Dopo 23 mesi e 15 partite, in UEFA Nations League, la Nazionale inciampa facendosi imporre uno sbiadito pareggio dalla Polonia a Danzica.
Nulla di grave, perchè lo 0-0 non pregiudica il cammino azzurro nella grazie al contemporaneo pari dell’Olanda in Bosnia.
Però rappresenta un significativo arresto nell’ascesa dell’Italia sia dal punto di vista dei risultati che, soprattutto, per quanto riguarda la validità del gioco espresso.
D’accordo, la Polonia di Lewandowski non è la Moldavia, ma non è neanche il Brasile o la Germania.
LA PARTITA
La partita non era in amichevole. Però, il passo indietro della squadra è apparso evidente in ogni senso.
Slegata ed approssimativa in ogni frangente. Tatticamente, nè carne nè pesce.
Soprattutto deludente sul piano individuale in molti suoi elementi, considerati da Roberto Mancini “I titolari”
Niente a che vedere con la “seconda squadra” vista a Firenze contro la Moldavia, una formazione ricca di gioco e di individualità.
La Nazionale di ieri sera giocava alla ‘Viva il Parroco’, così, come capitava.
Il C.T. se l’è presa con le condizioni del terreno dello stadio di Danzica. Ma non è così.
Per realizzare i palleggi ed i fraseggi da lui auspicati i giocatori devono essere disposti in modo più corto e non lontani.
Come il “possesso palla” intentato ieri sera, ha reso palese.
È mancata l’ispirazione a centro campo di Jorginho e Verratti.
È mancata soprattutto la spinta creativa sulle fasce. Florenzi completamente confuso e balbettante.
Emerson sempre pronto a farsi trovare ma poi incapace di qualsiasi iniziativa pur avendo spazio a disposizione.
Si guardava attorno per poi ridare la palla da dove era arrivata.
Evidentemente la responsabilità e l’emozione, gli hanno tarpato le ali e quindi per trequarti della partita, si è limitato a fare il suo compitino.
Per intenderci: nulla a che vedere con la prestazione fiorentina di Lazzari sulla fascia destra contro la Moldavia.
Che il problema non fosse quello delle condizioni del terreno di gioco si è capito chiaramente quando negli ultimi 10-15 minuti Mancini ha innestato gli uomini del Sassuolo.
IL CAMBIO
Con Locatelli per Jorgigno, Caputo per Bellotti, Berardi per Chiesa, la musica è totalmente cambiata dal giorno alla notte.
Hanno tonificato tutto l’ambiente, Emerson compreso.
Si sono viste iniziative diffuse, concrete. Emerson ha avuto anche a disposizione una palla gol.
Si è visto anche un pressing sugli avversari più efficace e produttivo.
Insomma un quarto d’ora di quell’Italia ben messa che Mancini andava da due anni proponendo.
LA SCELTA PER ITALIA OLANDA
Che intenzioni ha ora Mancini? Rimanere fedele ai suoi “cosiddetti titolari”?
Oppure orientarsi verso l’Italia targata Sassuolo-De Zerbi, sostenuta dal tandem laziale Acerbi-Lazzari?
C’è ragione da ritenere che vi siano pochi dubbi.
Al di là dei discorsi sulle condizione del campo. Mancini ha capito benissimo la situazione. È infatti lui che l’ha provocata e l’ha anche sperimentata.
È andato a cercare la riprova delle proprie idee, del proprio sistema.
Il tutto senza perdere la battuta del risultato che gli consente di rimanere in testa alla classifica del girone di Nations League.
Ha i suoi sistemi per mantenere alto e compatto lo spirito di gruppo evitando traumi all’interno della squadra. Rispettando le anzianità ed i prestigi.
Quel che doveva capire lo ha capito. E si tratta di una svolta notevole. La riprova si vedrà mercoledì contro l’Olanda a Bergamo, la partita decisiva sotto ogni punto di vista.
Oppure pensa al duo Locatelli-Berardi, assieme ad Immobile che può essere il terminale giusto (ed affiatato) per le costanti inziative del suo compagno laziale Lazzari?
Comunque il quadro ora è completo. Contro l’Olanda a Bergamo è l’ora della verità.