Racconti di sport. La rivoluzione arancio
Quando l'arancione diventò il colore principale della Roma
Roma, 1 luglio – Il campionato 1978-79 portò una grande novità in casa della Roma. La prima divisa da gioco, che abitualmente era rossa con bordi arancio, pantaloncini bianchi e calzettoni rossi, venne sostituita da un’insolita, ma per noi molto bella, divisa da gioco composta da una maglia tutta arancione con colletto, pantaloncini rossi e calzettoni rossi. Una scelta cromaticamente di rottura con la tradizione che lasciò interdetti molti tifosi e alcuni commentatori dell’epoca, ma che era in piena sintonia con la rivoluzione del marketing fortemente voluta dal presidente del club, Gaetano Anzalone, che già l’anno prima aveva cambiato il logo societario sostituendo la Lupa Capitolina con il più facilmente commerciabile “lupetto” stilizzato. Il simbolo che poi avrebbe caratterizzato l’epoca d’oro della Roma di Viola e Liedholm, Falçao e Di Bartolomei, Pruzzo e B.Conti. La maglia arancione, però, ebbe vita breve, perchè già alla 12ma giornata venne sostituita da quella a ghiacciolo della Pouchain, ancora più rivoluzionaria rispetto alla precedente. Anzalone aveva capito già che le regole del marketing imponevano repentini cambi di maglia alle squadre di calcio e che, pur di colpire, si potevano anche rompere le tradizioni. A distanza di quarant’anni da quel campionato 1978-79 che la Roma iniziò di arancio vestita, per poi terminarlo con le maglie dette “a ghiacciolo” della Pouchain, visto tutto quello che è capitato alle divise da gioco delle squadre di calcio italiane ed europee, possiamo dire che quel presidente della Roma, da sempre troppo sottovalutato, aveva avuto la vista più lunga di tutti gli altri suoi colleghi di allora.