Operazione Gfb-Oculus – Eseguite 22 custodie cautelari – VIDEO
Applicata per la prima volta, la custodia cautelare per ‘autoriciclaggio’, delitto che è stato introdotto dal 1° gennaio 2015.
Roma, 18 marzo – Con l’operazione ‘Gfb-Oculus’, per la prima volta in Italia, viene applicata la custodia cautelare in relazione al nuovo delitto di ‘autoriciclaggio’, che è stato introdotto dal 1° gennaio 2015.
Sono 22 le persone tratte in arresto stamane dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, a vario titolo, per reati di ‘peculato, associazione a delinquere, frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, riciclaggio ed autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso’.
L’operazione racchiude due filoni investigativi, confluiti infine nella stessa indagine delegata al Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale dalla Procura della Repubblica di Roma.
Il primo ‘troncone’ denominato ‘GFB’, ha portato alla luce la gestione di un fondo di oltre 24 milioni di euro che il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva stanziato per la liquidazione coatta amministrativa di una “Gestione Fuori Bilancio” denominata “particolari e straordinarie esigenze anche di ordine pubblico della Città di Palermo” che era stata istituita nel 1988 per realizzare alcune urgenti opere di urbanizzazione in Sicilia e posta in liquidazione coatta amministrativa nel 2003. Per tale operazione, venne nominato quale Commissario Liquidatore, il commercialista romano S. N..
Gli accertamenti della Guardia di Finanza, hanno evidenziato la mancata attività di controllo che avrebbe dovuto essere esercitata da un Comitato di Sorveglianza appositamente nominato per vigilare sulla liquidazione coatta amministrativa della “Gestione Fuori Bilancio”, cui faceva parte anche M. D., sino allo scorso novembre Ispettore Generale Capo di Finanza della Ragioneria Generale dello Stato oggi in pensione. Tale omissione, aveva consentito al Commissario Liquidatore di utilizzare la somma per ragioni del tutto estranee alle finalità pubbliche, destinandola in gran parte, a suo favore o a persone fisiche o giuridiche a lui riconducibili, mediante società appositamente costituite, per un importo di circa 13 milioni di euro. Con tali soldi, erano state avviate anche attività economiche nel settore delle energie rinnovabili in provincia di Catanzaro, ove era stato realizzato un parco fotovoltaico ed un impianto di produzione di energia elettrica a biomassa. Circa 6 milioni di euro erano invece stati invece accreditati su conti correnti di società collegate a P. M. A., funzionario in servizio preso la Ragioneria Generale dello Stato, ed al fratello P. G. P., consulente finanziario, mentre sono ancora in corso ulteriori approfondimenti sui destinatari della rimanente parte dei fondi.
Oltre che per N., i due fratelli P. e M., gli arresti sono stati disposti anche per C. G., dirigente della Ragioneria Generale dello Stato in servizio quale Direttore dell’Ufficio XIV dell’Ispettorato Generale di Finanza, con competenze in materia di coordinamento delle attività di liquidazione degli enti soppressi.
Dall’operazione ‘Gestione Fuori Bilancio’, è nata “OCULUS” che ha individuato una pericolosa organizzazione criminale specializzata nella commissione, in Italia ed all’estero, di reati di frode informatica, utilizzo di carte di pagamento clonate, reimpiego di capitali di provenienza illecita, riciclaggio e, per la prima volta dalla sua introduzione nel panorama giuridico italiano, del delitto di
autoriciclaggio, peraltro aggravato dal metodo mafioso.
L’associazione era costituita da due gruppi distinti per competenze tecniche (informatiche e finanziarie), fortemente interconnessi con il costantemente collegamento di alcuni compartecipi (C. G., nato in provincia di Catania e residente a Roma, C. L., domiciliato a Nettuno, e S. M. della provincia di Napoli).
Il primo gruppo, con elevatissime capacità informatiche, aveva il compito di accedere a server di istituti di credito ed acquisire illecitamente capitali sotto forma di “moneta elettronica”, atteggiandosi a veri e propri hacker informatici, ed era costituito dai catanesi C. G. e C. G., il romano C. R. ed il cittadino rumeno B. C. M..
