Roma, 11 agosto 2020 – Tre sono gli elementi distintivi emersi prepotentemente per il calcio italiano in questo finale di coppe europee. Al di la della bravura di Antonio Conte (su cui ritorniamo appresso), ciò che ha entusiasmato gli appassionati veri di calcio è la prova altisonante in Europa League, di due giocatori neroazzurri nel match contro il Bayer – che non è quello mitico di Monaco di Baviera, ma quello, sempre gagliardo, di Leverkusen.
Parliamo di Barella e di Lukaku. Quello che i due giovanotti sono riusciti combinare nell’arco di 90 minuti, sul piano tecnico ed agonistico, ha pochi precedenti.
Niccolò Barella al centro del campo, ha dominato la scena – quale incontrista implacabile e punto di riferimento sicuro – con una generosità davvero inusitata. I palloni da lui strappati ai tedeschi e trasformati in positivi, non si contano. Tutto senza battere mai ciglio nè sceneggiate. Solidità e continuità.
Un poco più avanti di lui, Romelo Lukaku è stata la spina costante nel costato della difesa teutonica. Vero centro-boa di stampo pallanuotistico.
La retroguardia neroazzurra era stata istruita che ogni volta che strappava la palla agli avversari, poteva far scattare il micidiale contropiede lanciandola nella zona dove gravitava mobile e inesauribile, l’attaccante belga incurante di ogni tipo di attenzione fallosa a lui dedicata.
Per chi ama lo sport quando non è praticato dalle foche ammaestrate ma da atleti che si battono correttamente al limite delle loro capacità tecniche, mentali e fisiche, questi due giocatori hanno rappresentato uno spettacolo da conservare in una teca d’oro.
La cosa più curiosa è stata che entrambi passano alla storia del calcio per le due reti-vincenti. Due capolavori che fotografano in pieno il loro stampo straordinario. Ma il loro contributo è stato assai più significativo. L’Inter avrebbe potuto tranquillamente vincere per 6-1 anzi che per 2-1, viste le reti sicure mancate per un inezia ed i due rigori prima assegnati e poi annullati.
La rete di Lukaku dell’1-0 ricorda molto da vicino quella realizzata da Messi contro il Napoli l’altro ieri: generosa incursione sballottata dai partenopei con caduta al suolo, ma capacità tecnica, ancora a terra, per indirizzare la palla angolata in rete.
Lukaku ha mantenuto la testa e la lucidità per infilare (anche lui di sinistro) l’angolino della rete tedesca.
La rete del 2-0 di Barella ha lasciato tutti con la bocca aperta. Ancora una volta Lukaku mette in crisi un drappello di avversari che a 5 metri dalla rete lo braccano come un orso da portare in gabbia. La sua bordata viene respinta sulla linea di porta. Il pallone schizza lontano verso l’arrembante Barella giunto in soccorso.
Uno si aspetterebbe in grande fendente nel mucchio? Niente affatto, il centrocampista , calibra un colpo misurato di esterno destro che si va a collocare preciso dove il portiere avversario non può arrivare.
Una rete che solo giocatori di estrema classe (come Messi, Maradona e lo stesso Ronaldo abituati al gol ed all’area di rigore avversaria) avrebbero potuto azzardare di mettere a segno.
Lo straordinario talento tecnico-tattico agonistico del giovane (23 anni) e sfrontato Barella rappresenta anche un grande regalo per il C.T. della Nazionale Roberto Mancini – che nel giocatore ha sempre creduto come essenziale – in prospettiva dei Campionati Europei rinviati al 2021 per Coronavirus..
Il successo sul Leverkusen, che ha aperto la strada alle semifinale di Europa League, ha anche ufficializzato che Antonio Conte ha ultimato positivamente il lavoro di ricostruzione dell’Inter.
Il calcio moderno pretende come elemento fondante il pressing. Senza pressing non si gestisce il possesso palla. Senza la palla le chances migliori sono dell’avversario che la fa girare prendendoti in giro.
