Auditorium del Mecenate – Minority Report di Dick con Elio De Capitani
La verità dei precog
A volte la visionarietà della fantascienza diventa una sorta di preveggenza e scrittori che si sono messi ad immaginare il futuro spesso anticipano scoperte e invenzioni che solo decine di anni dopo entrano a far parte del vissuto. Scrittori ottocenteschi come Jules Verne con il Capitano Nemo e il suo sottomarino, George Wells con le sue astronavi in viaggio verso la luna fanno testo al riguardo.
Uno scrittore che si pone sulla stessa linea è senz’altro Philip Dick, presente nella breve Rassegna “IF/Invasioni (dal) Futuro”, curata da Lisa Ferlazzo Natoli nello spazio archeologico dell’Auditorium di Mecenate, una sala semisotterranea, decorata da affreschi con scene dionisiache e giardini con fontane, ritrovata nel 1874, quando, dopo l’unità d’Italia, si diede inizio ai grandi lavori di urbanistica per ristrutturare la Roma dei Papi e renderla adeguata al nuovo ruolo di capitale del Regno Sabaudo. La sala circolare, che faceva parte di un lussuoso complesso edilizio fatto costruire da Mecenate, celebre statista collaboratore di Augusto, nel I secolo dopo Cristo, qualificandosi come ”triclinio estivo”, luogo di riunioni conviviali e culturali, aveva sullo sfondo una fontana gorgogliante che doveva contribuire con la sua frescura a rendere più piacevole il soggiorno.
Qui, inizia e prosegue tra letteratura, musica e teatro, la Rassegna sulla fantascienza, quattro serate alla scoperta di mondi altri, possibili, se si abbandonano le strettoie della ragione fermamente legate al presente e si lascia navigare in mari liberi l’immaginazione.
Ad opera di attori di classe e rinomanza come Elio De Capitani e Massimo Foschi attorniati da un nugolo di giovani bravi come Simone Castano, Tania Garribba, Arianna Gaudio, Fortunato Leccese, Emiliano Masala, Alice Palazzi e Roberta Zanardo e con il supporto delle musiche dal vivo e un ricco corredo di videoregistrazioni che evocano paesaggi fantastici con il cielo denso di astronavi, di cannoni che si muovono su gambe umanoidi, di sottomarini con pesci robotizzati, come anche di orsetti siderali, ecco dunque evocati da una lettura drammatizzata scrittori come Adams, Bradbury, Brown, Clarke, Scott Card, Sheckley, Simah e Dick.
Abbiamo seguito proprio la serata che vedeva protagonista Philip Dick e il suo inquietante Minority Report, già celebrato film di Steven Spielberg con Tom Cruise, un racconto che preconizza uno schema di società avanzata nel quale si mescolano elementi fantastici e visionari in un habitat urbano che vuole recidere alla radice l’attitudine criminale e delittuosa degli uomini.
In un ipotetico futuro che chiude in una morsa l’oggi con un recupero medievaleggiante del passato, l’umanità ha completamente eliminato gli omicidi e la maggior parte delle azioni criminali. Per fare ciò ha dovuto configurare una struttura piramidale fermamente controllata dalla polizia Pre-crimine (al di sopra della quale si muove una Polizia segreta) che si basa sulle precognizioni di tre esseri strani, che borbottano, sonnecchino ed esistono in funzione delle loro visioni, avvolti nei gangli di cavi che trasmettono simboli visivi che vengono poi riprodotti in caselle codificate. Sono i precog che indicano e sventano delitti che si consumeranno. Allora, l’intervento della polizia Pre-crimine, che rende innocuo il futuro assassino. Protagonista è il commissario della Pre-crimine, John Anderton.
Nel racconto Anderton viene coinvolto in un complotto ordito dai militari per recuperare potere e influenza nell’ordinamento statale messi a dura prova dalla Pre-crimine. Per fare ciò occorre mostrare la fallacia e l’inadeguatezza del metodo, anche se per farlo bisogna fare scomparire le prove contenute nei cosiddetti rapporti di minoranza.
Ma in realtà non esiste un rapporto di minoranza, i tre precog hanno consegnato tre differenti rapporti, dunque è possibile servirsi ancora dei veggenti per controllare il consorzio umano. L’inquietante prefigurazione di una società futura così strettamente sorvegliata titilla l’immaginazione di un pubblico attento.