Roma, 3 ottobre 2018 – La premessa al libro “La Fiamma nel cuore” è un inno all’attaccamento al dovere che si riallaccia al motto dell’Arma gloriosa: “Usi obbedir tacendo e tacendo morir” ed anche al Vate d’Italia Gabriel Ariel d’Annunzio, che in memoria della morte del Capitano dei CCRR Vittorio Bellipanni il16 giugno 1916, pronunciò le seguenti parole: “…è l’Arma della fedeltà immobile e dell’abnegazione silenziosa….”. Questa la linea morale e d’azione del Luogotenente Ettore Bertato, da me ben conosciuto ed apprezzato quale Comandante del Nucleo Radiomobile di Padova, per la sua grande operatività e per le sue belle doti umane, nel periodo in cui ebbi l’onore di Comandare la Regione Carabinieri “Veneto”, negli anni 2006/09.
Scrive Bertato nella premessa: “L’Arma dei Carabinieri sia sempre presente nelle famiglie e non venga vista come nemica, ma possa essere punto di riferimento non solamente in caso di bisogno, dato che è a disposizione del cittadino anche per un semplice consiglio, o una parola di conforto….”.
Il libro di Bertato, complesso nei contenuti e ben articolato, si sviluppa partendo dalla nascita dell’Arma dei Carabinieri Reali, con notizie storiche sulle origini, alle considerazioni sul fatto che Carabiniere non si diventa. “Mio padre Franco e mia madre Elsa raccontano ancor oggi che fin da bambino desideravo diventare un Carabiniere. Era una grandissima aspirazione e lo facevo presente molto spesso, ma nessuno ci faceva caso più di tanto perché ero troppo piccolo e avrei potuto cambiare idea durante la crescita. Non fu così….”
Il racconto continua per poi svilupparsi nelle articolate vicende del Luogotenente, partendo dal primo impatto con Bassano del Grappa andando avanti con le prime indagini di PG e difficili interventi……quali: Indagini sul traffico di stupefacenti….; Un arresto scomodo..; Primo servizio alla Radiomobile…; Terroristi in campeggio…; Il sequestro di persona a Bassano del Grappa..; Il sacrificio dei colleghi caduti (gli Eroi di Terra Veneta Enea Codotto e Luigi Maronese)..;Il Bronx in via Anelli (PD)..; Una perquisizione a un appartenente ex banda Maniero…; Mai vista tanta droga…” “…Le investigazioni non nascono per caso: ognuna è a sé, sia un delitto o una semplice contravvenzione. Non è mai stato facile investigare, ma devo ammettere che personalmente mi sono sempre buttato a capofitto in ogni intervento eseguito. Tuttavia in diverse occasioni, per chiudere perfettamente le ricerche e ricomporre il mosaico senza tralasciare nulla, ho avuto bisogno anche degli informatori…. E qui il ricordo di una persona di Pergine Valsugana (dove comandò la Stazione – nda). Persona nata e cresciuta in quel Comune, grandissimo conoscitore del territorio e delle persone che lo abitavano. Una mattina mi chiamarono dall’Ospedale Santa Chiara di Trento per avvisarmi che quella persona era stato ricoverata d’urgenza perché il suo cuore, quel cuore che lo aveva sempre distinto dagli altri, si era messo a fare i capricci… Aveva detto di salutarmi….””
Il libro si conclude con interessanti Appendici, utili sia per gli attuali Carabinieri operativi sia per quelli in congedo, come me, per ricordare…. Appendice 1: Atti di polizia giudiziaria e amministrativi: Ricorso alla contestata violazione al C.d.S.; Verbale di denuncia querela; Verbale di arresto. Appendice 2: Cos’è la droga e quali conseguenze ha sul corpo umano. Appendice 3: Album di fotografie, con cari ricordi..
Sin qui le memorie del grande Combattente della Legalità Ettore Bertato.
Ora alcune considerazioni personali riferite a tutta l’Arma e che trovano spunto nel suo pensiero…
Il Veneto, a me sconosciuto per servizio prima dell’arrivo, per aver svolto, non per mia volontà, attività ovviamente territoriale e non d’ufficio a Roma e nel sud d’Italia, mi affascinò subito, per cui, avendo più volte visitato i 7 Comandi Provinciali, le 34 Compagnie e le oltre 270 Stazioni, ebbi modo di conoscere bene tutti gli oltre 5.500 Carabinieri e quindi di giudicarli come era doveroso… Quei Militi, per i quali gli eventi con cui quotidianamente si confrontavano, inerenti alle loro mansioni, erano molteplici e delicati, andando dalla gestione della normalità della vita civile, nel proprio contesto di lavoro, alla partecipazione ai servizi esterni di pattuglia, o al servizio in Caserma, per prendere le denunce e fornire consigli alla gente sovente di un piccolo sperduto paese. Dovevano, poi, all’occorrenza, essere in grado di confrontarsi con la violenza della strada, le rapine, gli omicidi e le sparatorie, vedere morti e feriti, trovarsi davanti a donne e bambini abusati, partecipare a scontri violenti con delinquenti da arrestare, spesso ubriachi e drogati, sia di giorno che di notte, in zone isolate e lontane; e lui, il Carabiniere, solo con il Collega di pattuglia, erano entrambi consapevoli della difficoltà di poter ottenere manforte (al riguardo numerosi furono i miei interventi di sostegno per la lotta in particolare alla criminalità straniera già insediatasi).
Quei bravi Soldati della Legge, quindi, in virtù di tutto questo, dovevano tenersi pronti ad intervenire in ogni momento, pur percependo un continuo senso di pericolo proveniente da un nemico invisibile e sconosciuto, offrendo comunque garanzie alla richiesta di sacrificio da parte della società sempre più esigente e intollerante, ma avvertendo però nel loro animo che la minaccia, il danno o addirittura la morte erano realtà possibili…; e, nel fare tutto questo, taluni non desideravano far trapelare, per pudore, il peso enorme di una vicenda familiare negativa, o di una situazione di servizio forse erroneamente ritenuta ingiusta, comunque patita, sofferta e amaramente vissuta. Sapevano anche che si doveva continuare a vivere in un ambito ristretto, piccolo come la Caserma che lo ospitava, una realtà che poteva diventare una gabbia che lo chiudeva e, sebbene affievolite ma non scomparse del tutto le grandi motivazioni di un tempo, li opprimevano fortemente. Ecco, allora, il malessere, il risentimento o il gesto sconsiderato di rifiuto estremo alla vita sua e, ancor peggio, a quella di altri…(al riguardo ricordo un tristissimo episodio accaduto nel 2010…dopo un anno che avevo lasciato il Veneto).
Ora una riflessione di carattere generale: quando una o più vite sono state spezzate in tal modo, siamo chiamati a riflettere sull’odierno modo di vivere, sul minore spirito di appartenenza e sul minore senso di solidarietà che un tempo, antipatie e contrapposizioni fisiologiche a parte, facevano considerare, tra Colleghi e appartenenti allo stesso Corpo, tutti fratelli nel comune ideale. Proprio per questo, deve ancora e soprattutto oggi seguire l’adozione di provvedimenti, per far si che quanti ai vari livelli di responsabilità non si irrigidiscano su criteri di fredda e inanimata valutazione burocratica dei problemi….
Questa la strada da percorrere !!
Il libro in esame è edito dalla Casa Editrice CLEUP sc (Coop. Editrice Università di Padova) e i proventi della vendita sono devoluti all’Associazione SLA di Veggiano (PD) che si occupa di malati di SLA.
Anche per questa ottima iniziativa, Bertato evidenzia la sua grande sensibilità e umanità!