Ricordo di Giovanni Lodetti.
Scompare un galantuomo ed un calciatore d'altri tempi.
Roma, 22 settembre 2023.
Triste giornata per il calcio italiano per la scomparsa di Giovanni Lodetti, centrocampista degli anni sessanta-settanta fortemente connotato con il Milan.
Lodetti, lodigiano del 1942, è stato un centrocampista moderno per l’epoca che aveva i suoi stereotipi nelle ferree marcature a uomo.
Mediano di fatica ma non semplice roncolatore deputato a spegnere la luce ai numero 10 avversari, perché Lodetti correva sì molto ma svariava per tutto il centrocampo.
Capacità aerobiche non comuni Lodetti trattava la palla avendo eccellenti fondamentali, se vogliamo era molto più ruvido come interditore Giovanni Trapattoni.
Si è sempre detto di Lodetti che era l’uomo che correva anche e soprattutto per Rivera, suo capitano nella grande epopea del Milan di Rocco che tanto (tutto) vinse negli anni sessanta.
Lodetti, detto Basléta che in milanese significa avere un mento piuttosto pronunciato, correva con costrutto per una formazione che, schierata oggi, farebbe inorridire gli scienziati del calcio.
Il Milan schierava due punte, Prati e Sormani o Combin, un trequartista, Rivera, un ala pura, Hamrin; da incubo per gli esagerati tatticismi odierni.
Lodetti, dicevamo, giocatore moderno per come interpretava il ruolo in maniera non rigida svariando per tutto il campo; oggi si direbbe un tuttocampista.
Fu l’atleta che in Messico, nel 1970, poco prima dell’inizio del mondiale, aveva i valori atletici migliori di tutti i ventidue azzurri e nonostante ciò visse la cocente delusione di essere rimandato in Italia.
La malattia di Anastasi fece partorire al capo struttura della delegazione azzurra la sostituzione dello stesso con due giocatori, Boninsegna e Prati, ed il conseguente sacrificio di un giocatore, Lodetti, per rimanere nel numero di 22 componenti.
Il filo-interista Mandelli, capo delegazione che sarà poi presidente di Confindustria, fece fuori un milanista chissà magari per colpire indirettamente Gianni Rivera…
Lodetti metabolizzerà la sua delusione accettando la corte, nel successivo torneo 1970/1971, di Fulvio Bernardini alla Sampdoria.
Ironia della sorte Basléta si troverà come compagno di squadra Luisito Suarez, fuoriuscito dall’Inter, con cui aveva duellato in memorabili derby meneghini e di cui era grande amico.
A Lodetti è legato anche uno degli episodi più curiosi e divertenti quando s’introdusse, abbondantemente a carriera chiusa, con molta umiltà e senza farsi riconoscere, in un gruppo di calciatori amatori che si esibivano il sabato mattina al parco Trenno.
<Ragazzi posso giocare?>, <Va bene entra, come ti chiami?>.
Lodetti risponde dicendo il nome Ceramica, che era scritto su una maglietta che indossava.
Per svariati mesi Ceramica divideva il divertimento del sabato mattina con ragazzi più giovani, che man mano aveva conquistato nonostante la differenza d’età ed un’iniziale diffidenza.
Solo parecchio tempo dopo fu smascherato da un suo amico che, transitando al parco, si rivolse ai giovanotti spiegando e raccontando loro con chi avessero giocato.
Per tornare all’infausta esperienza messicana a Lodetti fu molto vicino il capitano della Nazionale, l’interista Giacinto Facchetti.
<Giovanni qualsiasi cosa di cui hai bisogno conta pure su di me>.
Uomini e calciatori d’altri tempi…