Quando Napoli e il Napoli sconfissero il colera
Il Napoli cominciò la stagione 1973-74 con il colera in città, ma poi la chiuse al terzo posto.
Roma, 20 aprile 2020 – L’ospedale “Cotugno” di Napoli è una delle eccellenze italiane nella lotta alle malattie infettive e questa sua predisposizione a combatterle affonda le sue radici nella tristemente celebre epidemia di colera che colpì il capoluogo campano tra il 20 agosto e il 12 ottobre del 1973. Nei primi dieci giorni dello scoppio della colerosi al Cotugno vennero ricoverate 911 persone, che diminuirono nelle settimane seguenti per l’imponente opera di vaccinazione che venne messa in piedi in città. Nel periodo del colera, che in forma minore colpì anche Bari e la Puglia, Cagliari e la Sardegna, il campionato di calcio non era ancora iniziato, perché a quei tempi la Serie A era a 16 squadre e 30 giornate e normalmente, per questo suo format più ristretto (e per noi migliore) partiva ad ottobre. Tanto è vero che il suo inizio era fissato per domenica 7 ottobre. A settembre, però, si giocava la Coppa Italia e il Napoli, con l’epidemia in corso, disputò in casa tre delle quattro partite che doveva giocare: 1-1 con la Reggiana il 28 agosto, vittoria per 2-1 con il Bologna il 2 settembre e vittoria per 2-0 a tavolino contro il Genoa il 16 settembre perché quest’ultimo, proprio a causa del colera, si rifiutò di andare a giocare a Napoli dopo che il Comune di Genova aveva rifiutato l’inversione di campo. Nella prima giornata di campionato il Napoli pareggiò a Cagliari 0-0, mentre nella seconda fece un gran debutto casalingo perché sconfisse la Juventus 2-0 con la rete di Cané e il rigore del “gringo” Clerici. Era il 14 ottobre, l’epidemia era pressoché finita e quel successo così prestigioso fu una sorta di rinascita per la città e i suoi tifosi, che si sentirono finalmente liberi di gioire ed esultare. Anche perché quella squadra, allenata da “O’ Lione” Luis Vinicio, chiuse il torneo con un ottimo terzo posto dietro alla Lazio e alla stessa Juventus. Quel bel risultato arriivò grazie alle parate di “Gedeone” Carmignani; ai recuperi o anticipi difensivi di “Palo ‘e fierro” Bruscolotti, di Pogliana, Vavassori e Zurlini; alle giocate in mezzo al campo di Esposito, Montefusco, Orlandini e, soprattutto, di capitan “Totonno” Juliano e ai gol di attaccanti di valore come i succitati Cané e Clerici (che ne fece 15) e di Braglia. La stagione che era nata con il colera terminò così con quel bel piazzamento in classifica, che l’anno dopo venne seguito da un indimenticabile secondo posto a due soli punti dalla Juventus. Uno scudetto solo sfiorato per provare ad arrivare al quale, nell’estate del 1975, il presidente Ferlaino fece un gran colpo di mercato acquistando l’attaccante Beppe Savoldi dal Bologna per una valutazione complessiva di due miliardi delle vecchie lire. Ma questa è un’altra storia.