Torna il campionato, restano i problemi
Intanto cominciamo a far giocare più giovani italiani e meno brocchi stranieri!
Roma, 31 marzo 2022 – Dopo la deprimente parentesi per l’eliminazione della nazionale dal Mondiale il pallone torna a rotolare sui campi del nostro “campionato così poco allenante”.
Come lo definisce da ormai molto tempo un tecnico valido e vincente come Fabio Capello, che ritira fuori questo concetto ogni volta che le nostre squadre perdono od escono dalla coppe europee.
Per indicare quanto impietoso sia il confronto tra il calcio che si fa alle nostre latitudini (ormai imprigionato nella sua stessa rete, come Donnarumma nella foto) e quello che si pratica nel resto d’Europa.
Tanto che, rispetto al nostro, è diventato più combattuto ed entusiasmante anche il campionato francese, che abbiamo sempre considerato di livello inferiore.
Il fatto è che da noi si gioca troppo e male. Con ritmi da dopolavoro ferroviario e calciatori stra-esaltati, ma di non eccelso livello.
Che, quando sono chiamati a confrontarsi con i loro colleghi di altri campionati rimediano figure barbine.
Come si può cambiare la situazione di un calcio italiano che, per dirla alla Flaiano, è “grave, ma non seria”?
Anzitutto, a nostro giudizio, vanno ridotte le squadre della Serie A da 20 a 18 (anche se 16 sarebbe pure meglio, ma questa sappiamo che è un’utopia).
Così si guadagnerebbe un mese in più da dedicare a nazionale e allenamenti, anziché a viaggi, partite e a tutto il loro corredo.
Poi, al posto di tanti, inutili, brocchi stranieri si deve dare più spazio ai giovani italiani per permettergli di crescere misurandosi nelle partite che contano.
Non solo nei campionati giovanili, dove pure gli stranieri della loro stessa età abbondano.
E i tifosi debbono tollerare gli inevitabili cali di rendimento e gli errori di gioventù dei ragazzi messi di volta in volta in campo, senza stressarli al primo sbaglio.
Facciamo un esempio concreto: Mourinho nella Roma ha fatto giocare di tanto in tanto ragazzi come Zalewski (che però è polacco), Bove e Volpato.
Con gli ultimi due che, nell’unica occasione vera che hanno avuto (contro il Verona), hanno pure fatto gol.
Ma mentre Zalewski sembra aver tolto il posto da titolare al sopravvalutato uruguaiano Vina (pagato 12/13 milioni di euro) sulla fascia sinistra, gli altri due sono tornati in panca.
Ma dopo il caso-Veretout e consorte che ha scosso la Roma negli ultimi giorni e le fantasmagoriche richieste di ingaggio del francese per il rinnovo del contratto, secondo noi Mourihno farebbe bene a promuovere Bove al posto di Veretout. Anche se solo nel ruolo di prima riserva del centrocampo (perché questo è oggi il francese).
Forse scopriremmo definitivamente di avere un giovane e bravo ragazzo italiano in più su cui contare, magari anche per la nazionale-
Al posto di un calciatore straniero e con la pancia piena del quale potremmo fare tranquillamente a meno.
E così dovrebbero cominciare a ragionare tutti i club italiani.
Per spingerli a farlo si potrebbe seguire il consiglio che un ex grande portiere della Roma e della stessa nazionale, Paolo Conti, ha dato nel corso della trasmissione “Bar Forza Lupi” di Centro Suono Sport.
“Obblighiamo le squadre a schierare almeno 5 calciatori italiani nelle loro formazioni titolari in ogni gara ufficiale di campionato o Coppa Italia” ha detto Conti.
Potrebbe essere una soluzione che non violerebbe la regola della libera circolazione dei calciatori europei nei paesi della comunità e che, se estesa anche ai settori giovanili, potrebbe portarci a vivere un nuovo rinascimento del calcio italiano.
Che da ormai molti anni è afflitto da tanti problemi. Tra i quali quello dei troppi stranieri che lo popolano e che è oggetto del nostro ragionamento odierno.
Senza contare che se le rose delle singole squadre fossero composte da più ragazzi e meno importati i club avrebbero anche meno costi di gestione.
Perché lo stipendio annuo di un giovane cresciuto in casa, fino a quando non si sarà affermato, è e sarà sempre inferiore a quello di un calciatore già fatto acquistato chissà dove.