Dossier choc dei militari USA sui rischi dell’acqua contaminata a Napoli!
Dall’inchiesta pubblicata nell’ultimo numero de “L’Espresso” sul rapporto della Marina Usa sui rifiuti che avvelenano acqua, terra e aria…
… della Campania e sull’ impatto epidemiologico dell’ abbandono illegale di rifiuti nel territorio delle province di Napoli e Caserta, arriva un nuovo grave allarme sull’emergenza ambientale nella Terra dei Fuochi e nelle altre zone di quella Regione. Per sapere se il Governo sia a conoscenza della questione posta dall’inchiesta e se voglia verificare se quanto riportato corrisponda al vero, l’On. Ermete Realacci, storico leader di Legambiente ed oggi Presidente della Commissione Ambiente della Camera, ha giustamente presentato un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente, al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Salute e dell’Interno chiedendo “quali azioni urgentissime vogliano implementare a tutela della salute pubblica e dell’ambiente e se non intendano dichiarare le province di Napoli e Caserta siti da bonificare di interesse nazionale, assumendo le iniziative necessarie per pervenire al risarcimento del danno ambientale da parte dei responsabili dei fenomeni di smaltimento illegale di rifiuti”. Realacci aggiunge: “L’azione di contrasto alle ecomafie e all’illegalità da parte delle istituzioni va rafforzata ed è necessario ricostituire subito la Commissione Bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (più nota come Commissione Parlamentare Ecomafie), proposta già approvata alla Camera e ora ferma (chissà perché) in Senato, e quindi introdurre i reati ambientali nel nostro Codice Penale”.
Bene, chiariamo: come mai Napoli è diventata la vergogna d’Europa? Che cosa ha portato a formare una montagna di spazzatura illegale gestita dalle ecomafie che è alta addirittura il doppio dell’Everest? La risposta non può che essere: responsabilità diffuse, politici, imprenditori, camorristi, malaffare e carenza di controlli. Sappiamo che sono stati spesi otto miliardi di euro in 10 anni per quell’emergenza, una massa di denaro su cui la politica ha speculato senza risolvere nulla, ma facendo guadagnare una delle più grandi aziende d’Europa, la Camorra. E perché le discariche della Campania sono piene? Semplice: la colpa è anche del Nord, le cui aziende hanno infatti per decenni sversato in Campania i loro rifiuti obbligando gli agricoltori a trasformare i frutteti in ricettacoli di rifiuti anche tossici, spesso “tombati” nei campi.
In particolare, poi, sappiamo che nessuna Regione d’Italia può considerarsi fuori dalle rotte del traffico illecito di rifiuti, sia urbani che speciali. Se fino a qualche anno fa, si diceva, e certamente a ragione, che la Campania ed in genere le Regioni meridionali erano le tappe ultime dei traffici illeciti, oggi si può affermare che si è di fronte ad un fenomeno dalle dimensioni nazionali e transnazionali, registrandosi anche rotte che dal nord-ovest vanno al nord-est, che dal nord arrivano al centro e anche quelle che dal sud portano al nord, con la nascita di veri e propri cartelli di trafficanti che operano sia a livello regionale che interregionale come anche all’estero.
I tanti traffici che ruotano attorno al ciclo dei rifiuti evidenziano il ruolo chiave svolto dai centri di stoccaggio, circostanza sconosciuta ai non addetti ai lavori. Questi siti intermedi, nati per facilitare le attività di recupero, si sono trasformati in un vero e proprio serbatoio di illegalità; i predetti centri, oltre a presentare spesso un’impiantistica inidonea per eseguire quei trattamenti per i quali sono stati autorizzati, sono siti dove si procede con disinvoltura sia ad attività di miscelazione predisponendo certificati analitici falsi, sia con la copertura di funzionari pubblici corrotti, che rendono praticamente nulle le possibilità di un controllo preventivo di natura amministrativa. Chiariamo anche che non è la sola criminalità organizzata ad operare in modo illegale; esistono anche società commerciali che hanno come “ragione sociale” proprio la gestione illecita di rifiuti, soprattutto di origine industriale. Affrontando, più in generale, il tema delle organizzazioni criminali, va rilevato che anche il settore degli appalti relativi al ciclo dei rifiuti registra le medesime criticità riscontrate per la materia degli appalti in generale. Si assiste, con sempre maggiore frequenza, alla costituzione di associazioni temporanee di imprese, con capigruppo di importanti dimensioni, per struttura e capitale, in grado di aggiudicarsi gli appalti, cui associano piccole imprese del luogo, solitamente vicine alla compagine mafiosa locale, preferibilmente provenienti dal settore del movimento-terra.
Concludendo, bene fa la politica ad allarmarsi, ma meglio farebbe a cambiare finalmente registro con una radicale inversione di tendenza che imponga per linee guida del proprio operare quel meraviglioso trinomio che ha per vertice la morale e per pilastri incrollabili la competenza e il senso dello Stato. Affermando ciò, ci accorgiamo, purtroppo, di sognare… ben conoscendo l’interessata inconcludenza di amministrazioni e apparati votati al suicidiario nulla!
Quale tristezza per gli Italiani onesti costretti ancora per quanto a sopportare? Perché la politica dei modesti non sa cogliere i segnali che pervengono da vari ambiti di una base popolare sconvolta e arrabbiata?
Sullo specifico argomento dei rifiuti in Campania ci siamo intrattenuti più volte su questa testata attualità.it, ed in ultimo il 19 settembre scorso, con l’articolo dal titolo: “Rifiuti tossici in Campania? Vicenda ben nota!”. Sì, proprio una vicenda ben nota!