Racconti di sport – Rovescia tu, che rovescio anch’io
A 100 anni dalla prima rovesciata della storia, l’interista Osvaldo l’ha riproposta al Meazza.
Roma, 26 settembre – Lo splendido gol in mezza rovesciata dell’interista Osvaldo all’Atalanta ha riportato in copertina il gesto atletico principe del calcio. Un volo acrobatico in aria o a mezz’aria che da sempre ha ispirato film, sogni dei tifosi e dei giocatori. Chi segna un gol in rovesciata entra nella leggenda del pallone di diritto.
Pelé ne fece molte quando giocava, ma la più famosa resta quella che fece nel film “Fuga per la vittoria”. Ve la ricordate? Se risponderete “no” andatevela a rivedere e poi ne riparliamo.
In Italia la rovesciata per eccellenza è quella in sforbiciata del difensore juventino Carlo Parola a Firenze di domenica 15 gennaio 1950 (più o meno alle 16.00) e immortalata per sempre dallo scatto di Corrado Bianchi, fotografo di bordo campo armato della mitica Leica. Non fu il gesto di un gol (Parola la fece per anticipare il viola Pandolfini su un lancio dalle retrovie gigliate), ma fu così bella che presto la Panini la fece sua per trasformarla nel simbolo delle figurine dei calciatori.
La leggenda del pallone narra che la rovesciata venne ammirata per la prima volta in Cile nel 1914 (proprio cento anni fa) e che ad inventarla fu tale Ramon Unzaga Asla, nato nel 1894 a Bilbao ed emigrato appena dodicenne in Sudamerica con la famiglia, alla ricerca di un lavoro per vivere. Qui si stabilizzarono a Talcahuano, porto cileno sull’Oceano Pacifico e qui Ramon studiò contabilità per poi lavorare come impiegato in una miniera di carbone. Nel tempo libero giocava a pallone ed era molto bravo, tanto che venne tesserato dall’Estrella de Mar, la squadra cittadina. E con la maglia di quest’ultima, nel gennaio del 1914, eseguì la prima rovesciata che la storia del calcio ricordi nello stadio El Morro di Talcahuano. Un gesto che rifece altre volte con la nazionale cilena in Copa America e che impressionò così tanto i giornalisti argentini al seguito della loro rappresentativa al punto di spingerli a chiamarlo “la chilena” in omaggio alla nazionalità acquisita dal suo autore.
Da quel momento quella che per noi è la “rovesciata” in Sudamerica è stata chiamata proprio con questo appellativo (la chilena), ma tanti altri sono stati i nomi usati per indicarla: chalaca in Peru; tijera in castigliano; ponta pié da bicicleta in portoghese; bicycle in inglese, fallruckzieher in tedesco. Ma comunque venga chiamata suscita sempre un “ohhh” misto di stupore e ammirazione, nonché un immediato applauso al suo autore. Indipendentemente dalla maglia che indossa. In quel momento, grazie a lui, il calcio si sta sublimando.