Tematiche etico-sociali

Commemorazione del 25 Aprile…L’Arma partecipò alla Resistenza con circa 14 mila Militari che compirono innumerevoli atti di valore…

Onore a questi Eroi della Patria ed esempi di alta Civiltà Democratica…

Roma, 25 aprile 2019 – Nell’anniversario del 25 Aprile, un ricordo di Angelo Joppi, eroico Carabiniere viterbese, che tracciava l’opera della Benemerita in quel triste periodo. Joppi, che rimase in servizio sino all’armistizio, si dette alla macchia alla stregua di tanti altri Carabinieri, tornando nella Capitale occupata dai Tedeschi per entrare nell’ organizzazione clandestina dell’Arma comandata dal mitico Generale dei Carabinieri Filippo Caruso. Fu protagonista di numerose e temerarie azioni contro i Tedeschi sino a quando, tradito da una spia, venne arrestato e condotto a Via Tasso (nella foto)

Angelo Joppi-carcere Via Tasso
Angelo Joppi-carcere Via Tasso

dove venne sottoposto a terribili torture, che non valsero a piegarlo e a fargli rivelare ciò che sapeva sull’organizzazione..
In verità, è un capitolo non molto conosciuto ai più quello dei Carabinieri Reali, probabilmente ottomila, che giurata fedeltà al Re, anche se ignobilmente fuggito, non vollero venir meno al giuramento, nè vollero schierarsi col nuovo regime repubblicano di Salò, seguendo proprio l’esempio di Angelo Joppi.
Qui, si inserisce la programmata e spaventosa deportazione degli Ebrei dal Ghetto che, con la presenza nella Capitale di Carabinieri Reali, ritenuti pericolosi e non affidabili, preoccupava oltremodo la follia fanatica nazista, tanto che Kappler ordinò che 2.500 Carabinieri venissero disarmati e catturati per essere avviati nei campi di concentramento di Germania e Polonia.
Sconcertante, al riguardo, la lettera del 6 ottobre 1943, con la quale il decantato “Leone di Neghelli” (così chiamato per benemerenze coloniali), il Ministro della Difesa Nazionale Rodolfo Graziani, si avventurò in deliranti argomentazioni sull’ “inefficienza numerica, morale e combattiva dell’Arma”, asseritamente sulla base di quanto riferitogli dal Comandante Generale (facente funzioni) Delfini, ordinando che “…entro questa notte tutti i Carabinieri Reali siano disarmati a cura della PAI (Polizia Africa Italiana), che sostituirà i Carabinieri, mentre i reparti accasermati (lo saranno) a cura dello stesso Comandante Generale, che ne risponderà….”Aggiungeva, il Maresciallo d’Italia, che “…..gli Ufficiali resteranno nei rispettivi alloggiamenti sotto pena, in caso di disobbedienza, di esecuzione sommaria e di arresto delle famiglie….”
Che dire? Né più né meno lo stesso tenore dei proclami di Kesserling sulle decimazioni nella popolazione civile….
Certo, si temeva molto l’Arma, che aveva attivato importanti unità della Resistenza composte da soli Carabinieri, quali il già citato “Fronte clandestino dei Carabinieri” del Generale Caruso, con una forza di circa 6000 uomini; a Milano la “Banda Gerolamo”, del Maggiore Ettore Giovannini e comprendente oltre 700 militari; nel Veneto, la “Banda Marcello”, del Colonnello Domenico Marcello composta da 220 Carabinieri; sul Monte Grappa la “Compagnia Carabinieri Partigiani”, poi diventata “Battaglione Carabinieri Giarnieri”, comandata dal valoroso Tenente Luigi Giarnieri (dopo più ampiamente citato) e, dopo la sua morte, dal Brigadiere Antonello Crifò, di 150 uomini. In complesso, l’Arma partecipò alla Resistenza con circa 14 mila militari che compirono innumerevoli atti di valore….
Ora ricordi personali..
