Storia della strage di Stato. Con Piazza Fontana, l’Italia perse l’innocenza
Oggi, i giovani, faro di luce della società, devono necessariamente conoscere questa storia amara…
Roma, 11 aprile 2020 – Aldo Giannuli ricostruisce, con il libro “Storia della strage di Stato” in ultima edizione dell’aprile 2019, attraverso documenti inediti, la prima inchiesta indipendente di un gruppo anonimo della sinistra extraparlamentare, che per primo individuò le responsabilità dei servizi segreti nell’organizzazione e nell’esecuzione del gravissimo attentato del 12 dicembre 1969, che tutti conosciamo, si spera…
Attraverso documenti (molti dei quali inediti) dell’estrema sinistra, della Polizia, del Pci, del Sid, e testimonianze dei protagonisti, Giannuli racconta come venne fatta l’inchiesta e le conseguenze che ne sono derivate.A 50 anni dalla strage di Piazza Fontana, la ricerca della verità non è ancora finita!
Cinquant’anni dopo piazza Fontana, la storia della strage e di uno straordinario libro anonimo, che cambiò la vita del Paese: che cosa sapevamo, che cosa sappiamo, che cosa manca ancora di sapere…
Può, un libro, cambiare la storia giudiziaria e politica di un Paese? Può un’inchiesta (una «controinchiesta») giornalistica,condotta da un anonimo gruppo di militanti e pubblicata da un minuscolo editore «eretico», modificare la percezione collettiva di vicende rilevantissime per lo Stato? Anzi, la percezione collettiva dello Stato stesso?
Talvolta accade. E “La strage di Stato”, libro uscito nel 1970, che per primo indagò sulla strage e sul coinvolgimento dei movimenti di estrema destra e delle istituzioni, finì per vendere centinaia di migliaia di copie.Quindi, a cinquant’anni dalla strage, Aldo Giannuli riprende in mano quel libro e ci offre una straordinaria «inchiesta sull’inchiesta», con tutta la passione e la competenza del ricercatore che proprio allora iniziò a investigare nei meandri più oscuri della nostra Repubblica.Con la consueta incisività, Giannuli esamina La strage di Stato, con le sue rivelazioni e i suoi errori, e ci reimmerge in una storia molto meno lontana di quel che potrebbe sembrare, ripercorrendo vicende, «verità» processuali emerse nei decenni, altre verità meno appariscenti, misteri che ancora aspettano di essere sciolti.E che forse potranno esserlo, anche grazie a libri come questo.
Fatta questa premessa, iniziamo ad esaminare il libro…
–(da pag.23)…Capitolo 2 – La contro inchiesta “”…Dunque, occorreva, per la prima volta, assumere un ruolo da investigatori che non era quello più congeniale alla sinistra. Certamente gli avvocati degli accusati (Guido Calvi, Nicola Lombardo, Edoardo Di Giovanni ecc. tutti di sinistra) avrebbero fatto il possibile in fase dibattimentale, ma, a quel punto, la frittata sarebbe stata fatta. Il Codice di Procedura Penale del tempo non prevedeva che la difesa potesse svolgere investigazioni in proprio, poteva solo proporre altri testimoni e svolgere il suo compito in dibattimento, ragionando sulle prove portate dall’accusa. Anche per questo, spesso la sentenza di rinvio a giudizio anticipava, con buona probabilità, la sentenza finale, e i margini della difesa, il più delle volte, si riconducevano alla contestazione logica dell’impianto accusatorio o, più ancora, alla contestazione delle prove in punto di diritto e non di fatto, per arrivare, magari, a una assoluzione per insufficienza di prov…Nello stesso tempo, nell’Associazione Giuristi Democratici, un gruppo di aderenti (gli avvocati Edoardo Di Giovanni, Rocco Ventre e Giuseppe Mattina e i Magistrati di Magistratura Democratica, Franco Marrone e Franco Misiani, cui si unirono, poco dopo, anche Corradino Castriota, Gabriele Cerminara) dettero vita al collettivo politico giuridico (CPG), con l’appoggio di alcuni gruppi della sinistra extraparlamentare. Poco dopo i due gruppi (CPG e CDC) iniziarono a collaborare e a incontrarsi con un gruppo di docenti di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano amici di Licia Pinelli (Bruno Manghi, Gian Primo Cella, Pietro Merli Brandini) che, con l’aiuto del giornalista di Vie Nuove Gabriele Invernizzi, stava lavorando sulla morte di Giuseppe Pinelli. A fare da cerniera tra i romani e milanesi fu Marco Ligini (come ricorderà più tardi, sotto lo pseudonimo di “giornalista“ lo stesso Invernizzi). Da questa confluenza nacque libro La strage di Stato. Parallelamente avviene la formazione di “giornalisti democratici“, su cui conviene dare qualche notizia in più. Nei primi del 1970, un folto gruppo dette vita al “Comitato dei giornalisti democratici per la libertà di stampa e contro la repressione“ che ebbe il “battesimo del fuoco“ il 21 gennaio, quando il loro striscione aprì la manifestazione del movimento studentesco contro la repressione…””
