RAI: la televisione compie 70 anni.
Una "scatola" che ha cambiato radicalmente le abitudini degli italiani.
Roma, 3 gennaio 2024.
<La RAI Radiotelevisione italiana inizia oggi il suo regolare serviziodi trasmissioni televisive>.
Questo è quello che dice Fulvia Colombo, la prima annunciatrice RAI, alle ore 11 di domenica 3 gennaio 1954, settant’anni fa.
Evoluzione visiva della radio, che nasce sotto l’egida dell’URI nel 1924, poi EIAR dal 1928 fino all’ottobre del 1944, infine RAI-Radio Audizioni Italia-, la televisione nasce sotto il segno del Capricorno che, per chi ci crede, è segno geniale, volubile e contraddittorio.
E’ una responsabilità pesante per i funzionari dell’epoca, quella di dirigere una macchina spaventosa che porterà l’Italia ad essere un’unica immensa piazza.
Qualcuno però sostiene che invece la televisione è sì una novità ma senza importanza, destinata a non aver seguito e successo.
Ad occhio e croce questo “qualcuno” non mi pare abbia fatto carriera come indovino…
Cambiano le abitudini di un popolo che faticosamente sta tirando su la testa dopo i disastri del secondo conflitto mondiale e naturalmente si susseguono pareri, dichiarazioni, sul mezzo televisivo.
Papa Pio XII da una parte sottolinea l’importanza della televisione, dall’altra prende le distanze dall’eventuale uso scorretto delle immagini televisive.
Politica, personaggi, costume, economia, cultura, sport, intrattenimento. Più spesso la RAI precede la politica e ne determina gli orientamenti. Di tutto di più.
La RAI è l’Italia, nel bene e nel male; spesso l’azienda è il grande laboratorio dove vengono sperimentate tendenze, formule, estese a tutto il paese.
La sera stessa del suo esordio prende forma “la Domenica Sportiva”, la trasmissione più antica, con il canonico orario d’inizio delle ore 23 circa che mantiene, di fatto, per più di quarant’anni.
Innumerevoli i programmi che rimangono storici e che non possiamo ricordare tutti, altrimenti il nostro pezzo diventerebbe una ”opera omnia”.
“Lascia o raddoppia”, che nasce nel novembre1955, rappresenta un fenomeno di aggregazione sociale con le persone che si radunano nei bar per seguire il sogno delle prime vincite milionarie.
Si ferma l’Italia, per quattro anni e quasi 200 trasmissioni, ogni giovedì sera, con ripercussioni verso le capienze dei teatri e cinema oltre ad impegni politici rimandati di fretta e furia, al giorno dopo, per arrivare in tempo all’inizio del programma.
E’ anche la consacrazione di un personaggio come Mike Bongiorno, grande professionista, che terrà la scena per ancora tanti decenni inventando programmi come “Rischiatutto”, “La ruota della fortuna”, “Campanile sera”.
Passano gli anni e fioriscono trasmissioni come “Il Musichiere”, del grande Mario Riva, le prime “Canzonissima”, con l’esplosione di Nino Manfredi con il suo personaggio del barista di Ceccano (fusse, che fusse la vorta bona…).
Nace il mitico “Carosello” con le pubblicità dei prodotti raccontate, come mini-film o scenette, da attori famosi sia di cinema che di teatro.
Nasce il varietà d’intrattenimento del sabato sera come “Studio Uno” e con esso il mito del Da da Umpa e delle favolose gemelle Kessler e di personaggi come i direttori d’orchestra Canfora e Gorni Kramer.
Per il pomeriggio c’è la TV dei ragazzi, col mago Zurlì, al secolo Cino Tortorella, inventore dello “Zecchino d’Oro” con a seguire il quiz per ragazzi delle scuole medie “Chissà chi lo sa” ideato da Febo Conti.
Diventano personaggi famosi padre Mariano, un frate che rispondeva alle domande più strane, o il professor Cutolo, che troveremo anche interprete di alcuni film con Alberto Sordi.
Cresce esponenzialmente anche lo sport, con sempre più impegno e mezzi tecnici riservato alle dirette, con trasmissioni che raccontano, oltre alla gara, anche il vissuto della nostra società.
E’ il caso del “Processo alla tappa”, alla fine di ogni frazione del Giro d’Italia, inventato da quel grande giornalista di Sergio Zavoli che crea la figura dell’opinionista sportivo.
Anche gli sceneggiati vengono irradiati con attori che diventano vere e proprie stelle come Alberto Lupo, il dottor Manson ne “La cittadella” di Cronin, o come Ubaldo Lay, iconico tenente Sheridan.
Pure la politica diventa a suo modo spettacolo con le varie “Tribuna politica”, dove gli italiani imparano a conoscere e ad infervorarsi per coloro che ne determinano i destini.
Abbiamo detto di Mike Bongiorno ma non possiamo dimenticare altri grandi professionisti che sono stati sulla cresta dell’onda per decenni.
Enzo Tortora, garbato conduttore di alcune edizioni della “Domenica sportiva” e poi di “Portobello”, oltre che conduttore del radiofonico “Il Gambero”.
Corrado, simpatico, sornione, alla guida di celebri edizioni di “Canzonissima” insieme all’esplosiva Raffaella Carrà ed inventore poi della dissacrante “Corrida”, dilettanti allo sbaraglio.
Pippo Baudo, già in auge negli anni sessanta col quiz pomeridiano domenicale “Settevoci”, intrattenitore di vari “Fantastico” del sabato sera e di “Domenica In”, contenitore della domenica pomeriggio.
Al pari dei sopra citati non dimentichiamo artisti come il duo Arbore-Boncompagni, le prime comparsate di Tognazzi e Vianello, poi Vianello-Mondaini, e per l’informazione capisaldi come Gianni Minà, con “Blitz” e Giovanni Minoli con “Mixer”.
Nel corso degli anni l’evoluzione dell’azienda porta la stessa a riformarsi e scindersi in tre canali, frutto di lottizzazioni sempre più invasive di carattere politico, fino ai canali tematici e satellitari dei nostri giorni.
Possiamo discutere sull’aspetto della concorrenza se ha fatto più o meno bene alla RAI, che fin da metà degli anni settanta subisce l’incedere delle televisioni private e del ciclone Berlusconi-Fininvest.
Un carrozzone? Un laboratorio politico? Un’azienda grande? La RAI, come dice lo slogan, è di tutto, di più.
Chiedo scusa se ho dimenticato qualche trasmissione e di conseguenza qualche personaggio, ma come detto ci sarebbero volute almeno una ventina di puntate e poi, anche per i più giovani, mi è sembrato più giusto rimarcare protagonisti che hanno creato e determinato un’epoca.