Serie A – Scudetto: è il momento di Gasperini
Roma, 23 agosto 2019 – Si punta ad un duello Juve-Inter sulla base degli acquisti di grandi giocatori e di allenatori celebrati, ma sarà l’anno dell’Atalanta di Gian Piero Gasperini.
Da quando il calcio è … calcio – ovvero ha raggiunto l’attuale dimensione consumistica -, gli scudetti sono stati una faccenda riservata ai club dei grandi centri urbani: Milano, Torino, in primis; e quindi Roma, Genova, Firenze, Bologna – per ovvie ragioni di potenzialità economiche. Con l’innesco dei grandi investitori americani e cinesi, il quadro non è cambiato.
Questa legge non è stata rispettata solo in pochissime occasioni in virtù della straordinaria combinazione formata da una proprietà competente ed illuminata e dalla capacità tecnica ed intellettuale di un allenatore poco rinomato o magari noto, per sapersi destreggiare nella lotta per non retrocedere.
Ciò è successo due volte. La prima a Cagliari nella stagione 1969-70, la seconda a Verona nel campionato 1984-85.
Nel capoluogo sardo, Manlio Scopigno, detto il filosofo, si avvalse magnificamente dell’apporto risolutivo di Gigi Riva, un giocatore lombardo innamorato della Sardegna deciso a dedicare il suo enorme talento alla causa calcistica del’Isola. Fu lo scudetto più meridionale d’Italia.
A Verona Osvaldo Bagnoli seppe gestire in maniera eccellente il talento del difensore tedesco Briegel e dell’attaccante danese Elkiaer. Verona, provinciale autentica, non era neanche capoluogo di Regione.
Cagliari e Verona, scudetti una tantum in un panorama che guarda storicamente ai soliti noti.
I tutticalciologhi non hanno dovuto neanche spremersi troppo le meningi per fare pronostici.
Non bastasse la tradizione, da parte di Juventus ed Inter ci sono anche campagne acquisti faraoniche sia per quanto riguarda stelle che allenatori. Incoraggiati da misure fiscali favorevoli, i club italiani hanno potuto mettersi in concorrenza con il calcio europeo più ricco.
Ed ecco che la Juve ha affiancato all’attaccante più forte al mondo, Cristiano Ronaldo, il difensore più forte del Mondo, l’olandese De Ligt strappato all’Ajax. E quindi fornire a Maurizio Sarri tutti quegli elementi necessari per soddisfare in ogni reparto i desideri del nuovo allenatore, cominciando dal terzino destro di spinta, il brasiliano Danilo.
Medesimo percorso ha intrapreso l’Inter che, assunto “l’inglese” Antonio Conte, lo sta seguendo in tutte le sue scelte a cominciare da quella di sbarazzarsi di campioni autentici e non sostituibili quali Icardi, Nainggolan e Perisic.
Come Spalletti al suo arrivo in nerazzurro (dopo la lotta a Totti in quel di Roma) anche Antonio Conte si è presentato al grido: ” Datemi Lukaku…”
E giù una nota spesa milionaria di acquisti.
Comunque, vuoi per le agevolazioni fiscali vuoi per altre ragioni, appare evidente che mai come quest’anno si è registrato un mercato di allenatori davvero imponente.
La messa (tardiva) a riposo di allenatori vetusti come Allegri e Spalletti, ha portato ad una rivoluzione autentica nelle panchine. Si è improvvisamente realizzato che, più che di giocatori, il calcio italiano mancava di allenatori in linea con le tendenze di gioco imperanti.
Dalle scelte operate, però, sembra che ancora una volta si stia arrivando in ritardo.
Nel senso che – mentre qualche stagioni fa il modello tattico più pagante fosse quello “guardiola” (pressing e palleggio breve) che aveva celebrato come massimo esponente la giovane squadra olandese dell’Ajax -, nel frattempo in Inghilterra questo modello vincente era stato portato avanti e perfezionato inserendo una maggiore fisicità .
L’Inghilterra, insomma si è comprata quanto di meglio possa essere in giro in fatto di talenti dotati anche di fisico. E di allenatori, in grado di dotare di fisicità i talenti tecnici.
Il risultato è il dominio delle squadre inglesi nelle Coppe Europee lo scorso anno. Per rimanere all’oggi, la debacle (2-3) del Torino in casa propria contro il Wolverhampton nei play off di Europa League ieri sera, è segnale assai significativo.
Insomma, si continua a rimanere un passo indietro.
Ma Sarri e Conte provengono entrambi dal calcio inglese!!?
Al tempo… non provengono dal calcio inglese, ma dal Chelsea che è un club particolare, con una storia molto italiana. Un club che ha avuto i suoi momenti di gloria che non sono gli attuali né di Conte né di Sarri che lo ha seguito.