–da pag.29…Il libro La strage di Stato – “”Il libro La strage di Stato. Controinchiesta, rifiutato dall’editore Feltrinelli, uscì il 13 giugno 1970, per i tipi della Samonà e Savelli (casa editrice vicino ai gruppi comunisti rivoluzionari-IV internazionale), 150 pagine, più 10 pagine di inserto fotografico, costo 500 lire. In fondo, comparivano dichiarazioni di esponenti di primo piano della sinistra parlamentare come Lelio Basso (Presidente del PSIUP), Ferruccio Parri (Capogruppo della Sinistra Indipendente), Aldo Natoli (del Manifesto) e Alessandro Natta (della Direzione del PCI).
Il libro si apriva con un’avvertenza dell’editore che dichiarava che esso era frutto del lavoro “paziente sistematico di un nutrito gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare […] svolto in modo del tutto indipendente dalle organizzazioni della sinistra, senza alcun aiuto politico finanziario”. Seguiva una nota degli autori (anonimi) che contiene una condanna della “democrazia borghese”, paravento dell’imperialismo e, di conseguenza, un’aperta polemica con il “ riformismo” della sinistra istituzionale (PCI, PSI, e PSIUP) che esitavano a cogliere l’essenza di quegli avvenimenti ed erano ancora troppo timidi nel contrasto all’azione eversiva di destra iniziata con la strage. La dichiarazione si concludeva dedicando il libro a Giuseppe Pinelli e al giudice Ottorino Pesce, il Magistrato che aveva indagato sullo “strano” suicidio del colonnello Renzo Rocca, cui l’inchiesta venne sottratta e, che, fatto segno da una violenta campagna denigratoria della stampa di destra, era morto di infarto il 6 gennaio 1970…(Si ricorda che l’Ufficiale futrovato morto nel suo ufficio, con un colpo di pistola alla tempia; doveva essere interrogato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul presunto tentativo di colpo di Stato, conosciuto come Piano Solo del giugno-luglio 1964. Il guanto di paraffina fu negativo, ed il caso fu archiviato come suicidio n.d.a.)…Il capitolo proseguiva poi tratteggiando il clima del 1969, richiamando un articolo pubblicato dal giornalista Leslie Finer sul Guardian il 7 dicembre 1969, nel quale si diceva della preparazione di un colpo di Stato in Italia fomentato dal regime dei Colonnelli greci. Pertanto, l’eccidio era parte di un piano finalizzato a respingere le lotte sociali in atto e buttare fuori i socialisti dal governo, ripristinando la vecchia coalizione centrista, aperta all’ MSI. A ciò sarebbe dovuto seguire un colpo di Stato di tipo greco. Il crescendo di attentati era funzionale a creare il clima adatto, attuando quella che, per la prima volta, era chiamata “strategia della tensione”. Fautore del piano sarebbe stato il “partito americano“ composto da Pri, destra DC, PSU, MSI, PLI, Confindustria e da tutti gli apparati repressivi e militari del paese (perciò la strage era definita non “fascista”, ma “di Stato”).
Il secondo capitolo era dedicato alla pista anarchica, costruita già prima dell’attentato dalla Polizia e da Avanguardia Nazionale (il gruppo di estrema destra diretto da Stefano Delle Chiaie) che aveva infiltrato Mario Merlino nel gruppo 22 ottobre e da Lotta di Popolo (gruppo dei fratelli Di Luia legati ad AN) che aveva infiltrato Nino Sottosanti tra gli anarchici milanesi. Questo capitolo contiene uno degli scoop maggiori del libro: l’agendina di Mario Merlino (riprodotta integralmente in appendice) dalla quale si evince con evidenza la rete di relazioni del sedicente anarchico con gli ambienti di estrema destra in particolare con AN. Nel testo si rivolgono critiche agli anarchici cui era imputata qualche leggerezza. Dal canto loro, gli anarchici distribuirono il libro allegando un volantino che contestava le accuse del libro.
