Roma, 30 marzo 2020. Come già accennato qualche giorno fa in un racconto di sport sono giorni in cui, costretti alla quarantena domestica, passiamo il tempo a vedere o rivedere reperti sportivi o grandi film del passato, sui telegiornali sorvoliamo…
Mi era completamente sfuggito, nella scansione delle ricorrenze più significative, un film del 1955, anche se in Italia uscì a marzo del 1956, di Otto Preminger : L’uomo dal braccio d’oro.
Del grande regista austriaco, naturalizzato statunitense, ho tracciato un ricordo qualche mese fa nel trattare quello che secondo me è il suo film migliore e cioè Anatomia di un omicidio, ma The man with the Golden Arm, titolo originale, non è senz’altro da meno.
Liberamente tratto dal romanzo del 1950 di Nelson Algren, Preminger sfida la censura dell’epoca illustrando liberamente e crudamente il problema della droga e dei suoi effetti, senza addentrarsi troppo in una vera indagine sociologica.
Lo stile di Preminger, nel raccontare la storia del protagonista un ottimo Frank Sinatra nei panni di un abile professionista del poker schiavo della morfina, è incentrato su uno spartito musicale di Elmer Bernstein di grande ritmo. Una partitura jazz incalzante, nelle varie sequenze del film, che accompagna Sinatra specialmente in una scena dove deve fare un provino come batterista in quella che è la reale orchestra di Shorty Rogers.
Sinatra è superlativo in una scena dove riesce a superare una crisi d’astinenza grazie all’aiuto dell’amica Molly, interpretata dalla seducente Kim Novak, ma devo dire che altrettanto brava è Eleanor Parker, nella parte della moglie Sophy che si finge paralizzata su una sedia a rotelle per condizionare il marito a stargli costantemente vicino a soddisfare i suoi capricci e le sue ansie.
Preminger arricchisce l’opera con dei caratteristi di ottimo livello e così come farà per Anatomia…sceglie il bianco e nero ed una grafica originale nei titoli.
Sessantacinque anni sono passati ma il film del maestro austriaco è assolutamente attuale.