Il pressing non riesce facilmente. Squadre in Italia che ci sono riuscite, come l’Atalanta di Gasperini, sono ascese al vertice. Per realizzarlo proficuamente necessitano cognizioni , tempo e carisma presso i giocatori.
Sarri non c’è riuscito ed ha raggiunto per il rotto della cuffia un titolo italiano da Coronavirus.
Conte, con umiltà da campione autentico, ha capito che il suo calcio tradizionale doveva cambiare stampo. Ha studiato e si è dato da fare. Ha lavorato sul pressing e sugli uomini da pressing per tutta la stagione e nel finale è riuscita a presentare un Inter in edizione riveduta e corretta.
ll pressing dell’Inter attualmente è uno dei migliori in Europa.
Utilizzando il proprio talento di campione autentico, capace di capire calcio e calciatori a prima vista , è riuscito in qualche mese a predisporre un assemblaggio di giocatori capaci di interpretare il pressing ed il gioco ad esso connesso, con ottimi risultati a secondo degli avversari.
Barella e Lukaku si esaltano in certe condizioni tattiche di gioco, Candreva e Eriksen in altre.
Ciò introduce ad un altra, terza, considerazione.
Ogni trasformazione tattico-tecnica come quella in atto nel calcio, richiede una competenza che va al da là di quella ottenuta studiando sui manuali od a scuola, prendendo buoni appunti.
È necessario possedere una particolare sensibilità nell’interpretare il gesto tecnico e capirne dove può portare.
Il campione, nel calcio e non solo, è colui che capisce le cose prima degli altri. Gioca sull’anticipo e la sorpresa.
Per lui è più semplice capire chi può fare qualcosa e chi no e scegliere la strada migliore.
Il calcio italiano ha visto uscire di scena allenatori datati e celebrati come Spalletti, Ventura e perfino Allegri. Si sono fatte avanti generazioni nuove con buon risultati. I migliori, comunque, sono quelli che hanno un passato da giocatore più nobile, perchè capiscono di più ed hanno esperienze azzurre, nazionali ed internazionali. Sanno di più.
La nazionale azzurra con Mancini alla guida è tornata grande. Lo stesso Rino Gattuso ha rifondato il Napoli che con il Barcellona ha retto magnificamente il campo. Conte sta rilanciando l’Inter.
Finalmente la Juve ha capito cosa fare per rifondare la tradizione juventina che da sempre è la piattaforma azzurra.
Andrea Agnelli ha compiuto quell’atto coraggioso che abbiamo conosciuto in questi giorni.
Affidarsi ad un grande azzurro, Campione del mondo, con carisma unico in campo e fuori dal campo. È vero Andrea Pirlo non ha mai allenato. L’anno scorso, dopo l’esperienza americana, ha preso il patentino tecnico. È stato richiamato alla Juventus per seguire l’Under 23. Avrà bisogno di un tutor abilitato per sedere in panchina. Ma, Dio Santo, sa tutto di calcio ed anche di più e possiede anche l’umiltà del vero campione per prendere esempio dai più bravi, cioè da altri Campioni che hanno scelto di offrire la propria esperienza per la crescita del loro sport.
Come non condividere la scelta della Juve? Finalmente un gesto di vero coraggio dopo tanti tentennamenti. Avrebbe magari potuto rivolgersi all’ex juventino Gasperini, mentore straordinario dell’Atalanta ma non ci sarebbe stato nulla di nuovo.
Ha preferito rinfrescare l’ambiente con un azzardo: affidare la gestione tecnica della squadra ad un suo ex grande giocatore senza esperienza specifica. Coraggiosa, giustissima, egregia mossa per rilanciare gli entusiasmi
D’altronde non sarebbe la prima volta che accade nel circo del grande calcio. È accaduto (e con successo) infatti, prima a Barcellona con Guardiola, poi con il Real Madrid, Zidane.
In questo progetto, la Juve non sarà sola. Avrà con sé, di nuovo, almeno mezza Italia ..