Il terzo capitolo è dedicato ai fascisti, ma sostanzialmente ad Avanguardia Nazionale e al suo leader Stefano Delle Chiaie che vengono indicati, senza troppi giri di parole, con i principali sospettati degli attentati di Roma e di Milano, per il tramite dei fratelli Di Luia (di cui si parla più avanti). Si sottolineano i rapporti di AN con la Polizia e, in particolare, con l’Ufficio Affari Riservati del Viminale. Questo capitolo è certamente scritto dal gruppo romano e a Roma il gruppo squadrista più pericoloso e aggressivo era certamente AN che, comprensibilmente, era oggetto di particolare odio da parte della sinistra romana…
Il quarto capitolo (“Contro inchiesta”) è invece dedicato al caso Pinelli ed è opera del gruppo milanese, almeno nella parte dedicata al caso del ferroviere anarchico e ai personaggi milanesi, mentre la seconda parte e forse più dovuta al gruppo romano. La tesi del libro è che Pinelli era stato assassinato più o meno volontariamente forse perché nell’interrogatorio aveva compreso qualcosa di troppo. Durante l’interrogatorio, Pinelli avrebbe perso conoscenza per un colpo di karate; i poliziotti, dopo aver invano tentato di rianimarlo, realizzavano la messinscena del suicidio buttandolo dalla finestra…””
-(da pag.34)…“”Quindi, segue il paragrafo dedicato a Junio Valerio Borghese e al suo Fronte Nazionale, indicati come la centrale operativa del colpo di Stato in Italia e Borghese (se c’è una persona che, silenziosa, spettrale, movendosi discretamente dietro le quinte, sembra tenere in mano i fili della complessa ragnatela che collega i vari punti di forza ed azione della destra, questa persona èJunio Valerio Borghese)…Un paragrafo, molto interessante, è dedicato ai finanziatori della strategia della tensione e in particolare dei fascisti e, per la prima volta in Italia, si fanno in relazione alla destra nomi come quello di Michele Sindona, dello IOR – la Banca vaticana -, di Paul Marcinkus, della Continental Illinois Bank, della Banque de Paris et desPaysBas. E poi nomi più noti in questo senso come quelli dei settori della destra confindustriali (petrolieri, cementieri, armatori, zuccherieri, eccetera)””.
-(da pag. 35)…””Gli aspetti investigativi del libro… Il libro era dunque basato su una particolare formula basata sul lavoro investigativo e analisi politica. Una formula che miscelava due filoni di grande tradizione: l’investigativejournalism anglo-americano (che aveva avuto il suo più vicino importante successo con l’inchiesta di Mark Lane “l’America ricorre in appello” che faceva a pezzi il “rapporto Warren” sull’attentato a Kennedy) e il giornalismo di denuncia politica di tradizione francese (che ebbe il suo antesignano in Emile Zola con la sua serie di articoli sul caso Dreyfus e culminati nel celeberrimo J’accuse). Nel primo caso abbiamo un giornalismo politicamente “neutrale” ( in quanto non schierato con nessun attore politico ) e poco incline a considerare gli eventuali movimenti politici, ma attentissimo ai particolari strettamente investigativi e alle prove materiali. Nel secondo caso, al contrario, l’analisi politica dei possibili momenti fa da elemento trainante dell’inchiesta anche nella ricerca delle prove materiali. “La strage di Stato” ricava un modello originale incrociando i due precedenti per sfociare in un lavoro a cavallo fra l’analisi politica, il giornalismo investigativo e il lavoro di intelligence. Di questo terzo aspetto questa inchiesta ha in comune il ricorso a metodi illegali di acquisire gli elementi di prova (come altro sarebbe possibile avere l’agenda di Merlino se non sottraendola in qualche modo illegale?) e l’occultare le proprie fonti: molti testimoni sono taciuti o indicati con le sole iniziali, di alcune notizie non si indica affatto la fonte che potrebbe essere tanto un racconto confidenziale, quanto l’intercettazione di un documento o di una conversazione…””
