Cultura

Edoardo Alessi, martire della Resistenza ma Eroe dimenticato

Alcuni passaggi tratti dal libro “Un Eroe valdostano” ricordati dal coautore

In occasione della celebrazione dell’anniversario della Liberazione, voglio citare alcune righe tratte dalla biografia di Edoardo Alessi, Ten. Col. dei Reali Carabinieri, M.A.V.M. – nato ad  Aosta il 4.3.1897 e assassinato a Colombera di Sondrio il 26.4.1945.

Un Eroe dell’Arma,  protagonista nella I^ e nella II^ guerra mondiale per quindi cadere, martire della Resistenza.

Ritengo doveroso scriverne, in primis in sua memoria e poi per portare la testimonianza che alla Liberazione non può e non deve attribuirsi un solo colore….
Edoardo, nato in una famiglia benestante, nonostante gli agi sentì il dovere, non ancora diciottenne, di partire volontario per la 1^ guerra mondiale. Prima soldato e poi S.Ten. dei Granatieri, alla sua prima missione al confine italo/austriaco in data 1.9.1916 rimase gravemente ferito da una bomba ma nonostante le lesioni si rialzò e riprese il comando della sezione incitando i suoi uomini all’attacco di una postazione nemica galvanizzandoli e riuscendo così nella conquista dell’avamposto. L’azione gli valse la sua prima medaglia di bronzo al Valor Militare. L’anno dopo, siamo nel 1917, rimase nuovamente ferito al fronte dallo scoppio di una bomba a mano riportando lesioni multiple.

Il 15.1.1920 transitò nell’Arma dei Carabinieri col grado di Tenente ed iniziò a peregrinare per l’Italia lasciando bei ricordi tra la gente che ebbe l’onore di conoscerlo, dalla Sardegna al Trentino, dalla Liguria alla Lombardia.
Dal 4.5.1936 al 18.7.1938 venne inviato in Africa Orientale dove conobbe realtà estreme di cui fece tesoro per il suo futuro.
Nel 1939, mentre comandava il Gruppo esterno di Genova non esitò a rappresentare ai comandi militari la manifesta contrarietà dei genovesi all’entrata in guerra dell’Italia e qualche “greca d’ufficio” osò definirlo un soldato dallo scarso patriottismo (!).
Ma a Roma, il Comando Generale che invece ben conosceva il valore di Alessi, lo inviò a Tarquinia dove si stava costituendo il 1′ Battaglione Carabinieri Paracadutisti.

Con i grado di Maggiore, gli venne affidato quel Comando il 26.8.1940 in sostituzione del Ten.Col. Bruto Bixio Bersanetti infortunatosi durante la preparazione aviolancistica. Fu in tale incarico che ebbe modo con i suoi uomini di scrivere la prima pagina eroica del paracadutismo Italiano. In Africa le cose non andavano bene per le truppe dell’Asse, siamo nel luglio 1941, e come sappiamo fummo costretti al ritiro sotto gli attacchi delle forze Inglesi.
Il Battaglione del Magg. Alessi venne così inviato in quella zona di guerra. Il Generale Rommel in persona ordinò ad Alessi di attestarsi con il suo Reparto nella zona di Eluet el Asel a cavallo del bivio ove confluiscono le piste di Chaulan ed el Mechili-Martuba con il compito di resistere ad oltranza agli Inglesi per consentire la ritirata delle nostre Divisioni “Trieste”, “Ariete”, “Pavia”, “Trento” e “Bologna”. Ebbene, alle prime ore dell’alba del 19 dicembre 1941 i 400 uomini del Battaglione del Maggiore Alessi, rafforzato da 8 cannoni anticarro 47/32, azionati da personale dell’8° Reggimento Bersaglieri e coadiuvati da una ventina di paracadutisti libici  subirono il massiccio attacco da parte di preponderanti forze Inglesi, munite di mezzi blindati e meglio equipaggiati in tutto. Il caposaldo resistette e consentì la ritirata delle nostre Divisioni. L’aspra battaglia decimò però il Battaglione, si registrarono 31 caduti, 37 feriti e 251 dispersi.
Radio Londra il 28.12.1941, così commentò il gesto dei nostri uomini :”I Carabinieri si sono battuti come leoni, mai i reparti inglesi avevano incontrato in Africa una così accanita resistenza”.
Il Battaglione, decimato, venne sciolto.

Quell’eroico episodio è però valso alla Bandiera dell’Arma una di quelle 5 medaglie d’Argento al Valor Militare, cui è insignita, concessa il 14.6.1964.

La gloriosa vita di Edoardo Alessi non terminò con quell’eroica azione…

Il 10 marzo 1942 rientra in Italia ed il 13 dello stesso mese cessa di essere mobilitato per lo scioglimento definitivo del 1° Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti. Alessi avrebbe voluto rimanere tra i suoi uomini ma nell’organico delle Sezioni istituite presso le Divisioni “Folgore” e “Nembo” ove sono confluiti, con funzioni di polizia militare i reduci del suo Battaglione, non sono previsti incarichi per un ufficiale dei Carabinieri con il suo grado.
Il 12.4.1942 gli viene così affidato il comando del Gruppo CC di Sondrio.

