Il Cile: i sudamericani “cattivi” guidati da un “Guerriero” e un “Niño”
“La Roja” è guidata dal c.t. argentino Sampaoli e storicamente è una selezione dalla grinta invidiabile: in Brasile a guidarla ci sarà la stella Alexis Sanchez e qualche “italiano”.
A volte è sorprendente, ma neanche troppo forse, constatare come il calcio di una nazione, il tipo di gioco, rispecchi tutti i vari volti di un popolo e della sua storia. I cileni sono, per forza di cose, una popolazione abituata alla durezza che abitare sopra la linea di una faglia, in una delle zone a più alto rischio sismico del paese, e una durissima dittatura di circa ventisette anni ti dona. Calcisticamente sono dei sudamericani atipici, lontani dal calcio sfavillante e tecnico di Brasile e Argentina su tutti, lontani anche dai risultati raggiunti da Seleçao e Albiceleste sia in competizioni continentali che mondiali. Il Cile è infatti, insieme a Ecuador e Venezuela, una delle tre nazionali sudamericane a non aver mai vinto la Coppa America. In generale potremmo dire che il palmarès della nazionale cilena è tristemente vuoto nonostante sia affiliata alla Fifa ben dal 1912. La storia del Cile è legata soprattutto a catastrofi,partite “maschie” e strani intrecci politici. Nel 1962 ospitò il Mondiale nonostante solo due anni prima uno dei peggiori terremoti che la storia contemporanea ricordi distrusse metà del paese: i cileni ricostruirono tutto e arrivarono terzi nella competizione, sconfitti dal Brasile di Garrincha. La competizione passò alla storia per la famosa “Battaglia di Santiago”, una partita dal nervosismo a livelli critici contro l’Italia: alcuni giornali italiani descrissero il Cile come un paese allo sbando e i giocatori de “la Roja” pensarono bene di vendicarsi come potevano.
Nel 1974 si qualifica al Mondiale di Germania a causa del forfait dell’URSS nel disputare la partita di ritorno dei playoff all’Estadio Nacional di Santiago del Cile: lo stadio era stato trasformato da Pinochet in un campo di concentramento dove stanziare i nemici politici.Il Cile vinse a tavolino quella gara giocandola ugualmente in maniera simbolica,senza avversari in campo.
Il c.t. Sampaoli eredita una squadra a cui l’ex tecnico Marcelo Bielsa aveva dato un’identità precisa: attaccare. Nel 2010 grazie anche all’esperienza de “el Loco” Bielsa il Cile sorprese molti riuscendo però ad arrivare solo agli Ottavi di finale. Molti dei ragazzi chiamati da Sampaoli erano anche in Sudafrica.
Tra i pali sicuro del posto Claudio Bravo, Real Sociedad, supportato da un probabile terzetto difensivo composto da Medel,Rojas e Mena. A centrocampo spazio agli italiani Isla e alla stella incontrastata Arturo Vidal, vero idolo dei tifosi cileni: è lui il “guerriero” (come lo chiamano in patria) a cui unire l’estro di Jorge Valdivia e l’atletismo di Carmona, Atalanta. Davanti si punterà sulla velocità del “Niño maravilla” e di Edu Vargas, ancora di proprietà del Napoli ma parcheggiato a Valencia: pronto a subentrare un’altra conoscenza del calcio nostrano ovvero Pinilla, punta del Cagliari.
Probabilmente, nonostante in passato calciatori come Zamorano e Salas abbiano vestito la casacca “roja” , per la prima volta il Cile si affaccia ad un Mondiale con la possibilità di dare fastidio a molti,partendo da Olanda e Spagna subito avversarie nel girone B.
Al di là della tecnica,della tattica e della fortuna “la Roja” può contare su una tradizione di combattenti grazie alla quale potrebbe raggiungere traguardi mai immaginati.
Il Cile è inserito nel Gruppo B con Spagna, Olanda, e Australia
Per il programma, vedi “Mondiali Brasile 2014. Calendario, tabellone, gironi, sedi e fusi orari“