Nel novembre del 1991, la Stazione Carabinieri di Bomarzo, nel viterbese, fu intitolata ad Angelo Joppi; presenziarono alla cerimonia il Sottosegretario di Stato agli Interni, Senatore Antonino Murmura, il Vice Comandante Generale dell’Arma, Generale Arnaldo Grilli e il Colonnello Alfonso Venditti, Vice Comandante della Regione Lazio, oltre ovviamente a tutte le Autorità Civili Militari e Religiose della Provincia e a numerosissimo pubblico. Per la Famiglia dell’Eroe, la carissima figlia Liliana, con marito e figli. Nella sua breve allocuzione, quale Comandante Provinciale, indicai alle scolaresche e ai più giovani presenti, il fiero coraggio dell’illustre concittadino il quale seppe tener fede al Giuramento di fedeltà alla Patria e alle Istituzioni. Quando, nel 2003, decedette per malattia, la figlia di Angelo Joppi, a Monterosi, alla fine del rito, volli ricordare quanto la Signora Liliana avesse fatto nel tempo per onorare la memoria del caro Padre, definendola a ragione sua “vestale e custode”; furono anche ricordati i suoi occhi acuti e vividi, simili a quelli del Padre, quegli stessi occhi fieri che vediamo nelle foto di libri e riviste quando, sostenuto a braccia, Angelo Joppi fu accompagnato fuori dal carcere di via Tasso. Un Eroe di stampo risorgimentale, quindi, da onorare per coraggio e alti propositi, la cui storia dev’essere monito e guida non solo per le giovani generazioni!!
Trattiamo ora di Luigi Giarnieri, del quale ho preso visione di copia di documenti originali riferiti ai suoi trascorsi. Classe 1920, napoletano, già Comandante della Tenenza di Tarvisio, prestò servizio presso il Gruppo Autonomo CC.RR. alle dipendenze del Ministero della Difesa Nazionale del Governo di Salò che aveva sede in Asolo, nella Villa Volpi. Negli ultimi mesi del ’43, prese i primi contatti con il movimento partigiano, con grave rischio personale, intervenendo d’iniziativa in alcune inchieste salvando decine di patrioti dal plotone di esecuzione. Profondamente convinto della giustezza della causa di liberazione, nel giugno ’44 abbandonò con i suoi uomini Villa Volpi, portandosi sul Grappa ed assumendo l’incarico di Aiutante Maggiore della formazione Partigiani “Italia Libera” inquadrata nella “Brigata Matteotti”. Nella notte tra il 19 ed il 20 settembre 1944, 20.000 uomini accerchiarono il Grappa per dare la caccia a 1.000 partigiani. Le truppe attaccanti erano costituite da quattro Divisioni tedesche, due di Brigate Nere ed altri reparti minori. Giarnieri fu ferito e venne catturato la notte seguente. Condotto al comando di Paderno del Grappa, fu torturato inutilmente per due lunghi giorni; alla fine i suoi aguzzini decisero di impiccarlo, per dare un esempio. La mattina del 24 settembre, alle 7,30, il prigioniero fu portato a Crespano del Grappa per essere impiccato nella Piazza San Marco. Fu lui stesso a indicare ai cinque uomini della scorta un uncino, vicino a un negozio di frutta e verdura, adatto all’impiccagione. Morì gridando “VIVA L’ITALIA!”, con al collo un infame cartello con la scritta “ERO RIBELLE E QUESTA È LA MIA FINE”. Ancora oggi è emozionante, a distanza di tanti anni, leggere la motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla Memoria”concessa al giovane Eroe della Patria quando si entra nella bella caserma di viale Europa, a Belluno, sede del Comando Provinciale dell’Arma, a Lui intitolata (da me molte volte visitata quale Comandante della Regione Veneto per oltre tre anni..).
Restando nella nobile Terra Veneta, la Sezione dell’ Associazione Nazionale Carabinieri di Cornuda– Maser-Crocetta del Montello, in provincia di Treviso, con una serie di articolate cerimonie alla presenza di Sindaci, Autorità, popolazione e scolaresche del comprensorio, ricorda…Il merito di tutto questo va al dinamico ed esemplare Presidente, Maresciallo Maggiore “Aiutante”, Cav. Levi Bronca, sempre distintosi per importanti coinvolgenti iniziative. Nella circostanza viene sempre ricordato l’Eroe della Patria Carabiniere Ermenegildo Metti, nell’ Anniversario della sua morte, con la deposizione di una corona di alloro. Nativo di Maser (TV), il Militare faceva parte della “Brigata Partigiana Matteotti”; catturato sul Monte Grappa durante un vasto rastrellamento operato dai nazi-fascisti, dopo indicibili torture, il 24 settembre 1944, venne trucidato, mediante impiccagione, all’età di appena 21 anni. All’esecuzione furono costretti ad assistere i familiari del Caduto, con la partecipazione della gente del luogo, sotto la minaccia delle armi dei boia. Le ultime parole dell’Eroe furono: “Viva l’Italia!”. Sul luogo del martirio, avvenuto in Piazza Pieve di Cavaso del Tomba (TV), il 25 aprile del 2008, nel 63° anniversario della Liberazione, fu inaugurato un cippo in suo onore. Con Decreto del Capo dello Stato del 14 febbraio 1966, gli fu concessa la Medaglia d’Argento al Valore Militare “Alla Memoria”..
