Il “Puntero” viola
Daniel Bertoni, il “Puntero” che, senza colpa, fece perdere lo scudetto alla Fiorentina nel 1982
Roma, 1 maggio 2020 – Quaranta anni fa, nel 1980, le frontiere del calcio italiano venivano riaperte. Per celebrare la ricorrenza raccontiamo i primi stranieri che sono venuti a giocare (uno per squadra) in quel campionato 1980-81. Dopo aver iniziato con la coppia Eneas-Luis Silvio, oggi ci trasferiamo a Firenze, dove il Conte Ranieri Pontello, appena diventato presidente della Fiorentina, scatena l’entusiasmo dei tifosi acquistando il campione del mondo argentino Daniel Bertoni (nella foto insieme al romanista Falçao, arrivato anche lui quell’anno). Parliamo di lui perché il 18 aprile, in un’intervista al Corriere Fiorentino, ha espresso la sua opinione sulla possibile ripresa del calcio dopo il coronavirus. “La vita conta più del pallone – ha detto – il problema è solo economico, perché molte società rischiano di morire senza i soldi di sponsor e diritti tv, ma i calciatori non sono macchine, sono essere umani. Anche in Argentina stiamo tutti chiusi a casa per colpa di questo virus e in questo periodo, purtroppo, è morta anche mia madre, che era stata ricoverata per un altro problema e che non ho potuto nemmeno assistere nella sua ultima ora”. Uno dei tanti drammi di questi tristi giorni tristi che ha toccato tutta l’Argentina, dove Bertoni è un idolo, visto che è stato uno degli artefici della conquista della Coppa del Mondo nel 1978. Anche a Firenze lo diventò subito. I tifosi lo soprannominarono “il Puntero” e gli continuarono a voler bene anche quando quattro anni dopo, nel 1984, andò a giocare al Napoli, insieme al connazionale Maradona. In quel suo primo anno in viola ha segnato 4 gol in 25 partite di campionato. La Fiorentina vestiva una bella maglia firmata Adidas (viola con le classiche tre strisce bianche) e a guidarla era come sempre capitan Antognoni, con il quale Bertoni stabilì subito una forte intesa, come spesso avviene tra giocatori di classe. La squadra era discreta, tanto che arrivò quinta dietro a Juve, Roma, Napoli e Inter. L’anno dopo, anche grazie alle sue 9 reti, sfiorò lo scudetto, perdendo la volata con la Juventus solo all’ultima giornata per un gol annullato a Graziani a Cagliari per un fallo di ostruzione (molto, ma molto presunto) commesso proprio da Bertoni sul portiere sardo Corti, in uscita alta. I bianconeri e i viola erano arrivati all’ultimo turno appaiati in testa alla classifica con 44 punti e una trasferta a testa da giocare. La Juve vinse a Catanzaro 1-0 con un rigore di Brady, la Fiorentina non andò oltre lo 0-0 a Cagliari per l’episodio succitato, che scatenò la rabbia della tifoseria viola e dello stesso Bertoni, che ha sempre affermato di non aver commesso alcun fallo su Corti. Alla moviola si nota che ha ragione, visto che nel momento del salto è stretto da due avversari e per questo gli è praticamente impossibile fare fallo su Corti. Insomma, l’arbitro Mattei di Macerata ha fischiato il classico “fallo di confusione” che si sanziona quando in un contrasto aereo in area non ci si capisce niente. I maliziosi, però, ricordano ancora che se le due squadre avessero chiuso il campionato a pari punti sarebbe servito uno spareggio per assegnare lo scudetto. Un’ipotesi che metteva i brividi allo staff della nazionale di Bearzot, che di lì a poco sarebbe partita per la trionfale avventura dei Mondiali di Spagna ’82. Negli spogliatoi di Cagliari, dopo la partita, Antognoni disse chiaramente come la pensava la squadra: “Lo scudetto? Ce lo hanno rubato!”. Da quel 16 maggio dell’82, a Firenze, si è sempre “meglio secondi che ladri”, come titolò il settimanale “Brivido Sportivo” su ispirazione del giornalista Paolo Melani.