Spettacolo

Lazarus senza resurrezione

Basilica di San Paolo fuori le Mura.  XIII° Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra

(Wiener Singverein)

È la tappa più attesa del “Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra”; è l’incontro con una celebrata orchestra, da sempre sui piani alti della stima e del successo mondiali, i Wiener Philharmoniker, ormai da tredici anni ospitati nella sontuosa Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Ma se il luogo può essere semplificativo della maestà e della solennità delle Basiliche papali romane, l’acustica è certamente una delle peggiori, seconda solo a quella dell’immensa Sala Nervi del Vaticano.

Ebbene, in questo ambiente ostile all’ascolto, è stato proposta un’ opera incompiuta – ancora una – di Schubert, l’oratorio Lazarus del 1820.

Era stato pensato come un’opera in tre atti, ma la composizione si interrompe dopo 595 battute, praticamente alla metà del secondo atto.

Il racconto drammatizzato,  praticamente termina con la deposizione del corpo di Lazarus nella tomba, secondo quanto riportato nel Vangelo secondo Giovanni (Gio 11, 1-45) e  prima della sua resurrezione ad opera di Gesù, evento per il quale il nome di Lazarus  è noto a tutti.

Lo studioso  Walther Dürr sostiene la causa andrebbe ricercata nel fatto che  Schubert “ non trovava il giusto approccio per il terzo atto, quello dell’accoglienza corporale di Lazzaro” per la difficoltà che provava ad accettare l’idea della resurrezione post-mortem.

Il libretto è del teologo tedesco August Hermann Niemeyer e forse doveva essere utilizzato per l’apertura della Facoltà di Teologia Protestante all’Università di Vienna, prevista per la Pasqua del 1820.

Il primo frammento completo dell’opera fu ritrovato occasionalmente nel 1863 e riproposto dal direttore dell’Opera di Corte di Vienna, il maestro Johan Herbeck (che già aveva fatto conoscere la celebre sinfonia “Incompiuta” di Schubert), e che ne fece una riduzione per pianoforte. Questo lavoro si dimostra assai interessante e permette di apprezzare le evoluzioni e gli sviluppi della composizione drammaturgica con l’utilizzo degli ariosi, invece dei recitativi secchi, accompagnati da archi e fiati con effetti notevoli di densità musicale.

Un’opera sotto il cono di luce di musicisti contemporanei, tanto che nel 1990 al  compositore russo  Denison fu richiesto di completare l’oratorio sullo stile dell’ autore.

Lazarus è un’opera che abbisogna di grande consistenza numerica, che prevede molti solisti per le varie parti. Qui sono il tenore Steve Davislim, Lazarus, il tenore Werner Güra, Nathanael, i soprani Rachel Harnisch, Maria, Christiane Libor, Martha, Sophie Karthaüser , Jemina e il baritono Daniel Schmutzhard, Simon.

Prevede anche un’orchestra adeguata e di spessore, qui i Wiener, in formazione ridotta, però,  e un grandissimo Coro, il Wiener Singverein.

Data la particolare natura dell’edificio sacro, sarebbe stato necessario imporre un suono più energico e brillante che permettesse di percepire la valenza di un’orchestra di tal pasta, ma il maestro Ingo  Metzmacher, forse vinto dalla dimensione del luogo,  ha operato con attacchi delicati e non vigorosi, cosicché nemmeno le prime file potevano cogliere perfettamente le qualità della partitura e eventuali tesori da sottolineare in mente e nel cuore.

Le voci soliste, tutte di straordinaria qualità e dall’impasto perfettamente allineato all’evento e il coro, davvero splendido e luminoso nell’emissione, hanno offerto tuttavia una prestazione magistrale.

Guarda anche
Close
Back to top button
SKIN:
STICKY