Spettacolo

Spettacolo – Venere In Pelliccia

Dal 15 al 25 ottobre al Teatro Lo Spazio di Roma

Inaugura la nuova stagione del Teatro Lo Spazio, dal 15 al 25 ottobre, in prima assoluta, “Venere In Pelliccia” con la regia di Gianni De Feo.
Lo spettacolo, interpretato dallo stesso De Feo con Patrizia Bellucci, traspone in scena il celebre romanzo di David Ives.
Il romanzo è il confine sottile tra realtà e finzione.
Tutto si svolge in una sala teatrale vuota, al termine di una lunga estenuante giornata di provini deludenti.

È un tardo pomeriggio piovoso.
Thomas, tormentato regista alle prese con un nuovo allestimento teatrale per il quale sta cercando disperatamente un’attrice che interpreti il raffinato ruolo di Wanda von Dunayev, si attarda tra le luci soffuse del palco.
È in procinto di uscire ma qualcosa lo trattiene.
È evidentemente inquieto, confuso, frustrato.

Sembra impossibile trovare un’interprete, giovane o anche matura, perlomeno sexy, ma così sofisticata e colta da coprire questo ruolo fortemente seducente.
Wanda von Dunayev è infatti la protagonista di un classico della letteratura erotica, “Venere in pelliccia” di Leopold von Sacher-Masoch.
Con questo romanzo dell’ottocento, si impone il termine “masochismo”.

All’esterno, il temporale avanza, quasi a invadere il vuoto della sala.
Ed ecco che dall’ingresso del teatro appare una donna, fradicia di pioggia, proprio come se fosse stata catapultata da un tuono.
È una donna piuttosto volgare e sboccata, vestita di cuoio e borchie, secondo l’immagine più iconografica e sciatta dell’erotismo.
E, strana coincidenza, si chiama Wanda, proprio come la protagonista del romanzo di Sacher- Masoch.

In principio Thomas non le presta attenzione. Non può certo essere lei l’interprete in grado di coprire un ruolo così altero ed elegante.
Costretto infine a farle il provino, ne rimane gradualmente affascinato, fino a lasciarsi sedurre dal talento sensuale e oscuro di questa misteriosa attrice/donna, venuta dalla pioggia.

La messa in scena del testo esalta il gusto gotico e noir nei dialoghi serrati, mai dilatati, dove le vicende si accavallano e si amalgamano, come un solo respiro.
Il contemporaneo si sovrappone al dialogo ottocentesco.
Il commento musicale, nel suo alternarsi tra minimalista e barocco, avviluppa il susseguirsi delle vicende in una luce vagamente onirica.

In un confine sottile tra realtà e finzione, tra innocenza e perversione, Wanda e Thomas si abbandonano gradualmente a un gioco sempre più conturbante.
Un gioco di dominazione e dipendenza, come risucchiati in un vortice inevitabile, dal quale solo uno di loro potrà uscire vincitore.
Un corpo a corpo provocante da cui Roman Polansky ha realizzato l’omonimo film.
Un film che, a tratti, ha senz’altro suggestionato alcuni segni registici di questo spettacolo.

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