Tematiche etico-sociali

Conoscere il diritto ambientale: cos’è e perché è importante

Conoscere il diritto ambientale: cos’è e perché è importante

Roma, 11 ottobre 2018 – Sul quotidiano OnLine “Varese NewS”, redazione cultura del 01/10/2018, leggiamo: “”Il diritto ambientale è ormai diventato di dominio pubblico da qualche anno a questa parte. In passato un vero e proprio concetto di normativa ambientale non esisteva: quando si verificavano situazioni di danneggiamento all’ambiente, si ricorreva ad altre soluzioni come il diritto penale o il diritto amministrativo.  Parlare di diritto ambientale fino a qualche decennio addietro era complicato, non avendo ancora tale termine una definizione effettiva. Non è caso che fino al 2001, non abbiamo mai avuto in Italia leggi che riguardassero in maniera esclusiva la sola regolamentazione ambientale. A partire da quell’anno, per la prima volta il concetto di ambiente fu introdotto nella nostra Costituzione. È però a partire dagli anni ’80 che c’è stato qualche cambiamento, sulla base di alcuni concetti ripresi dalla CE e introdotti sommariamente nella nostra legislazione. Oggi le cose sono cambiate, ed il diritto ambientale comprende in sé tutte quelle norme volte a regolare la gestione dei rifiuti, la tutela di aria ed acqua, la gestione degli scarichi, oltre a specifiche tipologie di inquinamento…””

Noi aggiungiamo che all’incisività del diritto europeo nel riconoscimento di quelle fattispecie delittuose da recepirsi negli ordinamenti penalistici di ciascuno Stato membro si deve passare ai contenuti della direttiva europea, ovverosia la 2008/99/CE e alla possibilità di un diritto penale di competenza europea. Il tutto prendendo come spunto di riflessione e punto di partenza, proprio la nozione di ambiente. Esso costituisce una realtà composita difficilmente definibile in maniera unitaria. Pertanto, ci si deve soffermare a valutare l’opportunità di introdurre accanto alla tutela amministrativa, cioè, all’azione della pubblica amministrazione, anche una forma di tutela penale. Ancora, in particolare, ci si sofferma a rilevare il processo evolutivo del concetto di ambiente nel nostro Stato, per stabilirne le fattispecie e le peculiarità che hanno preparato il nostro diritto a quella che sarebbe stata la più grande “Nuance” nella legislazione comunitaria. Ovverosia, la creazione di un vero e proprio diritto penale dell’ambiente mediante un intervento normativo organico, assieme ad una seria politica preventiva, come previsto dall’analisi del bene giuridico ambiente, nel Diritto dell’Unione europea. Ma soprattutto, l’attenzione viene rivolta a norme, principi, trattati e soprattutto direttive, con le quali l’organo sovranazionale ha inteso porre il proprio “imprinting” alla produzione normativa degli Stati membri.

Premesso che esiste una evidente incompatibilità tra la sovranità nazionale di ciascuno Stato membro dell’UE e la configurabilità di obblighi comunitari di tutela penale è necessario ricordare che dopo i Trattati di Maastricht del 1992 e di Amsterdam del 1997 il diritto penale è entrato nell’oggetto di possibili strumenti di diritto europeo (in senso lato), per realizzare l’obiettivo di un unico “spazio di libertà, sicurezza e giustizia“, combattendo le forme più gravi di criminalità che spesso hanno dimensione transfrontaliera. Ciò ha determinato una progressiva “europeizzazione” del diritto penale degli Stati membri, causata dalla crescente incidenza del diritto comunitario sull’operato dei legislatori e dei giudici nazionali.

Con una storica pronuncia della Corte di Giustizia UE del 2003, infatti, è stato riconosciuto il ricorso allo strumento penale dell’Unione, per il perseguimento degli obiettivi comunitari.

La già citata Direttiva 2008/99/CE armonizzò gli ordinamenti penali nazionali, rappresentando una vera e propria novità. L’Unione, nella direttiva, si è anche preoccupata di reprimere comportamenti illeciti posti in essere da enti e persone giuridiche, prevedendone una responsabilità penale che non lascia margini di scelta agli Stati membri destinatari. Tali scelte del legislatore europeo, non furono casuali. Nonostante talune  perplessità sollevate da Confindustria, il legislatore nazionale si apprestò comunque a recepire la direttiva  con il D.lgs. 121/2011 ed in particolare con la Legge 68/2015 sugli “Ecoreati”.

Su tale Legge va citata la circostanza che a fronte di 4.718 controlli, sono 947 i reati penali e le violazioni amministrative accertati, 1.185 le persone denunciate e 229 i beni sequestrati per un valore complessivo di quasi 24 milioni di euro. Contestato in 118 casi il nuovo delitto di inquinamento e per 30 volte il disastro ambientale.

È questo il bilancio dei primi 8 mesi di applicazione della nuova legge (che va dal 29 maggio 2015, giorno di entrata in vigore della norma, al 31 gennaio 2016).

Il 2016, secondo la Presidente di Legambiente, Rossella Muroni, “”è un anno strategico per l’attività legislativa in campo ambientale perché offre finalmente la possibilità di approvare nuovi provvedimenti a tutela e valorizzazione dell’ambiente con i quali dare concretezza alle idee di sviluppo sostenibile ed economia legale””.

Intanto, la Commissione Ue prepara strategie per ridurre impatto ed eventi meteo estremi. Infatti, a dicembre prossimo al Cop24 a Katowice, in Polonia, la Commissione arriverà con una strategia dell’Ue per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a lungo termine verso un’economia “carbon neutral” il più presto possibile in questo secolo…….

Provvedimenti davvero urgenti… il perché lo sappiamo e lo vediamo!!!

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