-(da pag.43)… 4. L’analisi politica del libro… “”Ma quello che caratterizzò il libro era l’analisi politica in particolare i concetti di “strategia della tensione“ e di “strage di Stato“. Con il primo si indicava il carattere non casuale e frammentario degli episodi di violenza politica, ma la loro organicità a un disegno di manipolazione del consenso, che aveva radici anche nello “ Stato profondo“. Con il secondo si sosteneva che, anche se la strada era stata compiuta da fascisti, i mandanti erano dentro lo Stato. Essa non era un attentato “contro“ il sistema, ma “ del”sistema, perché non mirava a destabilizzarlo ma a consolidarlo. E questo mix fra acquisizioni investigative e analisi politica fu la formula base che decretò il successo del libro…””
-(da pag.47)…Capitolo 3 Le reazioni alla controinchiesta…
“”Comprensibilmente, fra le prime reazioni ci fu un nugolo di querele: Giorgio Almirante, Pino Rauti, Junio Valerio Borghese, il Generale Frattini (Presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia), Pio d’Auria, Nino Sottosanti, Mario Palluzzi, il Generale Caforio dei paracadutisti, Paolo Pecoriello e Giovanni Ventura. Il libro, tuttavia, non verrà ritirato dalla circolazione o condannato a particolari rettifiche.
Ma le reazioni più interessanti furono quelle di carattere politico. Nell’immediatezza della sua uscita, la DC, i laici e le testate cosiddette d’opinione (Corriere della Sera, La Stampa, Il Messaggero, etc) prestarono scarsissima attenzione al libro. Molto infastidita fu, invece, la reazione del PCI…””
-(da pag.82)…Capitolo 6…Alcuni nodi ancora da sciogliere…Chi sapeva della strage prima della strage?… “”Il primo punto da chiarire è se qualcuno e chi sapeva della strage prima ancora che accadesse.Sin dall’inizio del 1969, il PCI aveva iniziato a “tenere d’occhio” l’estrema destra (in verità, soprattutto l’MSI) e da diverse città erano piovute sulle scrivanie di Botteghe Oscure decine di segnalazioni. Particolarmente interessante fu un appunto da Firenze a firma Gal (Galleni):“Una decina di giorni fa due missini, ascoltati per caso da un nostro compagno, dicevano che il 14-15 dicembre p.v. ci sarebbe stata una grossa causa nazionale, che dovrebbe creare nel paese un grosso fatto nuovo…”
Le date sono quelle della prevista manifestazione missina. Dunque, il PCI già in novembre sapeva di una importante azione eversiva per il mese successivo. C’è, poi, un brano del memoriale di Aldo Moro (scritto dall’eminente Statista durante la prigionia operata dalle cosiddette Brigate Rosse n.d.a.) in cui si legge che egli seppe della strage “sul finire della seduta mattutina” e di aver sentito subito dopo Tullio Ancora, alto funzionario della Camera e suo uomo di collegamento con i comunisti. Da Ancora apprese che l’Onorevole Luciano barca ( appunto del PCI) suggeriva cautele per il ritorno da Parigi, in quanto avrebbero potuto esserci pericoli per la sua persona…””
-(da pag.135)…Conclusione…””Tirando le somme quel che è emerso ci dice che la strage di Piazza Fontana e le altre, come quella di Brescia, fu opera degli uomini di Ordine Nuovo. In qualche caso gli autori sono stati individuati anche in sede giudiziaria, in altri no, ma sempre con sentenze dubitative, in ogni caso sulla responsabilità dell’organizzazione in quanto tale ci sono cumuli di documenti che lo storico non può ignorare e anche qualche sentenza assolutoria degli imputati dice che non è in discussione la matrice organizzativa dei fatti.Sappiamo anche che un interesse diretto a essa lo aveva la Giunta dei Colonnelli greci, che volevano impedire che l’Italia si mettesse alla testa dei paesi che ne chiedevano l’espulsione dalla NATO (e la data del 12 dicembre non è priva di significato, come abbiamo visto)…E sappiamo che settori di classe politica di Governo, pur non essendo indiziabili per il reato di strage (salvo gli eventuali misteriosi intermediari sulla questione della proclamazione dello stato di emergenza, su cui sappiamo decisamente poco: ecco una zona d’ombra che persiste) ne furono fruitori occasionali, in vista di una trasformazione costituzionale