa pensare, e, facendosi il segno della croce, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, lo condanna alla gogna. In un momento successivo, tutte le Basiliche di Roma cominciano a suonare le campane allo stesso orario come in occasione della morte del Papa. Al Papa, Pio VII, la cosa non sfugge e, per saperne di più, convoca i curati di tutte le basiliche interessate e riceve da tutti la medesima risposta. Una persona sconosciuta ha dato loro disposizione di suonare a distesa le campane a quell’ora precisa ed ha pagato questo servizio con una lauta offerta. Il Papa, supponendo di aver capito, convoca Onofrio del Grillo al quale chiede spiegazioni. “Ma non è uno scherzo, Santità” risponde il Marchese.“Come non è uno scherzo”, contesta il Pontefice, “Che sò, forse, morto io?” “No”, risponde sicuro il nobile, “ma è morto qualcuno molto più importante della Santità Vostra…Vedete Santità, è morta la Giustizia”. Al che, il Papa, lo mette di fronte alle responsabilità che un atto del genere comporta, l’arresto e il carcere e, a questo punto, il nobile romano non si scompone: “Sono dispostissimo, Santità ad assoggettarmi alla punizione che mi merito purché sia in compagnia dei Monsignori Cavia, Canza e Revattina, e i Cardinali Fioravanti e Pucci, dei Presidenti di prima istanza, Cattaneo, e di seconda istanza Ronconi….”, fin quando il Papa ferma questo fiume in piena di nomi e cariche ecclesiastiche.“E basta!……e fra poco me ce metti pure tutto il Sacro Collegio?” “Eh!….troppi ce ne sò…..” dichiara il Marchese del Grillo, al che il Papa lo prende a braccetto e gli dice con molta calma: “Ricordati, figliolo, che la giustizia non è di questo mondo, ma di quell’altro; e noi apparteniamo a questo”.