Roma, 5 orrobre 2021 – A 24 ore dal fischio d’inizio di Italia-Spagna, semifinale di Nations League, le due formazioni sono ancora immerse nel mistero.
Sia Roberto Mancini che Luis Enrique, non vogliono offrire all’avversario alcun vantaggio.
Evidentemente si tratta di un appuntamento della massima importanza. Evento che sa di rivincita per la vittoria azzurra della Semifinale europea di tre mesi fa.
L’unica cosa certa sono:
1. che la partita tira e che San Siro si presenta tutto esaurito con 37 mila spettatori , cioè il 50 per cento Covid disponibile;
2. che arbitrerà il russo Sergey Garasev, una garanzia.
Che a Milano e Torino scenderanno in campo la crema del calcio Mondiale – vale a dire europeo – Francia-Belgio a Torino ed Italia-Spagna a Milano.
Per quanto riguarda le formazioni, si possono avanzare soltanto congetture ed ipotesi, oltre che l’elenco degli assenti che sono tanti sia da una parte che dall’altra.
Le assenze, però, non sono sempre elementi negativi. A volte servono ai tecnici per rivedere certe situazioni e uscire dagli equivoci.
Nell’Italia di Mancini è successo svariate volte e con esiti positivi. Con la Nazionale che è andata sempre in crescita fino stabilire la striscia-record di imbattibilità di 37 partite consecutive.
Per Mancini ogni occasione è buona per aggiungere qualche buon mattone al suo inespugnabile edificio.
È evidente che la sua filosofia di gioco prevede una squadra che “giochi” non speculi.
Con giocatori il più possibile universali: undici che sappiano attaccare, 11 che sappiano difendere.
È anche noto che il campionato italiano maturi schemi di gioco dove sono previsti: una coppia centrale di difensori di scarso movimento e palleggio; 2 attaccanti (un centroavanti ed una punta mobile), specializzati per la zampata a rete.
In questa Final Four, Mancini non può disporre ne di Immobile, ne di Bellotti.
Può essere l’occasione buona per innovarsi, per cercare soluzioni più consone ad un gioco veramente moderno ed avanzato.
Non meraviglierebbe che Mancini approfittasse della splendida condizione di forma di Pellegrini per tentare il “tridente rotante”.
Cioè affiancare in attacco a palleggiatori agili e duttili (come i goleador Insigne e Chiesa), Lorenzo Pellegrini giocatore universale con il senso ed il piede da rete o da assist-rete.
Si tratta di una ipotesi per nulla peregrina, poichè il CT sa benissimo che la Spagna ha nel centrocampo il suo punto di forza.
Ai Mondiali (semifinale) è la squadra che ha fatto soffrire l’Italia di più con il suo possesso palla esasperato.
Sa il CT azzurro – senza aver bisogno di una formazione ufficiale – che Luis Enrique non può contare sui suoi due attaccanti semiclassici Morata e Moreno.
In campo, perciò, il centrocampo iberico risulterà sempre più infoltito
Sa anche che la zona arretrata azzurra è ancora interessata da due elementi anziani che possono essere poco propensi al movimento e possono essere messi in mezzo dal palleggio del centrocampo avversario.
Perciò la superiorità tecnica e tattica a centrocampo appare decisiva.
Poter affiancare ai piedi buoni e rotanti di Jorginho, Barella, Verratti, Locatelli, anche la presenza del “rotante”-goleador Lorenzo Pellegrini risolverebbe molti problemi.
Specie se Mancini riuscisse a sistemare anche i problemi degli esterni difensivi dove le garanzie sono relative.
Spinazzola non c’è. Emerson gli somiglia, ma solo dal punto di vista tattico poichè in quanto a respiro di gioco, il suo contributo appare limitato.
Con uno strapotere del centrocampo iberico, il settore difensivo azzurro dovrebbe essere assolutamente integrato.
I piedi buoni di Locatelli e Pellegrini sono in grado di intervenire da rotanti in ruoli non codificati per principio.
Se davvero Mancini volesse sostenere la anziana coppia juventina Bonucci- Chiellini (eleggendo quella più adeguata Acerbi-Bastoni) l’unica strada è lavorare anche sull’esterno di destra.
Gli ultimi impegni azzurri hanno visto buone prestazioni da parte di Di Lorenzo.
Contro questa Spagna, però, non sono sufficienti. Occorre una propensione a coprire un area più ampia in sostegno dei centrali azzurri,
Calabria – in grandi condizioni nel Milan delle meraviglie – ha le carte in regola per controllare fascia e centrocampo ed assumersi altre responsabilità.
Dunque si prospetta domani l’ipotesi di una squadra sostanzialmente nuova nella concezione e sui ruoli. Buona per il presente ed anche per il futuro.
Non tutti i mali vengono per nuocere. Altro che “squadra che vince non si tocca!”
Anche perchè la Final Four della seconda Nations League – la prima vinta dal Portogallo di Ronaldo – prevede domenica sia Grande (Milano) che Piccola Finale (Torino) .