Ricordando Giorgio Perlasca
Falso diplomatico, salvò circa 5.000 ebrei dalla deportazione
Roma, 15 agosto – È ancora il nostro “Almanacco” curato da Aurelio Palmieri a ricordarci un altro Eroe.
Oggi ricorre il 22° anniversario della morte di Giorgio Perlasca (nato a Como il 31 gennaio 1910 – deceduto a Padova il 15 agosto 1992). È stato un Uomo scomodo per tutti: per i fascisti (lo era stato ma fu contrario alle leggi razziali e, fedele al giuramento prestato al Re, non aderì alla Repubblica di Salò!), per i democristiani (rimase senza alcuna risposta la sua lettera ad Alcide De Gasperi!) per i comunisti (perchè era un uomo di destra!) Ma fu scomodo anche per la Chiesa….
Come si legge nella sua biografia, nel 1943 era ricercato dai tedeschi per non aver aderito alla Repubblica di Salò per cui scappo rifugiandosi in Ungheria. A Budapest, facendo uso di un documento che portava con sé ed attestava la sua partecipazione guerra civile spagnola che gli garantiva assistenza diplomatica, ottenne dall’ambasciata spagnola una cittadinanza fittizia e un passaporto, intestati a «Jorge Perlasca», impegnandosi con l’ambasciatore Ángel Sanz Briz nel tentativo di salvare gli ebrei di Budapest, mediante il rilascio di falsi salvacondotti ed ospitandoli in apposite “case protette” dalla copertura diplomatica. Nel Novembre 1944, l’ambasciatore si rifiutò di riconoscere il nuovo governo filonazista e Perlasca, falsificando dei documenti, si autonominò diplomatico spagnolo, sostituto del console partente. Questo gli consenti di salvare oltre 5.000 ebrei dalla deportazione e metterne in salvo molti altri.
Il Suo grande impegno civile ed a rischio della propria vita, gli valse la Medaglia d’Oro al Valor Civile che gli venne conferita ben 47 anni dopo e consegnata due mesi prima della Sua morte, con la seguente motivazione: “Nel corso della 2º guerra mondiale, con coraggio non comune e grave rischio personale assumeva la falsa identità di un Ambasciatore spagnolo per salvare migliaia di persone ingiustamente perseguitate, impedendone la deportazione nei campi di sterminio e riuscendo, poi, a trovar loro una provvisoria sistemazione, malgrado le notevolissime difficoltà. Nobile esempio di elette virtù civiche e di operante umana solidarietà. Budapest 1944 – 1945. Roma, 25 giugno 1992”