Il secondo gruppo, con competenze finanziarie, aveva il compito di gestire i capitali illecitamente acquisiti, trasferendoli da banca a banca ed inserendoli in circuiti finanziari apparentemente legali, per renderli successivamente disponibili a tutti i consociati secondo percentuali di remunerazione prestabilite ed era costituito dal calabrese R. P., il siciliano T. G., il milanese A. A. D. ed i torinesi Z. A., L. R. e C. M..
Tale ‘lavoro, si sviluppava sostanzialmente in tre distinti passaggi.
La prima fasecon il gruppo di hacker che accedeva abusivamente a piattaforme informatiche di primari istituti bancari e sottraeva somme di denaro mediante il loro trasferimento su carte di credito clonate ovvero su posizioni bancarie estere controllate dall’organizzazione stessa.
La seconda fase,vedeva entrare in campo fondazioni ed enti di beneficienza, appositamente creati dall’organizzazione, sui cui conti veniva inviato il denaro illecitamente acquisito a titolo di apparente donazione anonima. Tale fase “operativa”, in cui entrava in scena la componente “finanziaria” della consorteria criminale, si concretizzava nello “scarico” delle somme presenti sulle carte di credito clonate mediante l’utilizzo di appositi apparecchi POS collegati a posizioni bancarie riconducibili alle fondazioni ovvero attraverso le procedure per l’effettuazione di “donazioni” on line. Le somme acquisite mediante intrusione nei server di istituti di credito, invece, venivano direttamente trasferite sui conti correnti della fondazione di cui l’organizzazione aveva la disponibilità.
La terza ed ultima fase, infine, era concretizzata con la spartizione del ‘malloppo’ mediante l’effettivo trattenimento di una parte dei capitali ‘donati’ da parte della fondazione ricevente; la remunerazione, in termini percentuali rispetto ai capitali inviati, della componente “finanziaria” e degli altri membri dell’organizzazione intervenuti; la retrocessione della residua parte del denaro al gruppo degli hacker.
Tra le svariate operazioni realizzate dall’associazione criminale, due sono risultate particolarmente significative.
La prima si è intrecciata con le recenti vicende economiche e societarie del PARMA F.C. e del suo nuovo Presidente M. G.. In sintesi, nel corso delle indagini è emerso come il M., al fine di reperire risorse per far fronte alla situazione di deficit finanziario del PARMA, si sia rivolto ad A. A. D., il quale, coinvolgendo altri membri dell’organizzazione criminale, ha avviato in accordo con il M. una serie di tentativi di “scarico” di ingenti somme di denaro provento di frodi informatiche e giacenti su carte di pagamento frutto di clonazione nelle casse della società sportiva, quale corrispettivo per simulati acquisti di biglietti e di merchandising del PARMA o comunque a titolo di apparente sponsorizzazione.
La seconda operazione, invece, che ha riguardato il solo gruppo degli hacker, si è caratterizzata per la presenza, tra i vari attori, di soggetti contigui alla criminalità organizzata calabrese. In particolare, le attività investigative hanno permesso di accertare che, a seguito di un’incursione informatica nei server di una banca svizzera, la componente “tecnica” dell’associazione criminale ha trasferito 5 milioni di euro a favore di una società spagnola riconducibile ad un commercialista di Grosseto, T. G. A.. Tale operazione è risultata intermediata da F. M. e V. I., entrambi nativi della provincia di Reggio Calabria e con precedenti per associazione di tipo mafioso.
Proprio in tale contesto, il gruppo degli hacker ha manifestato un notevole spessore criminale. Infatti, è ripetutamente emerso che lo stesso, in occasione di alcune difficoltà che hanno determinato il mancato o ritardato pagamento delle somme pattuite, ha fatto ricorso a metodi intimidatori tipicamente mafiosi, sostanziatisi in fortissime pressioni e minacce all’indirizzo di quanti venivano considerati responsabili delle problematiche occorse.
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