del paese. Sappiamo che diversi politici ebbero un ruolo non trascurabile nel nascondere informazioni molto importanti alla Magistratura (e si pensi al processo di Catanzaro). Ancora: Sappiamo che una parte rilevante delle classi imprenditoriali, spaventate dal conflitto operaio in atto, insieme ai settori della destra del centro politico presidenzialista, hanno civettato con ipotesi di colpo di Stato più o meno violento, più o meno bianco, più o meno militare, forse preparato dalla proclamazione di uno stato di emergenza. In questo senso, abbiamo detto, c’era chi effettivamente voleva un colpo di stato militare di tipo greco (come l’MSI), chi aspirava a un colpo di Stato gaullista (come Saragat o Sogno) e chi, più semplicemente, si accontentava della sua minaccia per domare le sinistre il conflitto sociale. E fra questi ultimi abbiano inserito tanto l’amministrazione Nixon (quantomeno nei suoi orientamenti maggioritari) quanto Giulio Andreotti, giocatore su ogni tavolo e uomo prudentissimo e sfuggente. E sappiamo, infine, che questi progetti di stravolgimenti istituzionale sono stati battuti, quantomeno fino alla stagione 1989-1993…””
-(da pag.142)…””Sul piano storico, quel che conta, è l’effetto che l’inchiesta ha avuto. Il suo valore sta nella sua capacità di costruire un quadro esplicativo che, per quanto impreciso, schematico, forzato, formi una chiave di lettura di quello che stava accadendo e pose le premesse della risposta di massa delle sinistre: la formula “strategia della tensione + strage di Stato“ con il tempo si è confermata sostanzialmente esatta, aldilà dell’insuccesso della “pista delle Chiaie”. Ovvero, come fare centro sbagliando la mira, magari grazie a qualche rimbalzo. E fu questo a decretare l’enorme successo del libro: tre ristampe in due mesi, 100.000 copie vendute in due anni, poi continue ristampe fino al 1978 per un totale di 300.000 copie vendute in libreria. Il libro venne anche tradotto integralmente in francese e svedese, mentre in inglese comparve una sua sintesi. Brani comparverosu riviste olandesi, tedesche, giapponesi e della resistenza greca…””.
Sin qui l’interessante libro di Aldo Giannuli
Ora una riflessione…
La prima è che le stragi della cosiddetta strategia della tensione sono state materialmente eseguite da gruppi neofascisti. Del resto, almeno un condannato per le bombe del 12 dicembre c’è: è Carlo Digilio, detto “zio Otto”, esperto in esplosivi, che si è autoaccusato di aver contribuito alla preparazione dell’ordigno, confezionato per il gruppo neofascista Ordine nuovo.
La seconda, è il ruolo degli apparati dello Stato che hanno giocato alla guerra fredda, collaborati cinicamente da massoni, mafiosi, criminali; che hanno impiegato Ordine nuovo, Avanguardia nazionale e i loro derivati… Certo, c’è una patologia tutta italiana, che è quella delle pericolose amnesie inclini addirittura alla rimozione per fatti gravissimi quali quelli di terrorismo. Con tali comportamenti corriamo il pericolo di vedere riproposte situazioni che invece dovevano essere da tempo metabolizzate con basi di difesa…
È vero, sono troppe le amnesie, eccessiva la superficialità con cui gli Italiani sono indotti da falsi Profeti a ragionare come anche a dare credito agli imbonitori della politica, da oltre quarant’anni mediocre e modesta per i Cittadini, tutttavia affaristica…
Quindi, concludendo, l’attenzione va tenuta costantemente alta da parte di tutti, in particolar modo dagli apparati dello Stato, in quanto è inimmaginabile che dopo la disarticolazione dei terrorismi agli inizi degli anni ’80, con eccezionali successi di Magistratura, Servizi allora oltremodo efficienti, e Polizie, taluni personaggi di primo piano non siano stati incisivamente monitorati nel tempo consentendogli di raggiungere i piani e i panorami più alti…Ai Giovani, quindi, l’ingrato compito…!!
Con Piazza Fontana, l’Italia perse l’innocenza…
Oggi, i Giovani, Faro di Luce della società, devono necessariamente conoscere questa storia amara…