Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Il giro del mondo in quattro Orchestre – Orquesta Sinfonica Juvenil da Bahia
Quando il suono diventa poesia, quando lo spirito gentile di una donna resa forse fragile dall’età ma di vigore leonino, lei, con la sua ricca fluente chioma d’argento che fa cornice a due occhi intensi, muove passi di leggerezza danzante per raggiungere il pianoforte, intorno si scatena una ovazione riconoscente per quello che dalle sue mani decise e autorevoli si scatenerà di lì a poco. La sintonia, allora, è completa con il suo pubblico, sempre suo sotto differenti cieli. E’ tutta qui la magia di Martha Argerich. La forza e la volontà di darsi alla musica con la stessa levità che la caratterizza, la suprema riconoscibilità del suo suono, il carisma che le costruisce addosso leggende, l’empatia che stabilisce con chi l’ascolta e percepisce nel suo pianismo una ricerca profonda delle sonorità più appropriate, un’attenzione costante al dialogo con l’orchestra, fino ad impartire lei stessa attacchi anche con un semplice sguardo e con un rapido movimento del capo. Lei, sensibile, lei il genio come compagno di vita, lei, enfante prodige, sempre pronta a spendersi per aiutare un giovane talento ad emergere, sia un singolo artista sia quell’organismo unico e molteplice, collettivo che è un’orchestra, lei, artista impegnata anche socialmente, lei qui, madrina d’eccezione di questa Orquesta Sinfonica Juvenil da Bahia.
L’Estado da Bahia, uno dei più poveri del Nord Est del Brasile, nel 2007 formalizzò con il pianista e direttore brasiliano Ricardo Castro un esperimento di alfabetizzazione musicale finalizzato alla creazione di una orchestra, che ha riunito alla fine oltre 100 giovani elementi particolarmente dotati su modello de “El Sistema” del musicista venezuelano J. Antonio Abreu, quel metodo salvifico che trasforma le favelas in pipinière dove si addestrano alla vita musicale ragazzi che potrebbero diventare preda di destini feroci. Già appena due anni dopo l’Orchestra, avendo acquisita una propria voce unica e riconoscibile, si è cimentata in tournée nel Nord-Est brasiliano. L’anno dopo già conquistava lo Estado de Santa Catarina divenendo Orchestra in Residence del suo Festival. Poi è il momento del lancio internazionale: Londra con il celebre pianista Lang Lang, Lisbona, Berlino, Ginevra. Lo scorso febbraio effettua la prima tournée negli Stati Uniti, presentando “Bahia Festival Project”, dodici concerti in dodici città con solisti d’eccellenza come Jean-Yves Thibaudet. Sempre mossa da forza dinamica, eccola attenta a seguire le indicazioni del direttore sul podio e a trasformarle in suono pieno, forte, passionale nel raccontare le pagine musicali ma anche giocoso.
Inserita nel progetto settembrino dell’Accademia di Santa Cecilia di un giro del mondo in quattro orchestre con tappe nel Qatar, in Messico, in Turchia e a Bahia appunto, si presenta con un programma che stabilisce immediatamente i confini della sua prestazione, Ciaikovskij, il grande classico nel suo applauditissimo Concerto n.1 in si bemolle minore per pianoforte e orchestra, poi le Americhe, il Nord con i ritmi newyorchesi di Leonard Bernstein delle Danze Sinfoniche che rielaborano in nove momenti pagine bellissime di West Side Story il musical che trasporta l’amore immortale e commovente di Romeo e Giulietta nella comunità portoricana della grande mela. Sono gli anni ’50 le gang spadroneggiano nei quartieri degli immigrati di New York, fra esse, sempre in violenta competizione gli Sharks e i Jets, cui appartengono Tony e Maria, la fine è tragica con Tony che muore. Dopo il debutto a Broadway con grandissimo successo, superando le 7oo repliche, dopo lo straordinario esito del film di 4 anni dopo, con le coreografie spettacolari e la regia di Jerome Robbins e Robert Wise, vincitore di dieci Oscar, la New York Philharmonic nel 1961 chiese a Irwin Kostal e Sid Ramin di orchestrare le danze, divenute oggi musica pura, che vive cioè perfettamente senza il supporto delle immagini, e propone ritmi quanto più americani si possano immaginare, dal blues al Paso doble, al mambo, al cha cha cha il tutto condito di reminiscenze classiche.
Heitor Villa-Lobos, l’altro americano in programma, è espressione musicale carioca, nato a Rio de Janeiro (1887 – 1959). Le sue composizioni tracciano una linea di confine tra la musica classica, lui, studioso di Bach e dei grandi autori europei, e quella tipica della realtà del suo Paese. Cultore dell’animus più tipicamente brasiliano, Villa-Lobs ne esalta quei sincretismi che mediano tra le razze, i ritmi travolgenti con le profonde radici africane, con le scale modali di derivazione folclorica, Villa-Lobos è autore della Bachianas brasileira n.4 che si articola in Preludio ( lento ), Corale (Canto do Sertão – Largo), in Aria (Cantiga – Moderato) e in Danza (Miudinho – Molto animato), nella quale i diversi umori che costituiscono l’ossatura della sua ispirazione sono espressi in grado elevato. Molto applaudita, l’orchestra ha concesso dei bis ad un pubblico eccitato dalla bella prestazione e dall’entusiasmo..