Tematiche etico-sociali

Il grande Blek: sessant’anni e non sentirli – VIDEO

Celebriamo l’anniversario del mitico fumetto italiano, uscito per la prima volta nell’ottobre del 1954.

Roma, ottobre – Esattamente sessant’anni fa, il 3 ottobre 1954, tre sceneggiatori e disegnatori piemontesi (Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon e Pietro Sartoris) videro pubblicata la prima avventura del loro nuovo personaggio: il grande Blek, noto anche come Blek Macigno.

Un trapper americano che insieme ai suoi colleghi lottava contro gli invasori inglesi nelle foreste del Maine come a Boston, a Portland e fino all’Alaska. A sostenerlo da vicino c’erano il ragazzino Roddy Lassiter ed il professor Occultis, nel rispetto di uno schema (l’eroe più pards fedeli) che ritroviamo in tutti i fumetti del tempo: Tex con Kit Carson, il figlio Kit e il navajo Tiger; Zagor con il messicano Cico; Il Comandante Mark con Gufo Triste e Mister Bluff , Capitan Miki con Doppio Rhum ed il Dottor Salasso e così via.

Le storie pubblicate dalla editoriale Dardo nella “Collana Freccia” fecero subito presa sul pubblico degli appassionati di fumetti e tra gli anni cinquanta e settanta vendettero come poche altre.

Blek Macigno divenne di moda tra i ragazzi e per molti di loro fu presto un abituale compagno di vita.

Nelle sue ribellioni contro il colonialismo degli inglesi cattivi (le giubbe rosse) rividero le loro ribellioni contro gli stereotipi della vita sociale del tempo e il suo essere fiero, forte, bello e invincibile fu uno dei segreti del suo successo. Nel 1987, poi, il trapper ispirò anche il titolo di un lungometraggio di Giuseppe Piccioni, “Il grande Blek”, appunto, nel quale il protagonista era un grande appassionato di fumetti.

La serie originale de “Il grande Blek” in formato striscia si chiuse con il numero 117 del 15 ottobre 1967 di “Collana Freccia”, ma in seguito di ristampe ne sono uscite moltissime.

Perché un mito, se è davvero tale, non muore mai. Nemmeno nell’era digitale.

Auguri, dunque, Blek Macigno. E non arrenderti mai.

 

 

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