Racconti di sport

Bruno Arcari, l’antidivo…

Compie 80 primavere il pugile italiano più forte di sempre.

Roma, 1 gennaio 2022.

Il primo dell’anno è un giorno importante <a prescindere>, per tanti motivi legati ad un buon principio a qualcosa di nuovo che ci faccia dimenticare quello che non è andato bene nell’anno appena trascorso.

Il primo gennaio del 1942, in un piccolo borgo della provincia di Frosinone, nasce uno dei più grandi pugili della boxe italiana: Bruno Arcari.

Nella categoria dei superleggeri, poi anche nei pesi welter, Arcari, dopo un ottimo percorso nei dilettanti, da professionista domina la scena per un decennio.

Nella boxe, nel percorso di un campione, conta molto il sodalizio col proprio manager e Arcari è amorevolmente seguito da Rocco Agostino, che lo accompagna per tutta la carriera.

Un binomio inscindibile paragonabile al duo Angelo Dundee-Alì o per rimanere in casa nostra a quello tra Amaduzzi e Benvenuti.

Arcari cesce esponenzialmente lavorando sodo nella palestra Mameli Pejo di Genova, città che lo ha adottato già in tenera età.

Guardia destra, molto concreto, poco incline al facile spettacolo, Arcari vive per il pugilato concedendosi lo stretto necessario al mondo della comunicazione e di conseguenza al pubblico.

La boxe, negli anni d’oro tra i ’60 e i ’70, è un palcoscenico di rilevanza mondiale per le frequentazioni del gran mondo ma soprattutto i pugili arrivano per gradi ai grandi appuntamenti.

Arcari, dopo aver dominato in Europa col capolavoro nel 1968 del titolo continentale strappato a Vienna al temutissimo Orsolics, arriva all’opportunità del mondiale a 28 anni nella sfida contro il detentore Adigue al Palazzo dello Sport di Roma.

Match tiratissimo, con Arcari che compie un autentico capolavoro nelle ultime tre riprese prevalendo ai punti con verdetto unanime.

Il titolo mondiale viene difeso per nove volte da Arcari che nel 1974 lo abbandona volontariamente per passare di categoria e chiudere poi definitivamente l’attività nel 1978.

Bruno Arcari rimane in silenzio, nella sua discrezione, rinunciando alle copertine patinate anche post-carriera.

Nella storia del nostro pugilato, più di Benvenuti, Loi, Mazzinghi, Arcari è l’unico imbattibile, a livello europeo e mondiale, con appena due sconfitte in un totale di 73 incontri.

Sconfitte, tra l’altro, maturate ad inizio carriera per l’unica debolezza che ha parzialmente condizionato la carriera di Arcari ossia la fragilità delle arcate soppracciliari.

Arcari vive il lavoro in palestra come il <suo> mondo, dove si sente maggiormente a suo agio, nel maniacale rispetto dell’avversario e di un severo codice d’onore.

Auguri dunque a Bruno Arcari, ciociaro ma ligure d’adozione, un grande italiano simbolo di coraggio e d’integrità.

 

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