Giunge l’8 settembre….. il comandante Alessi rimane al suo posto, così come i suoi comandanti di Stazione a tutela della popolazione e del patrimonio industriale della Valtellina.  ………../ …/

I nazifascisti dopo i rastrellamenti gli affidavano disertori, ebrei e dissidenti destinati alla deportazione in Germania, ma l’uomo, il Carabiniere Alessi, anziché tenerli rinchiusi nelle celle della caserma, li rifocilla e con la complicità di altri militari e partigiani li fa espatriare e rifugiare nella vicina Svizzera.
Questa condotta non collaborazionista provocò la sua denuncia al tribunale fascista col conseguente mandato di arresto che lo costrinse, a sua volta, a rifugiarsi in Svizzera. Fuga che rese furenti i fascisti che decidono di incriminarlo. Il Tribunale Straordinario di Sondrio genera così un procedimento nei suoi confronti che terminerà con la sua condanna in contumacia a 30 anni.

Dalla Svizzera continuò la corrispondenza con l’esercito partigiano e il 5.2.1945 rientró in Patria per assumere il comando della 1^ Divisione Alpina Valtellina che riuniva tutte le formazioni partigiane di diversa estrazione politica (ricordiamo le “Garibaldi”, “Matteotti”, “giustizia e libertà”, “verdi”), coalizzandoli nel comune obiettivo della liberazione della Nazione dall’oppressore nazifascista. Non importava l’orientamento politico, tutti combattevano per il medesimo fine. In quella lotta di liberazione assunse il nome di “Marcello”.
È davvero doveroso citare il grande esempio di “Democrazia” che il fedele monarchico Alessi diede nel momento in cui assunse il comando della Divisione dalle parole del comandante partigiano “Emilio” avv. Teresio Gola citate nel 1965 nel ventennale della Resistenza e della sua morte:”(..) “…Marcello fu veramente un uomo leale e di sicura formazione democratica. Lo dimostrò con la risposta data, nel febbraio 1945 quando noi comandanti fuorilegge ci riunimmo per eleggere il comandante di tutte le formazioni di Valtellina e di Val Chiavenna, a quello di noi che fu poi, subito dopo la liberazione, il primo questore politico di Sondrio. Egli gli chiese –e certo la domanda era insidiosa- come si sarebbe comportato, a cose finite, di fronte al problema istituzionale, lui che era un ufficiale dei Carabinieri. La risposta di Marcello fu immediata: “Piemontese e colonnello dei carabinieri reali (e calcò la voce su questo aggettivo), io voterò per la monarchia. Ma se la maggioranza del Popolo Italiano vorrà invece la repubblica, io servirò la repubblica colla stessa fedeltà colla quale ho sempre servito il mio Re”. Quale esempio e testimonianza migliore di Democrazia in tempi in cui tale parola era ancora da molti sconosciuta?
Alessi intraprese allora con il suo fedele attendente Adriano Cometti, S.Ten. dell’Aeronautica Militare la sua missione continuando a tenere uniti i partigiani ed operare in sintonia tra loro.
All’alba della Liberazione però, durante un rastrellamento di camice nere venne accerchiato ed ucciso assieme al Cometti.
Alessi riposa nel cimitero di Sondrio e dal 2000 anche la fedele compagna Vincenzina Scorza, deceduta nel maggio di quell’anno, riposa accanto al suo Uomo. Grande donna Vincenzina, condivise la breve vita del suo compagno e gli rimase fedele tutta la vita. Ogni anno saliva da Milano per commemorarlo nell’anniversario della morte.
Alla memoria di Edoardo Alessi è stata concessa la medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Subito dopo l’armistizio incoraggiò ed organizzò la  resistenza patriottica della Valtellina. Chiamato in riunione ufficiale delle Autorità della R.S.I. a formulare diverso e contrario giuramento, con franco ed esemplare ardire e con belle e nobili parole, si rifiutò di mancare alla  fede giurata. Strettamente sorvegliato ed in procinto di venire deportato riuscì a riparare in  Svizzera, sempre mantenendo contatti con l’organizzazione da lui creata. Rientrato in Italia con retto apprezzamento del dovere assunse il comando  delle  formazioni  partigiane  della Valtellina, animandole d’alto spirito, potenziandole militarmente, conducendole ad ardite azioni e dando sempre, nel pericolo, sicuro  esempio di coraggio e  di decisione. Dirittura, capacità, abnegazione e valore procurarono  al suo nome larga e duratura fama  in tutta la   valle. Nell’esercizio della sua azione, di comando, accompagnato da un solo dipendente, fu  aggredito da un forte reparto. Accettata animosamente l’impari lotta, cadde all’alba della liberazione, fronte al nemico e nel nome dell’Italia”. (Colombera di Sondrio 26.Aprile.1945). “

Questo non è che un breve riassunto della gloriosa vita di un eroe dell’Arma che, unitamente alla consorte ha rispettato il motto “usi obbedir tacendo e tacendo morir”.

Con il collega Michele Maurino abbiamo ritenuto giusto e doveroso ricercare notizie, documenti e testimonianze di quest’uomo le cui gesta non possono che rendere orgogliosi chi, come noi, ha indossato ed ancora veste quella stessa uniforme, fieri di essere Carabinieri!
Onori al Ten.Col. dei Carabinieri Reali M.A.V.M. Edoardo Alessi.
Orgoglioso il mio pensiero ad un eroe dimenticato, figlio dell’Italia più bella!


dal libro: “Un Eroe Valdostano”

ulteriori informazioni: Pietro Buttiglieri – pitjove@libero.it

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