Italrugby: toccato il fondo! Cambiato il Presidente. E il CT?
Ennesima pesante sconfitta subita ieri dall’Italrugby
Roma, 14 marzo 2021 – La peggior gestione del rugby italiano ha ieri toccato il fondo con la sconfitta 7-41, subita ieri all’Olimpico di Roma, dall’Italia opposta al Galles.
Lo spettacolo deprimente offerto da uno stuolo di bravi dotati ragazzini, dato in pasto sacrificale ad un branco di rossi lupi celtici è di quelli da archiviare il più rapidamente possibile.
Puniti non tanto gli incolpevoli giocatori azzurri – mandati allo sbaraglio da un maestrino adatto soltanto ad assegnare i compiti a casa – quanto i tanti italiani appassionati da questo sport: giocatori di oggi, di ieri e dell’altro ieri (e famiglie); semplici sportivi.
Tutti sgomenti per lo spettacolo ininterrottamente imbelle offerto dall’ Italrugby da quando il sudafricano Franco Smith ha ereditato la panchina di Conor O’shea.
Una scolaresca attenta e volenterosa, di cui si intuisce il talento, ma non preparata ad entrare nel mondo dei grandi.
Prescindendo dal numero di 31 “onorevoli” sconfitte nel Torneo delle Sei Nazioni, ciò che appare senza attenuanti è la misura di queste reiterate bastonature nell’era Smith.
Nelle 4 partite disputate in questo nel corrente Sei Nazioni 2021, l’Italrugby ha incassato 151 punti, media 44,5; e ne ha messo a segno 27 punti, media 6,7.
Praticamente, l’Italia non è esistita.
La faccenda più imbarazzante non è tanto il precipizio nel quale l’Italrugby è progressivamente precipitato ma il fatto che sia stato accettato pedissequamente dalla gestione del movimento.
Quasi riguardasse qualche d’un altro.
Eppure i segnali di malconduzione tecnica erano palesi: il C.T. era arrivato a vantarsi di avere messo giù una squadra di 24,5 anni di età media.
Come fosse qualcosa di cui gloriarsi in uno sport dove, è risaputo, il fattore intelligenza (nel senso di conoscenza esperta) è fondamentale.
L’Inghilterra di Eddie Jones (padre australiano, madre giapponese) ieri ha sconfitto i “giovani e talentuosi galletti francesi” all’ultimo minuto con una squadra di “giovani trentenni”.
Due ore prima la TV mostrava il massacro di alcuni giovani rugbysti che recitavano una lezione di rapide manovre alla mano offensiva come fossero in allenamento. “A vuoto”.
Fasi che regolamente finivano con un nulla di fatto, o peggio con l’ovale consegnato ai gallesi per una agevole marcatura (sette).
Tutto pregiudicato da mosse inesperte che giocatori maturi, come i loro avversarti gallesi, non avrebbero mai commesso.
O che i leader anziani della squadra avrebbero corretto a tempo.
MOMENTI SALIENTI DELLA PARTITA
Si citano alcuni momenti semplificativi che hanno compromesso ogni ipotetica chances azzurra:
1″. Calcio d’inizio. Il ventenne Paolo Garbisi spedisce il pallone nell’area di meta gallese. Ne consegue una ripresa del gioco con mischia a centrocampo per il Galles. L’Italia perde 50 metri di territorio.
Sugli sviluppi della mischia si crea una ruck con possesso gallese. Fischetti interviene stendendosi a corpo morto sull’avversario.
Penalità gratuita evidente da parte del poderoso pilone : 3-0 per Biggar.
Per trovare nel Sei Nazioni un altro pilone di 23 anni bisognerebbe disporre di una Enciclopedia!
Altrimenti si ricorda quel fenomeno di Martin Castrogiovanni esordito in azzurro a 21 anni – Hamilton in Nuova Zelanda
Praticamente la partita non è ancora cominciata e l’Italia è già sotto per leggerezze che un esperto non avrebbe mai commesso.
5″. Passano pochi minuti ed i giovani talenti assommano errori offensivi che riportano l’Italia nel proprio campo. Una nuova penalità viene giocata dai gallesi rapidamente alla mano.
Gli azzurri, guidati dal giovane capitano Bigi non rispettano la distanza di 10 metri per intervenire. Il tallonatore-leader viene espulso. L’Italia si trova a giocare per 10 minuti in 14…. incassando due mete.
Risultato? 0-15. Si deve continuare?
Sembra che basti ed avanzi!
In realtà quello esibito dal CT Franco Smith non è il meglio del rugby italiano. È soltanto una ipotesi futura.
Fortuna, o destino vuole che mentre la Nazionale ovale allenava il Galles allo stadio Olimpico, il rugby italiano fosse chiamato a nominarsi un Presidente nuovo.
Certamente una terza rielezione di Alfredo Gavazzi non è stata aiutata dalle vicende del suo nominato CT Franco Smith.
ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA F.I.R.
Il livornese Marzio Innocenti è stato eletto con una buona maggioranza di voti – 56%, contro il 40% dell’ex azzurro Paolo Vaccari. Al Presidente uscente è rimasto solo il 3%.
Sabato prossimo 20 marzo, l’Italia chiude il Sei Nazioni ad Edinburgo contro la Scozia.
In tempi non troppo lontani, le Cornamuse venivano ripetutamente superata in casa e fuori.
Impossibile e sconsigliabile modificare gli assetti tecnici azzurri al volo, in una settimana.
Il pensiero del nuovo presidente Marzio Innocenti risulta inequivocabilmente netto e chiaro sull’argomento:
“Il CT azzurro può essere di qualsiasi paese, ma la gestione della struttura, sia tecnica che della Nazionale, deve essere italiana. E la sua individuazione non deve assorbire in eccesso il bilancio federale.”
Come dire che, Presidente l’ex capitano della Nazionale, un allenatore straniero non avrebbe mai potuto schierare nel Sei Nazioni una squadra di giovani dotati ma non navigati talenti.
Si tratta di una infornata individualmente di altissimo livello che però devono assolutamente restare nel giro azzurro.
Crescendo gradualmente, uno alla volta, accanto ai veterani.
Giovanotti come Lamaro, Garbisi, Varney, Zilocchi, Cannone, Fischetti, Trulla, non si incontrano tutti i giorni sui migliori campi di rugby… ma si lascino prima maturare…!