Roma, 28 maggio 2020. Giornalista, cantante country, vecchio bisbetico, cacciatore di taglie, bandito, astronauta, ergastolano, manager di donne boxeur, guardia del corpo, guerrigliero sudista, amante sentimentale e romantico. Tutto questo è stato, ed è, Clint Eastwood, 90 anni domenica 31.
Un eroe popolare in continua trasformazione, unica stella del cinema americano che ha veicolato la propria carriera, in gran parte, attraverso film prodotti, recitati e diretti da se stesso.
Come produttore-regista, Eastwood mantiene un’indipendenza assoluta all’interno del sistema hollywoodiano attraverso la Malpaso Productions, casa di produzione da lui fondata.
Carriera ultrasessantennale, icona statunitense, che all’inizio sviluppa la sua fama con i ruoli del pistolero senza nome nei film di Sergio Leone e con il personaggio dell’ispettore Callaghan. Insieme a Leone possiamo dire che a metà degli anni sessanta rivoluziona l’epopea western, il suo approccio, esagerando nella violenza e nelle sparatorie tracciando personaggi violenti, poco nobili, che poi negli anni successivi verranno amplificati dai film di Sam Peckinpah; niente a che vedere col concetto di eroe buono alla James Stewart o Gary Cooper.
Dopo i successi della trilogia del dollaro diretti da Leone, che peraltro escono negli Stati Uniti all’inizio del 1967, Eastwood comincia a dettare le condizioni alla United Artists per il suo primo ruolo da protagonista in patria. Propone il progetto di Impiccalo più in alto, film dai temi abbastanza impegnati, lo produce attraverso la Malpaso ed ottiene un grande successo. E’ il decollo verso una grande carriera, alternando film dove viene diretto da altri sui quali però mantiene un certo controllo sulla sceneggiatura.
Eastwood, dopo aver ispirato nuove maschere e divi palestrati che recitano in film estremi, si lascia alle spalle le sue imprese giovanili, rifiuta le mode culturali ed estetiche del momento ed esplora in chiave personale una grande varietà di temi.
Viene spesso attaccato dalla critica, al contrario del pubblico che è con lui, per quello che la stessa ritiene sia il messaggio politico di alcune sue pellicole; ma Clint tira dritto, ribadendo che il suo intento è solo quello di raccontare delle storie.
In alcuni casi e per diversi anni Eastwood è giudicato più per i personaggi che interpreta piuttosto che per il suo lavoro di regia, quasi una sottovalutazione, un preconcetto. Il tempo però è galantuomo e nel prosieguo del suo percorso produzioni come Mystic River, Changeling, Hereafter, per non parlare di Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima, dove racconta il dramma del secondo conflitto mondiale dal punto di vista sia americano che giapponese, ribadiscono il talento dell’artista californiano.
Un ultimo aspetto straordinario che voglio ricordare è la sua passione ed il suo sempre maggior coinvolgimento verso la musica. Già dal 1970 con Gli avvoltoi hanno fame collabora attivamente con Ennio Morricone e firma successivamente colonne sonore in Million dollar baby, I ponti di Madison County e Gran Torino. In quest’ultima pellicola nei titoli di coda si sente la sua voce arrotata.
Clint Eastwood, un giovanotto di 90 anni, cavaliere pallido, straniero senza nome e carogna Callaghan.