Non si può, su questo tema, non ricordare “Un Eroe valdostano”, ben descritto nel bel libro di Piero Buttiglieri e Michele Maurino…Il Ten.Col. Edoardo Alessi, un Eroe dell’Arma, protagonista nella I^ e nella II^ guerra mondiale per quindi cadere, martire della Resistenza. In Africa le cose non andavano bene per le truppe dell’Asse, siamo nel luglio 1941, e come sappiamo fummo costretti al ritiro sotto gli attacchi delle forze Inglesi. Il Battaglione dei Carabinieri Reali Paracadutisti del Magg. Alessi venne così inviato in quella zona di guerra. Il Generale Rommel in persona ordinò ad Alessi di resistere ad oltranza agli Inglesi per consentire la ritirata delle nostre Divisioni. Ebbene, alle prime ore dell’alba del 19 dicembre 1941 i 400 uomini del Battaglione del Maggiore Alessi, subì il massiccio attacco da parte di preponderanti forze Inglesi, munite di mezzi blindati e meglio equipaggiati in tutto. Il caposaldo resistette e consentì la ritirata delle nostre Divisioni. L’aspra battaglia decimò però il Battaglione, si registrarono 31 caduti, 37 feriti e 251 dispersi. Radio Londra il 28.12.1941, così commentò il gesto dei nostri uomini :”I Carabinieri Reali si sono battuti come leoni, mai i reparti inglesi avevano incontrato in Africa una così accanita resistenza”. Quell’eroico episodio è però valso alla Bandiera dell’Arma una di quelle 5 medaglie d’Argento al Valor Militare, cui è insignita, concessa il 14.6.1964, in occasione del 150° anniversario della fondazione dell’Arma, con il grande Comandante Generale Giovanni de Lorenzo..La gloriosa vita di Edoardo Alessi non terminò con quell’eroica azione…
Giunge l’8 settembre… il Comandante Alessi rimane al suo posto, così come i suoi Comandanti di Stazione a tutela della popolazione e del patrimonio industriale della Valtellina..I nazifascisti dopo i rastrellamenti gli affidavano disertori, ebrei e dissidenti destinati alla deportazione in Germania, ma l’uomo, il Carabiniere Alessi, anziché tenerli rinchiusi nelle celle della caserma, li rifocilla e con la complicità di altri militari e partigiani li fa espatriare e rifugiare nella vicina Svizzera.
Questa condotta non collaborazionista provocò la sua denuncia al Tribunale fascista col conseguente mandato di arresto che lo costrinse, a sua volta, a rifugiarsi in Svizzera. Fuga che rese furenti i fascisti che decidono di incriminarlo. Il Tribunale Straordinario di Sondrio genera così un procedimento nei suoi confronti che terminerà con la sua condanna in contumacia a 30 anni. In quella lotta di liberazione assunse il nome di “Marcello” la sua missione continuando a tenere uniti i partigiani ed operare in sintonia tra loro.. All’alba della Liberazione, mentre rientrava a Sondrio, veniva intercettato dalle camice nere,  accerchiato ed ucciso assieme al suo  aiutante, S.Tenente dell’Aeronautica Militare Adriano Cometti. Alla memoria di Edoardo Alessi è stata concessa la medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria..
