Roma, 9 giugno 2020. <<Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria…La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia>>. Con questo inizio di discorso Benito Mussolini il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, decreta l’entrata dell’Italia nel secondo tragico conflitto mondiale.
Il giorno prima però, il 9 giugno 1940, ottant’anni fa, il ventenne Fausto Coppi vince il primo dei suoi 5 Giri d’Italia, da gregario, in partenza, di Gino Bartali.
Più di una volta ho raccontato su queste colonne quello che è stato Fausto Coppi; una piccola parte, naturalmente, della travagliata storia del Campionissimo che al pari del Grande Torino, di Bartali, di Alì o nel campo cinematografico di Bogart, è diventato MITO un minuto dopo la sua scomparsa. Il buongiorno si vede dal mattino, si suole dire. Non poteva che essere così, sarcasticamente, se pensiamo che Fausto trionfa non accreditato dal pronostico al Giro e ventiquattro ore dopo si trova travolto nel dramma nazionale dell’entrata in guerra. Tra l’altro viene arruolato come fante, neanche imboscato come altri atleti del periodo.
Il Giro del 1940 Coppi lo corre da gregario di Bartali nella Legnano, al completo servizio dell’illustre capitano che però cade in una delle prime tappe e va in difficoltà allontanandosi dai primi posti della classifica. Quando si affronta la dura salita dell’Abetone, circa a metà Giro, Bartali ancora accusa i postumi dell’incidente e il direttore sportivo della Legnano, per non perdere di vista l’obiettivo della vittoria finale, lancia il puledrino che s’invola come un Airone sui tornanti della salita; vince la tappa ed infila la sua prima maglia rosa. Qualche giorno dopo Coppi vive un momento di crisi nella tappa con arrivo a Ortisei, ma proprio Gino lo aiuta tirandoselo dietro sul Falzarego e sul Sella e lo salva consentendogli di mantenere la maglia rosa.
Domenica 9 giugno 1940 all’Arena di Milano Fausto Coppi diventa ufficialmente il nuovo protagonista del ciclismo, festeggia la vittoria ma senza godersi appieno il suo successo.
Un velo di celata malinconia lo ammanta, forse immaginando l’inizio della tragedia del giorno dopo. E’ sempre stato un tratto distintivo, nella breve vita di Coppi, quello di vincere senza esagerare nei festeggiamenti. Pensate che tutte le volte che ha tagliato il traguardo per primo NON ha mai alzato le braccia al cielo!
La prima vittoria in maglia rosa di Fausto Coppi ottant’anni fa. L’Airone che festeggiava (poco) in silenzio.