Roma, 7 giugno 2020. Più di qualcuno nelle innumerevoli discussioni sul gioco del calcio si lascia andare a battute, ricordi, giudizi tecnici di ogni genere, paragoni, che poi lasciano il tempo che trovano in relazione alle epoche vissute dai protagonisti della pedata.
Qualche mese fa, davanti ad un boccale di buona birra, si dissertava sulla storia dei Mondiali di calcio e sulla preferenza di questa o quella edizione con inevitabile asterisco sulle due conquiste degli Azzurri nel 1982 e nel 2006.
Sarò bastian contrario ma da quando seguo la rassegna iridata, Mondiali d’Inghilterra del 1966, per me i Mondiali con la M maiuscola sono quelli di Messico 1970.
Con stupore mi è stato fatto notare che avevamo perso la finale col Brasile e quindi perché ricordare un NON successo rispetto ai trionfi sopra citati? Perché avevo 14 anni ed ero appena stato promosso in seconda ragioneria, le partite venivano irradiate in diretta via satellite a partire dalla mezzanotte per la differenza di fuso orario col Messico, perché erano appena iniziate le vacanze e quindi non c’erano problemi di andare a letto presto per la scuola e poi strada facendo la nostra Nazionale ci stava facendo sognare dopo anni di vacche magre appena interrotte due anni prima dalla conquista dell’Europeo per nazioni.
L’Italia di Riva, Rivera, Albertosi, Boninsegna, tanto per citarne alcuni, che raggiunse l’apice nella famosa, storica, semifinale con la Germania vinta per 4-3, la <<partita del secolo>> (passato). Oltre a tutto ciò erano anche i mondiali di Pelè, che avevo appena intravisto quattro anni prima massacrato e fatto fuori dai portoghesi, del suo magnifico Brasile e di una squadra incredibile composta da almeno sette fuoriclasse assemblati alla grande dal tecnico Zagallo.
Il 7 giugno 1970, seconda gara del turno eliminatorio, allo stadio Jalisco di Guadalajara va in scena Brasile-Inghilterra. I Campioni del mondo uscenti, maestri del calcio, contro i tecnici sudamericani in un ambiente non certo favorevole ai britannici. E’ la partita della <<parata del secolo>> (passato), col grande portiere inglese Gordon Banks che con un colpo di reni toglie la sfera dall’angolo basso della porta su un colpo di testa di Pelè a cui rimane strozzato in gola l’urlo del goal. Il gesto tecnico di Pelè è fantastico, quasi identico alla rete che ci fece in finale; uno stacco imperioso e palla colpita di piena fronte all’angolo basso alla destra del numero 1 inglese. Ma il portiere non è uno qualsiasi; Banks, un po’ avanti rispetto alla linea di porta, si tuffa recuperando la posizione andando a smanacciare la sfera all’indietro un centimetro prima della linea bianca.
<<Fu l’inizio della nostra amicizia>>, ricorda in seguito ‘O Rey mentre Sir Bobby Charlton, grande, storico, protagonista dei bianchi inglesi, il 12 febbraio 2019 alla scomparsa di Banks a 81 anni lancia il suo epitaffio: <<ancora oggi mi chiedo come abbia fatto quel giorno a respingere il pallone sul colpo di testa di Pelè>>.
La Fifa lo premia per ben 6 volte come portiere dell’anno a coronamento di una carriera che lo vede eccelso protagonista esclusivamente in Nazionale, 73 presenze di cui 35 imbattuto, secondo numero 1 al mondo dopo il grande Yashin.
La partita di Guadalajara la vincerà il Brasile per 1-0, che poi diventerà Campione del Mondo per la terza volta aggiudicandosi definitivamente la Coppa Rimet.
La parata del secolo, la partita del secolo, la magia di Rivera contro la Germania, Pelè sul tetto del mondo; anche e soprattutto per questo nel 1970 si sono disputati i Mondiali di calcio più belli di sempre.