Emergono, poi, spesso, dalle nebbie della memoria, figure importanti di Patrioti, cosiddette minori, che vanno fatte conoscere soprattutto in quest’epoca di appannamento dei valori; sono Persone i cui nomi non sono noti ai più perché non scritti sulle tavole della storia ufficiale spesso retorica, ma non per questo meno importanti e meritevoli di ricordo. La storiografia locale, spesso tramandata per via orale, è stata considerata di importanza minore, rispetto a quella ufficiale, e quando scritta, ritenuta ambito di cultori dilettanti. Solo recentemente si è cominciato a prestarle maggiore attenzione, forse anche per un bisogno migliore e più profondo di conoscenza delle radici e delle vicende umane più vicine, a difesa di una identità da contrapporre ad un mondo sempre più globalizzato, ritenuto forse a ragione ostile, certamente impersonale ed evanescente.
Ed è stato così, nella nostra ricerca, che ho appreso dal friuliano Mario Benedetto Tabacchi, Luogotenente della benemerita Arma dei Carabinieri in Terra Veneta, da me motivatamente definito valoroso “Missionario della Vita”, alcune vicende lontane nel tempo riguardanti il Triveneto e in particolare la Terra natìa, la Carnia, con la Sua Forni di Sopra, interessandoci di Egeo Caposassi (Sedegliano 1912 – Forni di Sopra 1993), figlio di Carabiniere, arruolatosi nel 1931 e congedatosi nel 1966 con il grado di Maresciallo Maggiore. Prestò servizio in varie località italiane, comandando anche le Stazioni dei Carabinieri di Paese, Cordignano e Susegana, in provincia di Treviso, dedicando allo Stato quarant’anni di ininterrotta e scrupolosa abnegazione. Questa la storia di indubbio interesse storico che pone in giusta luce la determinazione del valoroso Sottufficiale, evidenziata dopo l’8 settembre 1943, quando non volle porsi al servizio dei Tedeschi e della Repubblica Sociale, mettendo a repentaglio la propria vita compiendo passi decisivi di grande coraggio. Informato che a Forni di Sopra, da alcuni giorni, non esisteva più alcun presidio militare di sicurezza, dei tre esistenti, quali Carabinieri, Guardia di Finanza e Milizia Forestale, si diede alla clandestinità, non presentandosi alla Stazione C.C. di Paluzza, nella regione montana della Carnia, dov’era effettivo; giunto a Forni di Sopra, in divisa e armato, si mise subito in collegamento con la Brigata Partigiani Garibaldi e, successivamente, dall’autunno 1944 all’aprile 1945, con il Battaglione Monte Grappa, al quale fornì importanti notizie relative al movimento delle truppe Tedesche. Fu così che, molto probabilmente, intrecciò il suo destino a quello del Tenente Luigi Giarnieri… Il primo maggio 1945, dopo la liberazione, Egeo Caposassi riattivò autonomamente, in attesa di disposizioni superiori, la Stazione Carabinieri di Forni di Sopra, assumendone il comando, venendo riconfermato in tale carica dopo il 4 giugno 1945, data dell’insediamento a Tolmezzo del “Comando C.L.N. Alta Italia”.
In quel giorno, dal racconto dei superstiti, “..nasceva a Forni di Sopra la democrazia e l’ordine, sino allora messi a repentaglio dalle vicende belliche..”. Da un dattiloscritto del 12 giugno 1945 dell’intrepido Sottufficiale, leggiamo: “Lo spirito dei Militari dell’Arma, tutti defezionati dalle file della pseudo Repubblica di Salò, sin dalla primavera-estate 1944, andava oltre ogni elogio anche perchè, finalmente, gli era stato restituito quello che da circa un anno anelavano: il nome di Carabiniere!”. Come testimonianza dell’impegno profuso a favore del Paese restano a suo ricordo due Croci al Merito di Guerra nonchè il riconoscimento di quattro Decorazioni per Campagne di Guerra.
Concludiamo, affermando che è giusto e doveroso il 25 aprile, a coronamento della Resistenza, ricordare gli appartenenti al Comparto Sicurezza e Difesa dello Stato per gesta e comportamenti altamente eroici, ma altrettanto giusto è rivolgere un pensiero ai tanti che quotidianamente, oggi, svolgono, in silenzio, il loro prezioso lavoro a tutela della nostra incolumità.
Basti pensare un attimo come sarebbe la nostra esistenza se non esistessero….
Aggiungiamo che la politica dei proclami di tutto l’arco costituzionale, esistente da decenni, in tali eventi bene farebbe a moderare i toni e i comportamenti….

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