Roma, 3 marzo 2023.
La ricorrenza.
Sessantacinque anni fa, oggi, esce in Italia un giallo-thriller diretto e sceneggiato dal grande Billy Wilder: Testimone d’accusa.
La storia.
Leonard Vole è accusato dell’omicidio della ricca vedova Emily French, con parecchie prove che lo inchiodano.
Sconvolto si rivolge a Sir Wilfrid Robarts, il principe degli avvocati penalisti, che è reduce da alcune settimane di degenza in seguito ad un infarto.
Sir Wilfrid è affascinato dal caso, il suo istinto lo porta ad accettare una sfida impossibile aggravata dal fatto che la vedova French ha lasciato in eredità a Leonard la somma di 80.000 sterline.
Leonard è sposato con Christine, tedesca, conosciuta sul finire del secondo conflitto e con lei rientrato in Inghilterra.
Sir Wilfred imposta la difesa con la testimonianza a favore da parte di Christine, relativa al rientro a casa di Leonard la sera del delitto allo stesso orario dell’uccisione della vedova French.
Quando però inizia il dibattimento, chiamata dai legali dell’accusa, Christine, con atteggiamento freddo e determinato, cambia versione e rivela che Leonard la sera del delitto è rientrato in casa più tardi ed in più con i vestiti sporchi di sangue.
Colpo di scena per Sir Wilfrid che tra l’altro deve schivare le morbose attenzioni di miss Plimsoll, la sua governante, intente a salvaguardarlo dagli eccessi alcoolici…
Sembra compromessa la difesa di Leonard quando una donna misteriosa, dai tratti molto marcati, contatta Sir Wilfred fornendo prove contro l’algida Christine.
Si tratta di lettere che la stessa Christine ha scritto di suo pugno al suo amante, invitandolo ad avere pazienza in attesa di sbarazzarsi del colpevole marito.
E’ una situazione inattesa e Sir Wilfrid porta il carteggio in tribunale chiamando ad una nuova deposizione Christine.
Sir Wilfrid giganteggia nell’arringa finale, con Christine che crolla e confessa i suoi subdoli comportamenti, e la giuria dichiara Leonard innocente.
Il principe dei penalisti, mai sconfitto in udienza, riceve i complimenti dai legali avversari ma qualcosa non lo persuade.
Rimasto solo nell’aula deserta ritrova Christine, alla quale manifesta profondo disprezzo per come si è comportata durante il processo.
Dopo un serrato confronto però Christine gli rivela che la donna misteriosa delle lettere, pesantemente truccata, è lei stessa.
Christine sapeva della colpevolezza di Leonard e pur di salvarlo, a costo di essere incriminata per falsa testimonianza, si è inventata quella sceneggiata.
Ecco cos’era che non persuadeva Sir Wilfrid, ma il finale riserverà un ulteriore, sconvolgente, colpo di scena…
Curiosità.
Billy Wilder confeziona una pellicola, da un racconto della regina del giallo Agatha Christie, piena di tensione, colpi di scena e ritmi serrati.
Wilder, come suo costume, alleggerisce la sceneggiatura con tratti ironici che ritroviamo nelle pieghe del processo.
Il film è anche l’apoteosi del raggiro, della menzogna, che spesso ritroviamo nelle opere di Wilder, con il capolavoro di un finale sorprendente in barba a tutte le teorie relative alla logica di ragionamento.
Protagonisti.
Sir Wilfrid è un monumentale Sir Charles Laughton, burbero, testardo, dal mirabile intuito, dotato di monocolo con cui scruta i suoi interlocutori per capire se dicono la verità.
Christine è una straordinaria Marlene Dietrich, che in virtù dell’amicizia con Wilder, ma non solo, vince la concorrenza di Ava Gardner e Rita Hayworth.
Un’interpretazione fredda, glaciale, nella prima parte del processo, ribaltata da sentimento ed intensa passione nel sorprendente finale.
Leonard è un tenebroso Tyrone Power, anche lui scelto dopo una selezione che prevedeva divi come William Holden, Jack Lemmon e Glenn Ford.
Dopo i tre protagonisti ottimi i comprimari come Elsa Lanchester, la petulante governante di Sir Wilfrid, John Williams, legale avversario, e Norma Varden, la vedova French.
Per coloro che non l’hanno ancora mai visto recuperatelo, per gli interpreti sopra citati e soprattutto per il finale…