Ma Sarri ha vinto la Europa League! Al tempo… In Inghilterra, le competizioni principe sono: la Coppa di Lega e lo Scudetto. Sul piano europeo la competizione è la Coppa Campioni, la Europa League è un surrogato poco considerato, un contentino.
Sarri non ha impressionato l’Inghilterra, tant’è che stava per essere giubilato.
E Conte, lasciato il Chelsea, non ha trovato estimatori in loco.
Per l’Italia, dunque, si tratta di cavalli di ritorno. Ben pagati e corteggiati, ma cavalli di ritorno che hanno poco di moderno da apportare.
Antonio Conte ha un grande curriculum da giocatore che garantisce almeno una ottima capacità di riconoscere ed assemblare talenti autentici pur in una discreta confusione sui modelli tattici. Praticherà insomma il calcio che conosce da tempo, quello dei desueti Allegri e Spalletti. Sicuramente, però, ottenendo i massimi risultati possibili.
Sarri si muove su un terreno da lui per primo adottato al tempo del miracolo Empoli. Il passaggio a Napoli è risultato sempre positivo come modello tattico, ma la crescita si è arrestata in eccessi di schematismo (taccuino sempre in mano) al punto che, nonostante i secondi posti dietro la Juve, ad un certo punto, come al Chelsea, De Laurentiis non ha rinnovato il contratto.
A Torino Agnelli gli ha fatto trovare tutti grandi talenti, fra l’altro già praticanti da tempo il gioco Ajax da lui preferito, campioni come De Ligt e Danilo. Non dovrà neanche indottrinarli. Il problema è la gestione e l’introduzione di una maggiore fisicità nell’approccio. Quindi la scelta degli uomini ed i cambi. In questo campo conta la profonda conoscenza del gesto e del valore effettivo che a Campioni del calibro di Ancelotti, Mancini, e lo stesso Conte, non manca. Al Sarri schematico napoletano, accadeva che ogni 21’ di secondo tempo, consultato il taccuino, richiamasse un uomo-squadra quale Hamsik in panchina qualunque fosse la situazione.
Di contro alle problematiche di Juve ed Inter esiste la realtà Atalanta del Presidente Percassi e del tecnico Gasperini.
La DEA, dall’avvento di Gasperini da Genova, 4 stagioni fa, ha smesso di lottare per non retrocedere per diventare fra i maggiori protagonisti nel campionato, nella Coppa Italia , nella sfida per entrare in Europa e nelle stesse competizioni europee.
Tutto ciò benchè ad ogni fine stagione i suoi talenti maggiori espressi, venissero ceduti alle società maggiori costringendo Gasperini a ricominciare sempre tutto daccapo , ma con nuovi successi e creazione di nuovi talenti.
Per esemplificare. Sono partiti in 3 anni da Bergamo per approdare in Nazionale e/o a grandi club questi talenti: Caldara e Spinazzola (Juventus), Conti e Kessie (Milan), Cristante e Mancini (Roma), Gilardini (Inter), Zappacosta (Torino), Petagna e Palosci (Spal), Cigarini (Napoli).
Significativa, comunque, la costante che la maggior parte di questi talenti abbiano incontato difficoltà ad affermarsi nei nuovi club. Ultimo nei tempi, Mancini alla Roma.
Evidentemente Gasperini è proprio un allenatore speciale.
Antonio Percassi lo ha capito. Ha capito che Bergamo può mirare più in alto, come Verona e Cagliari e quest’anno non ha ceduto nessuno di importante. La squadra è quella arrivata quarta lo scorso anno; con il migliore attacco (103 reti) guidato dai suoi tre gioielli Gomez, Ilicic Zapata rafforzato da Muriel e Malinovskyi, centro campo solido e affiatato affidato a De Roon e Freuler allargato a Hateborg e Castagne (menisco). Per il centrale Mancini ( 5 reti) è pronto Djmsiti.
Insomma una struttura ampia e ben selezionata, affiatata in ogni settore, che pratica il miglior calcio in Europa, pronta ad aggiungere fisicità al suo muoversi a valanga: tutti attaccanti, tutti difensori.
Una squadra che può osare.
Naturalmente tutto può accadere a Milano e Torino nel senso che sia Juve che Inter oltre che a Bergamo, non hanno altre avversarie..
Intanto domani risposte interessanti si attendono già dall’anticipo di Parma dove esordiscono i campioni d’Italia senza Sarri, indisposto per una polmonite.
Dovrà rinunciare alle prime due uscite. Si aiuterà con il taccuino, ma è difficile gestire una squadra dove, con l’arrivo di De Ligt., Bonucci non è tipo da panchina.
Augurissimi, in ogni senso.