Per il contrasto al crimine in Italia: ridere o piangere?
Su “il Fatto Quotidiano” del 2 gennaio leggiamo ..
… l’articolo:”Al confronto B. era un dilettante”, di Bruno Tinti, già Magistrato, esperto di reati economici.
“Ma allora non era solo B.(erlusconi) a volere la distruzione della legalità e della giustizia in Italia. Anche questi non scherzano. Hanno già ridisegnato il calendario carcerario: 1 anno di prigione vale 5 mesi e mezzo; hanno già stabilito che gli ultimi 4 anni di galera non contano. Adesso sono pronti a chiudere il cerchio. In galera non ci si va anche se condannati; ok, questa è fatta. Però c’è sempre il rischio…della barbarie della carcerazione preventiva. Fino adesso, il Pm chiede e il Gip decide. Ma scherziamo: uno solo non basta, ce ne vanno 3.
Solo che bisogna averli tutti questi magistrati…
Se lo sono dimenticato che il processo penale italiano dura in media 8 anni, che ci va una riforma, che siamo la vergogna dell’Europa? E dove li prendiamo questi giudici catturatori? I quali, attenzione, poi non possono più occuparsi del delinquente, arrestato o no che sia: si sono già espressi, non sono imparziali!!
Ci bastano appena 23 giudici per ogni arrestato: 1 Pm, 3 Gip per decidere sulla cattura, 3 Giudici del Tribunale della Libertà, 5 di Cassazione per il ricorso al Tribunale della Libertà, 3 Giudici del Tribunale di primo grado, 3 Giudici d’appello, 5 Giudici di Cassazione per la sentenza definitiva..“.
Bene, anzi male se non malissimo! Così si affrontano i problemi della Giustizia anche se il tutto sarebbe finalizzato a svuotare le carceri prossime ad esplodere?
Senza essere raffinati giuristi, sappiamo che ci sono riforme a costo zero, ne abbiamo già scritto, che produrrebbero immediatamente effetti positivi di enorme portata per dare Giustizia, giammai per eluderla, come si continua a fare.
E questo per contrastare il montare sia della delinquenza dei colletti bianchi, sia di quella organizzata e non, soprattutto in considerazione della gravissima crisi economica e l’espansione di fenomeni usurari.
Tutti gli Italiani sanno che nell’industria del crimine l’Italia è tra i Paesi leader! Pensate quale primato lusinghiero.
Ci fosse un partito in Parlamento che tuonasse sull’argomento!
L’economia criminale, in Italia, vale infatti 170,5 miliardi di euro all’anno; una montagna di soldi che oltre ad essere creata attraverso una serie di attività illegali spesso viene riversata sul mercato finendo così per inquinarlo.
I 170,5 miliardi prodotti dalle mafie corrispondono al Pil annuo di una Regione come il Lazio e si stima che il danno erariale prodotto si aggiri attorno ai 75 miliardi di euro.
E che dire della corruzione? Ricordiamo che dal rapporto del 2012 di Transparency International si rileva che l’Italia, come scritto su altro nostro articolo recente, è situata al 72° posto nel mondo, cioè dietro a Stati come Ghana, Botwsana, Bhutan e Ruanda. Con noi, in eguale posizione, la Bosnia, mentre precediamo di un solo punto la Tunisia.
E’ indubbio che il fattore deterrenza al crimine, nella nostra Italia, continua ad essere una chimera e tale stato di cose permane anche a seguito del varo della Legge anticorruzione varata dal Governo Monti che, in un certo senso, su taluni aspetti, ha indebolito il quadro normativo.
Non sappiamo proprio come si possano commentare cose del genere; mancano le parole.
Ridere o piangere?