Spettacolo

Metropolis.

Il capolavoro del cinema muto del maestro Fritz Lang.

Roma, 21 settembre 2022.

 

La ricorrenza.

Molti film sono debitori a Metropolis, diretto e sceneggiato da Fritz Lang, novantacinque anni fa l’uscita in Italia.

E’ una pellicola visionaria, muta, realizzata in Germania, che proietta a cento anni dopo il racconto della vita cittadina rispetto alla sua epoca.

Le immagini in bianco e nero, ispirate all’espressionismo tedesco, evocano gli incubi di un mondo in divenire.

Lang sviluppa la sua idea da una visita compiuta tre anni prima a New York, dove rimane incantato dagli svettanti grattacieli che fanno sembrare gli abitanti piccoli come formiche.

Insieme al suo collaboratore degli effetti visivi crea una versione esagerata di Manhattan, dominata da monorotaie attraversate da macchine enormi azionate da uomini ritenuti poco più di ingranaggi.

La struttura sociale ha una classe dominante, guidata dal dittatore Fredersen, che vive in lussuose torri mentre la classe operaia, rappresentata da Maria, vive nei bui bassifondi che si estendono nel sottosuolo.

Le due entità non si incontrano quasi mai, ma c’è una discriminante e cioè che Freder, il figlio del dittatore, vede l’operaia Maria e se ne innamora perdutamente.

Il rapporto tra Freder e Maria risveglia un qualcosa negli operai, un qualcosa che li fa pensare ad una rivolta per invertire il maldestro ordine sociale.

La riconciliazione tra le parti passa proprio da Maria e da Freder che s’impegnano nel porre le basi per un nuovo ordine sociale.

Curiosità.

Gli effetti speciali, per l’epoca, sono straordinari con movimenti geometrici delle masse che amplificano la struttura del racconto.

La città è raffigurata come un mostro malevolo incapace della minima compassione.

L’eco dell’orrore della prima guerra mondiale, di appena nove anni prima, è ancora vivo e, col senno del poi, di lì a poco i nazisti prendono il potere proponendo soluzioni totalitarie ai problemi della Germania.

Metropolis è preveggente nell’anticipare la società tedesca segregata, con una speranza che il cuore può trionfare anche quando i sogni diventano opprimenti incubi.

Protagonisti.

Più che gli interpreti, peraltro bravi in un cinema che al tempo era muto, è il regista Fritz Lang il visionario aiutato nella sceneggiatura dalla moglie Thea.

Lang con il suo film apre una traccia che negli anni successivi, con le sempre più innovative tecniche di ripresa e di effetti speciali, ci porta a capolavori come Blade Runner, Matrix e se vogliamo anche Tempi moderni di Chaplin.

Lang, viennese poi naturalizzato americano, nel corso della sua carriera spazia su varie tematiche cinematografiche.

Dai noir, ai western romantici come <Rancho Notorius> con la Dietrich, a quello che ritengo sia il suo capolavoro: l’angosciante thriller <Il mostro di Dusseldorf>, con protagonista un grande Peter Lorre.

A distanza di così tanto tempo e soprattutto con tutto quello che è stato il progresso della settima arte, Metropolis va rivisto e contestualizzato di conseguenza.

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